I RECORD del Meridione

I RECORD del Meridione

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INDUSTRIA
Nell’Esposizione Internazionale di Parigi del 1856 fu assegnato il Premio per il terzo Paese al mondo come sviluppo industriale (I in Italia);
Primo ponte sospeso in ferro in Italia (sul Fiume Garigliano);
Prima ferrovia e prima stazione in Italia (tratto Napoli-Portici);
Prima illuminazione a gas di citta’;
Primo telegrafo elettrico;
Prima rete di fari con sistema lenticolare;
La piu’ grande industria metalmeccanica in Italia, quella di Pietrarsa;
L’arsenale di Napoli aveva il primo bacino di carenaggio in muratura in Italia;
Primo telegrafo sottomarino dell’Europa continentale;
Primo esperimento di Illuminazione Elettrica in Italia a Capodimonte;
Primo Sismografo Elettromagnetico nel mondo costruito da Luigi Palmieri;
Prima Locomotiva a Vapore costruita in Italia a Pietrarsa;

ECONOMIA
Bonifica della Terra di Lavoro;
Rendita dello Stato quotata alla Borsa di Parigi al 12%;
Minor tasso di sconto (5%);
Primi assegni bancari della storia economica (polizzini sulle Fedi di Credito);
Prima Cattedra universitaria di Economia (Napoli, A. Genovesi, 1754);
Prima Borsa Merci e seconda Borsa Valori dell’Europa continentale;
Maggior numero di societa’ per azioni in Italia;
Miglior finanza pubblica in Italia; ecco lo schema al 1860 (in milioni di lire-oro):
– Regno delle Due Sicilie: 443,2
– Lombardia: 8,1
– Veneto: 12,7
– Ducato di Modena: 0,4
– Parma e Piacenza: 1,2
– Stato Pontificio: 90,6
– Regno di Sardegna: 27
– Granducato di Toscana: 84,2
Prima flotta mercantile in Italia (terza nel mondo);
Prima compagnia di navigazione del Mediterraneo;
Prima flotta italiana giunta in America e nel Pacifico;
Prima nave a vapore del Mediterraneo;
Prima istituzione del sistema pensionistico in Italia (con ritenute del 2% sugli stipendi);
Minor numero di tasse fra tutti gli Stati italiani;
La piu’ grande Industria Navale d’Italia per numero di operai (Castellammare di Stabia, 2000 operai);
La piu’ alta quotazione di rendita dei titoli di Stato (120 alla Borsa di Parigi);
Prima Nave da guerra a vapore d’Italia (pirofregata “Ercole”), varata a Castellammare;
Prima Nave da crociera in Europa (“Francesco I”);
Primo Piroscafo nel Mediterraneo per l’America (il “Sicilia”, 26 giorni impiegati);
Prima nave ad elica (“Monarca”) in Italia varata a Castellammare;
Prima città d’Italia per numero di Tipografie (113 solo a Napoli);
Primo Stato Italiano in Europa, per produzione di Guanti (700.000 dozzine di paia ogni anno);
Primo Premio Internazionale per la Produzione di Pasta (Mostra Industriale di Parigi);
Primo Premio Internazionale per la Lavorazione di Coralli (Mostra Industriale di Parigi);

GIURISPRUDENZA – ORGANIZZAZIONE MILITARE
Promulgazione del primo Codice Marittimo italiano;
Primo codice militare;
Istituzione della motivazione delle sentenze (G. Filangieri, 1774);
Istituzione dei Collegi Militari (Nunziatella);
Corpo dei Pompieri;
Prima applicazione dei principi della Scuola Positiva Penale per il recupero dei malviventi;

SOCIETA’, SCIENZA E CULTURA
Prima assegnazione di “Case Popolari” in Italia (San Leucio presso Caserta);
Primo Cimitero italiano per poveri (il “Cimitero delle 366 fosse”, nei pressi di Poggioreale);
Primo Piano Regolatore in Italia, per la Città di Napoli;
Cattedra di Psichiatria;
Cattedra di Ostetricia e osservazioni chirurgiche;
Gabinetto di Fisica del Re;
Osservatorio sismologico vesuviano (primo nel mondo), con annessa stazione metereologica;
Officina dei Papiri di Ercolano;
La piu’ alta percentuale di medici per abitante in Italia;
Più basso tasso di mortalità infantile in Italia;
Prime agenzie turistiche italiane;
Scavi archeologici di Pompei ed Ercolano;
Prima cattedra di Astronomia;
Accademia di Architettura. una delle prime e più prestigiose in Europa;
Primo intervento in Italia di Profilassi Anti-tubercolare;
Primo istituzione di assistenza sanitaria gratuita (San Leucio);
Prime agenzie turistiche italiane;
Scavi archeologici di Pompei ed Ercolano;
Primo Atlante Marittimo nel mondo (G. Antonio Rizzi Zannoni, “Atlante Marittimo delle Due Sicilie”);
Primo Museo Mineralogico del mondo;
Primo “Orto Botanico” in Italia a Napoli;
Primo Osservatorio Astronomico in Italia a Capodimonte;
Primo Centro Sismologico in Italia presso il Vesuvio;
Primo Periodico Psichiatrico italiano pubblicato presso il Reale Morotrofio di Aversa da Biagio Miraglio;
Primo tra gli Stati Italiani per numero di Orfanatrofi, Ospizi, Collegi, Conservatori e strutture di Assistenza;
Primo istituto italiano per sordomuti;
Prima Scuola di Ballo in Italia, annessa al San Carlo;
Prima Città d’Italia per numero di Teatri (Napoli);
Prima Città d’Italia per numero di Conservatori Musicali (Napoli);
Prima Città d’Italia per numero di pubblicazioni di Giornali e Riviste (Napoli);
Scuola pittorica di Posillipo (da cui uscì, fra gli altri, G. Gigante);
Le celeberrime fabbriche di ceramica e porcellana, fra cui quella di Capodimonte;
Teatro S. Carlo (il primo nel mondo), ricostruito dopo un incendio in soli 270 giorni;
Scuola musicale napoletana (Paisiello, Cimarosa, Scarlatti);
Successo mondiale (e tutt’oggi valido) della canzone napoletana;
I palazzi reali.

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Il falso mito della Germania. Divergenze in Europa: questione di prezzi o di quantità?

Il falso mito della Germania.

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Interessante analisi da EconomiaePolitica.it:

Guido Iodice
Posted: 24 Jul 2015 03:58 AM PDT

Thomas Fazi
Posted: 24 Jul 2015 02:55 AM PDT

Divergenze in Europa: questione di prezzi o di quantità?

Come è noto, tra l’entrata in vigore dell’euro e il 2008, all’interno della zona euro si sono determinati degli squilibri di partite correnti senza precedenti, che sono esplosi in coincidenza con lo scoppio della crisi finanziaria: in quegli anni alcuni paesi (Germania in primis) hanno accumulato degli enormi surplus con l’estero, mentre altri (i paesi della periferia) hanno accumulato dei deficit altrettanto grandi. Anzi, gli uni erano praticamente lo specchio degli altri.
Ovviamente la specularità dei due trend non è una coincidenza: l’avanzo commerciale della Germania nei confronti del resto dell’UE è quasi triplicato in quel periodo, e buona parte di quell’incremento è stato assorbito dai paesi del Mediterraneo. La vulgata del dopo crisi ha addossato la colpa di questi squilibri tutta sui paesi in deficit, rei di aver fatto lievitare troppo gli stipendi dei propri lavoratori – o, come spesso si sente dire, di aver “vissuto al di sopra delle loro possibilità” –, perdendo competitività nei confronti della Germania, che invece avrebbe seguito una politica lodevole e “responsabile” di compressione dei salari, guadagnando competitività nei confronti delle “cicale” della periferia. A prima vista sembrerebbe una lettura corretta degli eventi: nella prima decade dell’euro, salari nominali e costi unitari del lavoro sono effettivamente cresciuti notevolmente di più nei paesi della periferia (e in Francia) che in Germania. Ma un’analisi più attenta rivela un quadro dei “colpevoli” e delle “responsabilità” molto diverso da quello che siamo soliti sentire. In primo luogo, prima di addossare la colpa ai lavoratori, di qualunque nazionalità, è opportuno ricordare che la quota salari sul PIL è in calo da trent’anni, ed è continuata generalmente a calare in quasi tutti i paesi europei anche dopo l’introduzione dell’euro, garantendo alle imprese europee una fetta crescente del reddito prodotto (e una maggiore “competitività”).
Detto questo, nel valutare i meriti e le responsabilità dei singoli paesi, occorre guardare a chi si è comportato bene e chi no relativamente agli altri. Se prendiamo per un attimo il punto di vista dei prezzi relativi – che, come vedremo, è un punto di vista limitato – in un sistema di cambi fissi l’ideale sarebbe che il costo unitario del lavoro e il tasso di inflazione dei vari paesi tendano a convergere, prevenendo le divergenze di competitività; data la stretta correlazione tra costo unitario del lavoro e tasso inflazionistico, la maniera più semplice per favorire tale convergenza è far sì che in tutti i paesi membri il costo unitario del lavoro aumenti di pari passo con il tasso di produttività nazionale sommato all’obiettivo inflazionistico che si sono date le autorità monetarie dei paesi o dell’unione in questione, che nel caso dell’eurozona è del 2 per cento, come è noto. In altre parole, per evitare l’insorgere di divergenze in termini di competitività (e dunque di squilibri nelle bilance dei pagamenti), è importante che nei vari paesi i salari non crescano troppo – ma neanche troppo poco – rispetto all’obiettivo inflazionistico prefissato. Da questo punto di vista, è senz’altro vero che i paesi della periferia sono “andati lunghi”, nel senso che in questi paesi la crescita dei salari nominali è stata superiore alla crescita del tasso di produttività sommato all’obiettivo inflazionistico del 2 per cento – e dunque hanno vissuto per certi versi “al di sopra delle loro possibilità” –, ma è altrettanto vero che la Germania è “andata corta”, e di molto, tenendo i propri salari nominali nettamente al di sotto dell’obiettivo inflazionistico, mancando il target del 2 per cento e discostandosi dalla media europea in misura molto più significativa dei paesi della periferia.
In altre parole, chi non si è comportato bene, adottando una politica di “svalutazione interna” – o beggar- thy-neighbour (‘affama il tuo vicino’) – nei confronti degli altri paesi dell’eurozona, attraverso la compressione dei salari, è proprio la Germania. Quanto i leader politici tedeschi fossero coscienti di questo – e quanto questo esito sia stato il risultato di una strategia intenzionale – non ci è dato sapere.
Come abbiamo detto, però, il punto di vista dei prezzi e dei costi non dice molto di per sé. Le divergenze del costo del lavoro e dell’inflazione, infatti, non sono abbastanza grandi da spiegare l’indebitamento delle periferie dell’eurozona. Il fattore più importante, quello trascurato dalla maggior parte degli economisti, è che la compressione salariale tedesca ha costituito un freno ai consumi – la cui crescita si è quasi appiattita dai primi anni Duemila – e quindi alle importazioni dai paesi periferici, mentre dall’altro lato ha creato vaste eccedenze produttive, assorbite dai paesi meridionali soprattutto grazie al credito concesso dai paesi centrali dell’eurozona. Anche in base a questa considerazione, cioè alla prevalenza dei fattori legati alla domanda su quelli legati ai prezzi quale spiegazione degli squilibri interni all’eurozona, sarebbe illusorio pensare che l’uscita dall’euro e la svalutazione delle monete dei paesi meridionali siano un’opzione risolutiva, anche qualora fosse praticabile, visto peraltro che la Germania ha ancora ampi margini per comprimere i salari e la domanda interna e spiazzare l’effetto competitivo della svalutazione del cambio da parte dei paesi che dovessero tornare alle monete nazionali. L’errore che commettono i cosiddetti “no-euro” è quello di ragionare quasi esclusivamente in termini di prezzi invece che di quantità. Questo errore li porta a non comprendere, tra l’altro, come mai le svalutazioni degli ultimi anni non hanno sortito gli effetti sperati sulla bilancia commerciale di paesi anche diversissimi tra loro, dal Giappone alla Gran Bretagna [1].
Come è noto, il contenimento dei salari in Germania è in parte il risultato della celebre riforma del mercato del lavoro (detta “Hartz”) introdotta dal cancelliere social-democratico Gerhard Schröder nel 2003-05, a cui, secondo la narrazione ufficiale del “miracolo tedesco”, andrebbe il merito di aver ridotto la disoccupazione e di aver reso l’economia tedesca più “produttiva” ed “efficiente”. Trattasi però di una narrazione che ha poco a che vedere con la realtà. Lo sostiene Marcel Fratzscher, presidente di uno dei principali istituti di ricerca economica tedeschi, in un libro intitolato Die Deutschland-Illusion. Tanto per cominciare, dice Fratzscher, bisogna sfatare il mito della Germania come “locomotiva d’Europa”: a ben vedere, dal 2000 a oggi il tasso di crescita del paese è stato un misero 1,1 per cento, ponendo la Germania al tredicesimo posto tra i 19 membri dell’eurozona. È anche da notare, poi, come sia del tutto infondato il mito secondo cui i tedeschi sono più competitivi perché “lavorano di più”, così come è falso un maggiore aumento della produttività in Germania rispetto alla periferia dall’introduzione dell’euro a oggi: la crescita della produttività in Germania è stata appena superiore a quella registrata in Spagna ma nettamente inferiore a quella di Portogallo, Irlanda o Grecia. La riforma Hartz, poi, ha sì diminuito la disoccupazione ma lo ha fatto allargando enormemente il bacino dei lavoratori precari, part-time e sottopagati (alla riforma va il merito di aver introdotto i cosiddetti mini-job e midi-job), col risultato che il monte ore totale è rimasto praticamente invariato. A causa della riforma, sono anche aumentati drammaticamente i livelli di povertà nel paese, che nel 2013 hanno toccato un nuovo record storico: il 16,1 per cento della popolazione totale, il 69 per cento dei disoccupati, il 35,2 per cento dei genitori single e il 5,7 per cento dei bambini.
La “disciplina” imposta ai lavoratori tedeschi dalla riforma è uno dei fattori che ha permesso alle imprese del paese – col beneplacito dei sindacati – di “congelare” di fatto i salari reali, riducendo in maniera significativa la quota salari sul PIL (a vantaggio soprattutto delle industrie esportatrici del paese, che hanno visto aumentare i loro profitti) e comprimendo pesantemente la domanda interna, permettendo così al paese di ottenere un notevole vantaggio competitivo rispetto agli altri paesi europei.
In definitiva, è innegabile che la politica tedesca di compressione dei salari sia uno dei fattori alla base degli squilibri sviluppatisi in Europa in seguito all’introduzione dell’euro. Allo stesso tempo, ricondurre questi squilibri unicamente a una questione di competitività di costo (e in particolare di costo del lavoro) sarebbe riduttivo. È evidente che la competitività della Germania dipende anche da un insieme di altri fattori che potremmo definire qualitativi: la dimensione delle sue imprese, l’alto livello tecnologico della sua produzione, la rete infrastrutturale del paese, la difesa della propria industria dell’export, anche per mezzo di politiche industriali attive, ecc. In questo senso, da un punto di vista di competitività internazionale, i paesi periferici dell’eurozona presentavano dei ritardi strutturali riconducibili a fattori estranei al costo ben prima dell’introduzione della moneta unica. E tuttavia è altrettanto innegabile che la politica economica tedesca non sia stata “coordinata” con l’intera eurozona, come auspicano gli stessi trattati.
C’è poi un altro fattore centrale da tenere in considerazione: ossia che il boom delle esportazioni tedesche è stato reso possibile dal fatto che gli altri paesi del continente non hanno seguito la stessa politica salariale, ma hanno invece mantenuto un livello di domanda tale da poter assorbire le esportazioni tedesche (accumulando dunque un disavanzo commerciale). Questo è perfettamente normale: il surplus di certi paesi corrisponde naturalmente al deficit di altri. La competitività, in altre parole, è un concetto relativo: dipende anche dalla (relativa) prodigalità altrui. Ma c’è di più: se è vero che l’alto livello della domanda in alcuni di questi paesi era in parte il risultato di bolle speculative (soprattutto nel settore immobiliare) – il risultato di una naturale tendenza all’eccesso dei paesi periferici, da espiare per mezzo dell’austerità, secondo la lettura moralistica che i tedeschi danno della crisi –, è altrettanto vero che il settore finanziario tedesco (insieme a quello francese) ha attivamente contributo alla creazione di queste bolle.
Se da un lato i paesi che registrano un deficit della bilancia dei pagamenti – ossia che spendono più di quanto producono – devono necessariamente ricorrere a capitali esteri per finanziare i propri deficit, dall’altro i paesi che registrano un surplus – ossia che consumano e investono meno di quanto producono – non possono che accumulare attività finanziarie nei confronti dei paesi importatori, finanziando così la possibilità di quei paesi di spendere più di quanto producono e di acquistare la produzione eccedente del loro finanziatore. Questo è tanto più vero all’interno di un’unione monetaria con un alto livello di scambi interni e un cambio fisso che elimina il rischio di cambio. E infatti, tra il 2000 e il 2007, le banche dei paesi core, soprattutto Francia e Germania, hanno accumulato un’enorme esposizione nei confronti delle banche dei paesi della periferia – e nel caso della Grecia anche nei confronti del governo –, permettendo così ai consumatori di questi paesi di continuare a importare prodotti tedeschi. E dividendo progressivamente il continente in paesi creditori e paesi debitori. È quello che gli americani chiamano vendor financing: ti vendo qualcosa ma te ne finanzio l’acquisto.
Questo è un punto importante, perché evidenza un concetto di cui spesso ci si dimentica: ossia che per ogni paese (banca, individuo) che si indebita troppo, ce n’è sempre un altro che presta troppo; creditori e debitori, insomma, condividono le stesse responsabilità. Sarebbe a dire che surplus e deficit (crediti e debiti) sono sempre due facce della stessa medaglia; senza gli uni non potrebbero esistere gli altri (e vice versa). O, detto ancora più chiaramente, che “colpa” può avere un paese debitore se qualcuno gli presta denaro a buon mercato? Cosa dovrebbe fare, rifiutare l’ingresso dei capitali esteri? Sarebbe una richiesta assurda se provenisse proprio da quanti propendono per la massima libertà dei movimenti di capitali!
L’esito di questo enorme afflusso di capitale nei paesi della periferia era inevitabile; come scrive Michael Pettis, professore di finanza all’università di Pechino: «La storia dimostra che afflussi di capitale di queste entità sono sempre accompagnati da bolle speculative e crisi finanziarie»[2]. Così come era inevitabile che questi afflussi di capitale peggiorassero la bilancia dei pagamenti dei paesi della periferia, a vantaggio della bilancia commerciale tedesca, soprattutto se consideriamo che queste dinamiche centro-periferia tendono ad essere auto-rinforzanti: maggiori i surplus del paese esportatore, maggiori i capitali che quel paese avrà da “riciclare” nei paesi in deficit, che continueranno quindi ad acquistare sempre più prodotti dal paese in surplus, e così via, in una spirale molto difficile da spezzare in assenza di un intervento politico o di uno shock esterno (come la crisi finanziaria del 2008, appunto).
Da questo si evince quanto sia fallace l’idea che il “modello tedesco” possa rappresentare un esempio per l’eurozona o per l’Europa nel suo complesso. Eppure uno degli scopi delle misure di austerità imposte ai paesi della periferia in questi anni – che non hanno agito solo sul fronte della domanda pubblica per mezzo di tagli alla spesa statale ma anche sul fronte della domanda privata per mezzo di politiche di flessibilizzazione del lavoro e compressione dei salari reali – è stato proprio quello di imporre a tutta l’Unione, e in particolare all’eurozona, un modello strettamente neomercantilista in cui la crescita è trainata in primo luogo dalle esportazioni (sulla base, appunto, del modello tedesco).
[1] Questa rivista ho sviluppato un ampio dibattito sul tema dell’uscita dall’euro, a cominciare da uno studio di Realfonzo e Viscione sugli effetti che essa comporterebbe alla luce delle esperienze recenti di abbandoni di accordi di cambio seguiti da ampie svalutazioni (ndr).
[2] Michael Pettis, “Syriza and the French Indemnity of 1871-73”, Carnegie Endowment for International Peace, 4 febbraio 2015.

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Roach Motel Trappola per Insetti. Ecco l’Europa

Roach Motel (Trappola per Insetti)Ecco l’Europa

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Così abbiamo imparato che l’euro è un Roach Motel – una volta che entri, non si può mai uscire. E una volta dentro si è alla mercé di coloro che possono dominare il vostro finanziamento e far fallire il sistema bancario a meno che non rigate dritto.

Io e molti altri hanno avuto molto da dire circa la politica di questa realtà. Ma lasciatemi dire una parola sulle implicazioni economiche per l’area dell’euro nel suo complesso – che sono fondamentalmente che l’Europa ha creato un sistema che tratta paesi in avanzo e disavanzo in modo asimmetrico, ancor più che il gold standard classico, e conduce a una grave distorsione deflazionistica .

Questo vale sia per le questioni fiscali e problemi di bilancia dei pagamenti . I debitori sono costretti ad una austerità draconiana, mentre i creditori non affrontano alcuna pressione per reflazionare; la crisi economica, che dovrebbe essere soddisfatta e combattuta con la politica espansiva, conduce invece alla contrazione a causa di questa asimmetria. Nel frattempo, i paesi che si ritrovano sopravvalutati sono costretti a sgonfiarsi in uno sforzo per recuperare competitività, mentre le contee sottovalutate non affrontano alcuna pressione per dare una mano con un tasso di inflazione più elevato – quindi a volte di grande disallineamento, quando l’inflazione moderata può aiutare, l’effetto complessivo è in calo l’inflazione e forse anche la deflazione.

E stiamo parlando di enormi costi qui. Guardate la curva  di Phillips che ho stimato per la Grecia un paio di giorni fa, mostrato nel grafico.
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Suggerisce che ci vogliono circa 4 punti-anni di gap per ridurre i prezzi rispetto ai valori basali di 1 punto percentuale. Quindi supponiamo che tu sei il 25 per cento sopravvalutato, e ottenere nessun aiuto da l’aumento dell’inflazione nel nucleo. Poi “svalutazione interna” richiede sacrificare circa il 100 per cento del Pil di un anno. Ripetiamo che: dato che noi oggi conosciamo le regole del gioco, paesi come sopravvalutato come gran parte della periferia europea è diventato grazie al boom dei prestiti dovrebbero sacrificare produzione economica di un intero anno, come parte di un processo di battere prezzi e salari giù.

Ora più che mai, l’euro si presenta come una terribile idea (Kruman)

____________________________

L’Unione europea è una splendida idea e l’euro potrebbe ancora essere un valido modo di semplificare, facilitare e integrare il commercio.
Il problema è che i governi europei e gran parte del resto del mondo sono diventati gli strumenti politici egoistici dei singoli proprietari di aziende, finanziarie e ricchi che hanno a cuore solo la propria ricchezza e potere.
Questi predatori rapaci vedono i mercati e le linee di fondo, non le persone.
Si lanciano in ogni opportunità di profitto, anche se ciò significa prendere dagli altri il loro sostentamento, educazioni, o anche la loro vita attraverso guerre che non avvantaggiano nessuno, ma la difesa degli appaltatori.
Merkel, Cameron, Olanda, l’intero partito repubblicano americano e molti dei Democratici  lavorano per i pirati che stanno distruggendo la visione di un mondo pacifico e prospero. A loro non importa l’Europa.
La loro macchina di propaganda funziona straordinariamente per dare la colpa alle vittime dei  crimini di questi
pirati. Sono persone cattive. Sono i nuovi fascisti.

“La prima verità è che la libertà di una democrazia non è sicura se il popolo tollera la crescita del potere privato a un punto in cui diventa più forte del loro stato democratico stesso che, nella sua essenza, è il fascismo -. Titolarità del governo da parte di un individuo, da un gruppo o da qualsiasi altro potere privato di controllo.

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Sincronicità e configurazioni EEG

Sincronicità e configurazioni EEG

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 Una serie di esperimenti ha dimostrato un aumento di sincronicità tra l’emisfero destro e sinistro del cervello, quando una coppia di soggetti tenta di sentire la presenza l’uno dell’altro. Gli sperimentatori hanno anche registrato un aumento di somiglianza delle configurazioni EEG (elettroencefalografiche), tra coppie di persone in “comunicazione empatica” (dal greco sentire dentro, insieme), durante il corso di una sessione sperimentale. Si è trovata una somiglianza tra gli EEG dei partner, anche quando, prima dell’esperimento, non si erano né incontrati, né avevano avuto alcuna forma di comunicazione tra loro.

Sono state studiate tredici coppie e quattro gruppi formati di tre persone ognuno. I gruppi di tre persone, hanno mostrato un effetto più debole rispetto alle coppie. Normalmente l’emisfero destro e quello sinistro del cervello sono, in qualche modo, indipendenti nella loro attività elettrica. Un’attività sincronica, in cui i due tracciati EEG sono più somiglianti, è stata finora sperimentalmente associata con stati di meditazione, di creatività, di focalizzazione inconsueta o nei processi di guarigione.

Un altro dato di estremo interesse che è emerso dalla sperimentazione, è che il soggetto più “sincronico” catalizza gli altri. Il soggetto con la concordanza EEG più alta, è quello che influenza maggiormente gli EEG degli altri partecipanti. In alte parole, l’EEG di individui con meno sincronia tra gli emisferi, verrebbe gradualmente a rassomigliare all’EEG della persona, nella quale i due emisferi sono, già in partenza, più simili. I “campi neuronali” possono perciò interagire e cambiarsi a vicenda. La sincronicità tra emisferi crea una sorta di “campo mentale di informazioni”, con maggiore potere di comunicazione e quindi più influente, come una sorta di stazione radio emittente, con una frequenza d’onda più coerente.

La legge dell’unità di Paul Kammerer:

“Onnipresente e continua nella vita, nella natura e nel cosmo. E’ il cordone ombelicale che connette pensiero, sentimenti, scienza e arte al grembo dell’universo che li ha partoriti”. (Paul Kammerer)

Sii qui. Questo è il momento presente, tu stai leggendo ciò che è scritto… ma chi sei? Fermati un istante e sentiti… sei un tutt’uno, miliardi di atomi si muovono… e tu sei parte integrante di un’immensa esistenza… questa è la dimensione della sincronicità.

La sincronicità rappresenta una delle colonne più importanti del paradigma olistico. Quando la si comprende, sembra di averla sempre conosciuta e di non poterne più fare a meno. Quanti eventi, importanti o meno, nella nostra vita sono accaduti per quello strano caso, per quella particolare coincidenza fortuita: incontri, sogni, dejà-vu, premonizioni, ecc. Qualsiasi ordine di eventi implicitamente significativo, che accade senza apparente causa o programmazione, rientra nel vasto fenomeno chiamato sincronicità, la silenziosa legge dell’unità e della co-evoluzione.

È la logica che sottostà alla “legge dei simili”, alla “legge del karma” e del destino. È la legge polare che bilancia il principio di causa-effetto. Agisce là dove la mente razionale, con la sua limitata conoscenza, non può giungere, nei fenomeni che la mente non comprende e che, con superba ignoranza, stabilisce essere dovuti al caso.

Per la scienza ufficiale, la nascita della vita sul nostro pianeta e la sua progressiva evoluzione in complessità, è dovuta al caso! Ma se il “caso” ha portato a questa vita e alla nostra coscienza, allora conviene rivalutarlo, e considerarlo una delle forze più potenti e intelligenti del nostro universo. La legge che unisce le cose simili è al centro del processo di unione e co-evoluzione. È la forza che porta miliardi di atomi a ritrovare una loro unità, formando una cellula… o la forza di miliardi di cellule, quando si sincronizzano nelle loro comunicazioni e informazioni, creando un animale multicellulare.

Wolfgang Pauli e la scoperta della sincronicità nella fisica quantistica:

Il concetto moderno di sincronicità, nasce dall’incontro di un Premio Nobel per la fisica, “Wolfgang Pauli”, con uno dei padri della “psicologia del profondo”, ovvero “Carl Gustav Jung”. Pauli sostiene che a livello di fisica quantistica, la realtà è coinvolta in una “danza astratta” senza alcuna causa materiale. Egli contribuisce alla comprensione delle leggi armoniche della realtà, con la scoperta di una struttura astratta che si nasconde dietro la superficie della materia atomica, e determina il suo comportamento in maniera non-causale. È così creato il presupposto sperimentale alla legge di sincronicità, sul piano della fisica quantistica.

Pauli, nonostante il suo profondo interesse per la scienza, cadde, ad un certo punto della sua vita, in un grave stato di disordine psichico. Nel 1928, parallelamente alle sue grandi scoperte nel mondo razionale della fisica quantistica, la sua vita psicologica venne gravata dal suicidio della madre, a cui seguì un disastroso matrimonio con una cantante di cabaret, che lo abbandonò poche settimane dopo. Alcool e depressione accompagnarono un crollo nervoso, che lo portò ad aver bisogno di cure e ad incontrare Jung, che gli fu di grande aiuto, riportandolo ad uno stato di equilibrio. Da quel momento, i due iniziarono e portarono avanti un proficuo sodalizio.

Nel 1952, i due studiosi pubblicarono insieme “L’interpretazione e la natura della psiche” che conteneva due saggi, uno di Pauli sull’influenza degli archetipi nella teoria di Keplero e l’altro di Jung sulla natura della sincronicità. In questo saggio Jung descrive la sincronicità come “la coincidenza nel tempo, di due o più eventi, causalmente non correlati, anche se legati dallo stesso o simile significato” o come “parallelismo acausale” o anche come “atto creativo”.

Su suggerimento di Pauli, Jung produsse un diagramma, in cui la sincronicità bilanciava la causalità, così come il tempo bilancia lo spazio. Il fisico suggerì che si enfatizzassero le differenze e le similitudini di sincronicità e causalità e che si introducesse il concetto di “significato”. Così facendo, Pauli suggeriva una via attraverso la quale, l’approccio obiettivo della scienza e della fisica (basata sulla connessione attraverso effetti), potesse essere integrato con valori più soggettivi (connessione attraverso equivalenza o significato).

L’intera nozione di “significato” è di fatto il cuore stesso della sincronicità: l’essenza di un evento sincronico è proprio il significato che esso ha per colui che lo sperimenta. La sincronicità agisce come specchio dei processi interiori, creando forti paralleli tra eventi esteriori e interiori, una similitudine delle informazioni e delle coscienze. Pauli credeva che la sincronicità potesse rendere possibile il dialogo tra fisica e psicologia, facendo entrare il soggettivo nella fisica e l’oggettivo nella psicologia. Fisica e psicologia, qui, valgono come materia e coscienza, come scienza e sacralità. Secondo Pauli era necessaria questa visione globale, per poter comprendere gli aspetti soggettivi e oggettivi come manifestazioni implicite di uno stesso fenomeno.

 

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Reddito di Cittadinanza. Il disegno di Legge proposto da M5S

Reddito di Cittadinanza

Il disegno di Legge proposto da M5S

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L’efficienza del mercato del lavoro, valutata in termini di maggiore tasso di occupazione, e minore disoccupazione, è propria di quei paesi in cui il welfare è più sviluppato ed è presente uno strumento di reddito minimo/cittadinanza.  Ecco il testo della proposta M5S, ricordando che anche le coperture sono indicate  e che le accuse di incostituzionalità sono infondate ed ignoranti.

Accesso per utenti iscritti
   

 

https://www.thesolver.it/pdf/redditocittadinanza.pdf

 

 

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Lettera aperta in solidarietà al popolo greco

Lettera aperta in solidarietà al popolo greco

Επιστολή αλληλεγγύης στον ελληνικό λαό

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29 giugno 2015,

Un saluto alla popolazione greca tutta e, in particolar modo, alle nostre colleghe e ai nostri colleghi del mondo dell’istruzione, dell’università e della ricerca.

Chi vi scrive lo fa a poche centinaia di chilometri da dove vi trovate: eppure, se misurata col metro della consapevolezza e della preoccupazione per il futuro, anche questa breve distanza sembra sparire. E lo fa in giorni in cui ci ritroviamo, su quest’altra sponda del Mare Mediterraneo, a osservare con attenzione e apprensione le vicende che si susseguono nel vostro paese e intorno a esso.

Siamo studiose e studiosi, ricercatori e ricercatrici, docenti e scienziati degli atenei italiani. Alcuni tra noi si occupano di scienze umane e storiche, altri di scienze sociali, altri ancora di scienze matematiche, fisiche e naturali. Eppure ciascuno di noi condivide una forte riconoscenza nei confronti della cultura greca e della sua storia. Come potremmo altrimenti? È stata la Grecia la vera culla del pensiero occidentale, il crocevia di esperienze che ha generato per prima lo spirito dell’amore per la conoscenza, in ogni ambito del sapere. Tutte e tutti sappiamo perfettamente quanto la cultura e il pensiero greco abbiano contribuito a quell’originaria, vera spinta verso l’unità e la fratellanza degli esseri umani in questa parte del mondo. Tutti sappiamo che essa è la nostra radice, ben prima – e ben più – di ogni mito o ideologia che di volta in volta si è voluta fondativa per l’Europa.

Soprattutto, ognuno di noi condivide una seria preoccupazione per gli eventi che si stanno avvicendando in questi giorni, così come un profondo sdegno per il ricatto che vi è stato imposto dalla tecnocrazia dell’austerity, che ha ormai svelato il vero obiettivo della sua ferocia: quello di imporre un unico, fallimentare modello economico basato sull’annientamento della dignità umana.

Per questi motivi non possiamo non supportare il popolo greco in questa pagina difficile della sua storia. Siamo consapevoli che l’esito del referendum del 5 luglio prossimo, se come ci auguriamo si affermerà la vittoria del “NO”, porterà a un clima di confusione che si cercherà di strumentalizzare per far chinare il capo alle cittadine e ai cittadini greci. Per questo motivo ci impegniamo da subito, con questa lettera, a offrirvi la nostra solidarietà: non solo morale, ma anche nella forma di atti concreti. Ciò che mettiamo nero su bianco con queste parole è l’impegno, a titolo individuale e collettivo, a sostenervi e cooperare con voi per la ricostruzione della Grecia e la costruzione di un nuovo modello sociale, economico e politico, che attraversi e coinvolga anche quello snodo cruciale che è il mondo della conoscenza, in cui tutte e tutti noi lavoriamo.

Ci auguriamo che il popolo greco faccia la sua scelta in piena autonomia e dignità, mentre la solidarietà internazionale nei suoi confronti si rafforza e continua. Sappiamo che il mondo si sta indignando e mobilitando perché la Grecia possa dimostrare che un’Europa diversa – un mondo diverso – è davvero realizzabile, rifiutando l’aut-aut tra schiavitù al mercato o barbarie. Vogliamo esprimere a ciascuno di voi, e in particolare alle nostre colleghe e ai nostri colleghi, il nostro totale sostegno. Un ultimo appunto. Non troverete al termine di questa lettera il solito elenco di sole firme “prestigiose”: d’altronde, non è intenzione di chi vi scrive proporre la consueta dichiarazione di intenti, l’ennesima vetrina intellettuale destinata a lasciare il tempo che ha trovato. Perché la nostra vuole essere una promessa di solidarietà fattuale e incisiva, prologo a tempi nuovi e animati da uno spirito differente. Lo spirito di una nuova solidarietà tra i popoli dell’Europa e del Mediterraneo, in grado soprattutto, di costruire un sapere e un mondo nuovo, più giusto, più solidale, più libero.

Un enorme grazie a tutte e a tutti voi.

Επιστολή αλληλεγγύης στον ελληνικό λαό

[Μερικές μεταφράσεις της επιστολής είναι διαθέσιμες στα ιταλικά και γαλλικά / να υπογράψει την επιστολή, παρακαλώ γράψτε ricercaperlagrecia@gmail.com ]

29 Ιουνίου του 2015

Ένα χαιρετισμό σε όλο τον ελληνικό λαό και, ιδιαίτερα, στις συναδέλφους και στους συναδέλφους μας στον τομέα της εκπαίδευσης, των πανεπιστημίων και της έρευνας. Οι υπογράφοντες ζούν μερικές εκατοντάδες χιλιόμετρα από εκεί που ζεἰτε εσείς, και όμως, αν την μετρἠσουμε με το μέτρο της ευαισθητοποίησης και της ανησυχίας για το μέλλον, ακόμα και αυτή η μικρή απόσταση φαίνεται να εξαφανίζεται. Και αυτό συμβαίνει στις ημέρες μας, σ´αυτήν την άλλη πλευρά της Μεσογείου, ενώ παρατηρούμε με προσοχή και ανησυχία τα όσα συμβαίνουν στη χώρα σας και γύρω από αυτήν.

Είμαστε μελετητές και επιστήμονες, ερευνητές και ερευνήτριες, καθηγητές των ιταλικών πανεπιστημίων. Μερικοί από εμάς ασχολούνται με την φιλολογία και την ιστορία, άλλοι με τις κοινωνικές επιστήμες και άλλοι με τα μαθηματικά, τη φυσική τη βιολογία. Ωστόσο, ο καθένας μας μοιράζεται μια ισχυρή αναγνώριση προς τον ελληνικό πολιτισμό και την ιστορία του. Πώς αλλιώς μπορούμε να κάνουμε; Η Ελλάδα ήταν το αληθινό λίκνο της δυτικής σκέψης, το σταυροδρόμι των εμπειριών που δημιούργησαν για πρώτη φορά το πνεύμα της αγάπης για τη γνώση, σε κάθε τομέα της. Όλες και όλοι μας γνωρίζουμε πολύ καλά το πόσο η ελληνική κουλτούρα και η σκέψη έχουν συμβάλει σ ‘αυτή την αρχική, την πραγματική ώθηση προς την ενότητα και την αδελφοσύνη των ανθρώπων σε αυτό το μέρος του κόσμου. Όλοι μας γνωρίζουμε ότι αυτές είναι οι ρίζες μας, πολύ πριν – και πιο πολύ – απο κάθε μύθο ή ιδεολογία που θεωρήθηκαν θεμελιακοί για την Ευρώπη.

Πάνω απ ‘όλα, ο καθένας από εμάς μοιράζεται μια βαθιά ανησυχία για τα γεγονότα που εναλλάσσονται σε αυτές τις ημέρες, καθώς και μια βαθιά περιφρόνηση για τον εκβιασμό που έχει επιβληθεί από την τεχνοκρατία της λιτότητας, η οποία πια αποκάλυψε σήμερα τον αληθινό στόχο της αγριότητας της: να επιβάλει ένα ενιαίο, αποτυχημένο οικονομικό μοντέλο, βασισμένο στη συντριβή της ανθρώπινης αξιοπρέπειας. Για τους λόγους αυτούς, δεν μπορούμε να μην στηρίξουμε τον ελληνικό λαό σε αυτή τη δύσκολη σελίδα της ιστορίας του. Γνωρίζουμε ότι το αποτέλεσμα του δημοψηφίσματος στις 5 Ιουλίου, αν όπως ελπίζουμε θα επιβεβαιώσει τη νίκη του «ΟΧΙ», θα οδηγήσει σε ένα κλίμα σύγχυσης που θα προσπαθήσουν να εκμεταλλευτούν μερικοί για να υποχρεώσουν τις ελληνίδες και τους έλληνες πολίτες να σκύψουν το κεφάλι τους. Για το λόγο αυτό, δεσμευόμαστε από τώρα, με την επιστολή μας αυτή, να προσφέρουμε την αλληλεγγύη μας: όχι μόνο ηθική, αλλά και με τη μορφή συγκεκριμένης δράσης. Αυτά που βάζουμε στο χαρτί με αυτές τις λέξεις είναι η δέσμευση, ατομικά και συλλογικά, να σας υποστηρίξουμε και να συνεργαστούμε μαζί σας για την ανοικοδόμηση της Ελλάδα και την οικοδόμηση ενός νέου κοινωνικού, οικονομικού και πολιτικού προτύπου, που θα διασχίζει, αλλά και θα περικλείει τον κόσμο της γνώσης, στον οποίον όλες και όλοι μας εργαζόμαστε.

Ελπίζουμε ότι ο ελληνικός λαός θα αντιμετωπίσει την επιλογή του με πλήρη αυτονομία και αξιοπρέπεια, έχοντας υπ´όψιν του ότι η διεθνής αλληλεγγύη προς αυτόν ενισχύεται συνεχώς. Γνωρίζουμε ότι ο κόσμος είναι αγανακτισμένος και κινητοποιείται, γιατί η Ελλάδα μπορεί να αποδείξει ότι μια διαφορετική Ευρώπη – ένας διαφορετικός κόσμος – είναι πραγματικά εφικτοί στόχοι, απορρίπτοντας το τελεσίγραφο υποταγή-δουλεία στις αγορές ή βαρβαρότητα και αναρχία. Θέλουμε να εκφράσουμε στον καθένα από εσάς, και κυρίως στους και στις συναδέλφους μας, την πλήρη υποστήριξή μας. Μια τελευταία σημείωση. Δεν θα βρείτε στο τέλος της παρούσας επιστολής, τη συνήθη λίστα των διάσημων υπογραφών: δεν είναι πρόθεση των υπογραφόντων να προτείνουν μια συνήθη δήλωση προθέσεων, μια ακόμη πνευματική βιτρίνα χωρίς αντίκρυσμα. Η δικιά μας είναι μια υπόσχεση πραγματικής αλληλεγγύης, πρόλογος στη νέα εποχή και εμψυχώνεται από ένα διαφορετικό πνεύμα. Το πνεύμα μιας νέας αλληλεγγύης μεταξύ των λαών της Ευρώπης και της Μεσογείου, που θα είναι σε θέση να οικοδομήσει μια νέα γνώση και ένα καινούριο κόσμο, πιο δίκαιο, με περισσότερη αλληλεγγύη, πιο ελεύθερο. Ένα τεράστιο ευχαριστώ σε όλους και σε όλους εσάς.

Ζήτω η Ελλάδα!

Viva la Grecia!

Firmatari:

Fabrizio Rufo (Sapienza Università di Roma)

Carmela Morabito (Tor Vergata Università di Roma)

Mattia Della Rocca (Università di Pisa)

Sara Campanella (Sapienza Università di Roma)

Tiziana Sampietro (Fondazione Toscana Gabriele Monasterio – CNR, Pisa)

Enrico Campo (Università di Pisa)

Matteo Bianchi (Università degli Studi di Bergamo)

Anatole Pierre Fuksas (Università di Cassino)

Luca Ciccarese (Università di Pisa)

Giulia Frezza (Sapienza Università di Roma)

Alessandro Camiz (Sapienza Università di Roma)

Alfredo Coppa (Sapienza Università di Roma)

Silvia Martinelli (Max Planck Institute, Monaco)

Luciano Debiase (Sapienza Università di Roma)

Maria Teresa Fiorillo (Sapienza Università di Roma)

Marco Capocasa (Sapienza Università di Roma)

Martina Volpe (Sapienza Università di Roma)

Marco Oliverio (Sapienza Università di Roma)

Maria Enrica Danubio (Università degli Studi dell’Aquila)

Emore Paoli (Tor Vergata Università di Roma)

Francesca Ortu (Sapienza Università di Roma)

Filippo Terrasi (Seconda Università degli Studi di Napoli)

Marco Ramazzotti (Sapienza Università di Roma)

Alba Finocchiaro (Sapienza Università di Roma)

Carlo Baghetti (Université d’Aix-Marseille – Sapienza Università di Roma)

Simona Foà (Tor Vergata Università di Roma)

Viola Sansoni (Ludwig-Maximilians-Universität, Monaco)

Alessandro Bruccoleri (Sapienza Università di Roma)

Angela Spinelli (Tor Vergata Università di Roma)

Anna Painelli (Università di Parma)

Pietro Greco (Città della Scienza, Napoli)

Sergio De Iasio (Università di Parma)

Claude Albore Livadie (CNRS – Centre Camille Jullian, Aix-en-Provence)

Mariagabriella Pugliese (Università degli Studi di Napoli Federico II)

Fabio Di Vincenzo (Sapienza Università di Roma)

Mariella Flores (Università di Torino)

Giulio Starita (Seconda Università degli Studi di Napoli)

Federico Di Traglia (Università di Firenze – University of Bristol)

Anna Romani (Università di Pisa)

Angelo Piga (ICFO-The Institute of Photonic Sciences, Barcelona)

Lorenzo Fratino (Royal Holloway University of London)

Stefano Biagioni (Sapienza Università di Roma)

Renata Schiavo (University of Leiden)

Imma Iovinella (Università di Firenze)

Caterina Botti (Sapienza Università di Roma)

Rosanna Bonasia (Instituto Politécnico Nacional, Ciudad de México)

Cristina Padolecchia (Università di Genova)

Michele Mancarella (Université Paris Saclay – Université Paris Sud)

Dario Minervini (Università degli Studi di Napoli Federico II)

Alfonso Maurizio Iacono (Università di Pisa)

Agostino Carbone (Università degli Studi di Napoli Federico II)

Alberto Cappi  (INAF-Osservatorio Astronomico di Bologna)

Mattia Iunco (Universität Tübingen)

Vanda Bouché (Sapienza Università di Roma)

Andrea Cerroni (Università Milano-Bicocca)

Daniela Palma (ENEA, Roma)

Marco Sbardella (Università di Firenze)

Francesco Mercuri (Università di Bologna)

Mario Tiberi (Sapienza Università di Roma)

Luca Tanteri (Università di Firenze)

Francesco Verde (Sapienza Università di Roma)

Flaminia Sacca’ (Università degli Studi della Tuscia)

Stefania Tuzi (Sapienza Università di Roma)

Giusto Traina (Université Paris-Sorbonne- Institut Universitaire de France)

Eleonora Cavallini (Università di Bologna)

Francesco Mari (Université de Strasbourg)

Francesca Gazzano (Università di Genova)

Daniele Salvoldi (Freie Universität Berlin)

Alessandro Porchetta (Tor Vergata Università di Roma)

Marco Isopi (Sapienza Università di Roma)

Omar Coloru (ArScAn-HAROC Université de Paris-Ouest Nanterre La Défense)

Daniele Solvi (Seconda Università degli Studi di Napoli)

Francesco A.N. Palmieri (Seconda Università degli Studi di Napoli)

Petra Bernitsa (Sapienza Università di Roma)

Giovanni Balcet (Maison des Sciences de l’Homme, Paris – Università di Torino)

Ivan Davoli (Tor Vergata Università di Roma)

Leonardo Bargigli (Università di Firenze)

Manlio Maggi (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, Roma)

Valerio Casadio (Tor Vergata Università di Roma)

Marco Milanese (Università degli Studi di Sassari)

Roberta Spadaccini (Università degli Studi del Sannio)

Cristina Viano (CNRS, Université Paris-Sorbonne)

Carlo Natali (Università Ca’ Foscari Venezia)

Francesca Alice Vianello (Università di Padova)

Andrea Starbini (Sapienza Università di Roma)

Nicola Ciccoli (Università di Perugia)

Umberto Roberto (Università Europea di Roma)

Arianna Bagarini (Università degli Studi di Ferrara)

Maria Letizia Verola (Liceo Scientifico Ulisse Dini, Pisa)

Giuseppe Paternostro (Università degli Studi di Palermo)

Giacomo Raccis (Università di Bergamo)

Stefano Carlesi (Scuola Superiore Sant’Anna, Pisa)

Roberto Palaia (Istituto per il Lessico Intellettuale Europeo e Storia delle Idee, CNR – Roma)

Giorgio Manzi (Sapienza Università di Roma)

Immacolata Eramo (Università degli Studi di Bari Aldo Moro)

Corrado Petrocelli (Università degli Studi di Bari Aldo Moro – Università di San Marino)

Roberto Lo Presti (Humboldt-Universität, Berlin)

Francesco Gori (Università di Palermo)

Martina Petralli (Università di Firenze)

Francesco Biagi (Università di Pisa)

Alessandra Casamassima (Biblioteca del Senato della Repubblica, Roma)

Gioacchino Micheli (Istituto di Biologia e Patologia Molecolari, CNR – Pisa)

Carmela Roscino (Università degli Studi di Bari Aldo Moro)

Ida Oggiano (Istituto di Studi sul Mediterraneo Antico – CNR, Roma)

Rossella Caruso (Istituto Superiore per le Industrie Artistiche, Roma)

Luca Nivarra (Università degli Studi di Palermo)

Fausto Gozzi (LUISS Guido Carli, Roma)

Alessandro Angelucci (Università Gabriele d’Annunzio, Chieti-Pescara)

Giancarlo Poiana (Sapienza Università di Roma)

Antonio Caputo (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, Roma)

Maria Rosaria Marella (Università di Perugia)

Caterina Peroni (Università di Padova)

Luigi Punzo (Università di Cassino)

Cristina Sissa (Università di Parma)

Marcella Tambuscio (Università di Torino)

Giorgio Parisi (Sapienza Università di Roma)

Gabriele D’Avino (Université de Mons)

Paolo Anagnostou (Sapienza Università di Roma)

Cinzia Carta (Università di Bologna)

Andrea Volterrani (Tor Vergata Università di Roma)

Javier González Díez (Università di Torino)

Simona Sestito (Università di Pisa)

Simone Tulumello (Università di Lisbona)

Marica Setaro (Università di Firenze)

Arianna Sacerdoti (Seconda Università degli Studi di Napoli)

Anna Borghi (Università di Bologna – ISTC, CNR)

Matteo Di Gesù (Università di Palermo)

Daniele Maestrelli (Università di Firenze – Università di Pisa)

Alessandra Fiorio Pia (Università di Torino)

Marco Caiffa (Tor Vergata Università di Roma)

Ilaria Germano (Università degli Studi di Bari Aldo Moro)

Emanuele De Luca (Università di Trieste- Universidad de Valencia)

Gianfilippo De Astis (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Roma)

Gianluca Lattanzi (Università degli Studi di Bari Aldo Moro)

Michele Napolitano (Università di Cassino)

Andrea Lassandari (Università di Bologna)

Giovanni Re (Università di Torino)

Federico Martelloni (Università di Bologna)

Giovanni Orlandini (Università degli Studi di Siena)

Augusto Vigna Taglianti (Sapienza Università di Roma)

Tiziana Nazio (Università di Torino)

Simona Taliani (Università di Torino)

Andrea Gabrielli (Sapienza Università di Roma)

Paolo Scattolin (Università degli Studi di Verona)

Marco Merafina (Sapienza Università di Roma)

Roberta Ferritto (Reading University)

Matteo Viale (Università di Torino)

Bruno Bertolini (Sapienza Università di Roma)

Olivia Bonardi (Università degli Studi di Milano)

Antonio D’Onofrio (Seconda Università degli Studi di Napoli)

Valentina Pazé (Università di Torino)

Michelangelo Bovero (Università di Torino)

Lucilla Moliterno (Università di Torino)

Massimo Cuono (Università di Torino)

Guadalupe Salmoran (Università di Torino)

Manuela Derosas (Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, Bergamo)

Manuela Mari (Università di Cassino)

Luigi Bonacina (Université de Genève)

Alina Di Gesù (Università di Bologna)

Annamaria Deagostino (Università di Torino)

Elena Spangenberg Yanes (Sapienza Università di Roma)

Leonardo Micheli (University of Exeter)

Raul Mordenti (Tor Vergata Università di Roma)

Luca Galantucci (Newcastle University)

Francesco Pitocco (Sapienza Università di Roma)

Mattia Granata (Università degli Studi di Milano)

Silvia Pasqua (Università di Torino)

Paola Umbri (Sapienza Università di Roma)

Matteo Zaccarini (Università di Bologna)

Federica Tomassoni (Università di Bologna)

Andrea Allamprese (Università di Modena e di Reggio Emilia)

Bruno Pezzarossi (Scuola Superiore di Studi Giuridici, Università di Bologna)

Alessandro Ferretti (Università di Torino)

Nicoletta Taurian (Università di Trieste)

Salvatore Losco (Seconda Università degli Studi di Napoli)

Alberto Di Cintio (Università di Firenze)

Elena Ghibaudi (Università di Torino)

Marco Cosentino (Università dell’Insubria)

Mario Fiore (Istituto di Biologia e Patologia Molecolari – CNR, Roma)

Antonella Arena (Università di Messina)

Paola Stiuso (Seconda Università degli Studi di Napoli)

Maria Letizia Ruello (Università Politecnica delle Marche)

Piero Morpurgo (Liceo Giordano Bruno, Roma)

Ornella Cirillo (Seconda Università degli Studi di Napoli)

Francesco Spada (Sapienza Università di Roma)

Laura Stancampiano (Università di Bologna)

Sacri Moreno (Estación Biológica de Doñana – CSIC)

Maria Luisa Chirico (Seconda Università degli Studi di Napoli)

Claudio Rossi (Policlinico Umberto I – Sapienza Università di Roma)

Mario Caruso (Tor Vergata Università di Roma)

Marta Gomes de Souza (Sapienza Università di Roma)

Cinzia Battaggia (Sapienza Università di Roma)

Michela Santangelo (Università di Pisa)

Sara Sparagna (Università di Cassino)

Giulio Mino Marini (Università di Pisa)

Carlo Utzeri (Sapienza Università di Roma)

Franca Pelliccia (Sapienza Università di Roma)

Pasquale D’Alessio (Università di Napoli Federico II)

Vittorio Angiolini (Università degli Studi di Milano)

Vittorio Ferruzzi (Sapienza Università di Roma)

Stefano Tollari (Università dell’Insubria)

Silvia Ferrarese (Università di Torino)

Giovanni Bazzocchi (Università di Bologna)

Alessandra De Rossi (Università di Torino)

Vincenzo Desiderio (Seconda Università degli Studi di Napoli)

Mari D’Agostino (Università di Palermo)

Andrea Rodighiero (Università degli Studi di Verona)

Alessandra Filabozzi (Tor Vergata Università di Roma)

Patrizia Gentili (Sapienza Università di Roma)

Marta Morvillo (Università di Bologna)

Antonella Tramacere (Università di Parma)

Alessandra Montanini (Università di Parma)

Ranieri Urbani (Università di Trieste)

Barbara De Rosa (Università di Napoli Federico II)

Rosella De Salvia (Istituto di Biologia e Patologia Molecolare – CNR, Roma)

Marco Vighi (Università di Milano-Bicocca)

Sebastiano Ghisu (Università degli Studi di Sassari)

Mary Anne Tafuri (Sapienza Università di Roma)

Fernando Giobbe (Università di Napoli Federico II)

Alessandro Arienzo (Università di Napoli Federico II)

Chiara Ingrosso (Seconda Università degli Studi di Napoli)

Matilde Sicuranza (Università di Napoli Federico II)

Andrea Ilari (Istituto di Biologia e Patologia Molecolare – CNR, Roma)

Stefania Cocco (Università Politecnica delle Marche)

Rolando Dromundo (Università di Pisa)

Roberto Pirisi (Scuola Normale Superiore, Pisa)

Francesca Di Rosa (Sapienza Università di Roma)

Aniello Lampo (ICFO-The Institute of Photonic Sciences, Barcelona)

Petronia Carillo (Seconda Università degli Studi di Napoli)

Enrico Cundari (Istituto di Biologia e Patologia Molecolare – CNR, Roma)

Alessandro Bianchi (Università degli Studi di Bari Aldo Moro)

Giuseppe Saccomandi (Università di Perugia)

Augusto Amici (Università di Camerino)

Salvatore Palidda (Università di Genova)

Antonio Fantoni (Sapienza Università di Roma)

Elga Riccardi (Università di Camerino)

Giorgio Tassinari (Università di Bologna)

Franca Gusmini (Liceo Classico “Tito Livio”, Milano)

Velia Minicozzi (Tor Vergata Università di Roma)

Andrea Perali (Università di Camerino)

Lucio Pellacani (Università di Roma La Sapienza)

Danila Moscone (Tor Vergata Università di Roma)

Giuseppe Palleschi (Tor Vergata Università di Roma)

Elisabetta Meacci (Università di Firenze)

Tiziana Drago (Università degli Studi di Bari Aldo Moro)

Piero Totaro (Università degli Studi di Bari Aldo Moro)

Angela Drago (Università degli Studi di Bari Aldo Moro)

Alessandro Cattabiani (LMT-ENS Cachan)

Stella Agnoli (Sapienza Università di Roma)

Daniela Gigante (Università di Perugia)

Isabella Passariello (CIRCE Laboratory – INNOVA)

Maria Francesca Petrocchi (Università degli Studi della Tuscia)

Giulio Cattarin (Politecnico di Milano)

Andrea Amadei (Tor Vergata Università di Roma)

Antonella Friscini (Università del Salento)

Cecilia Mannironi (Istituto di Biologia e Patologia Molecolare – CNR, Roma)

Lucia G. Quagliano (Consiglio Nazionale delle Ricerche, Roma)

Roberto Scandurra (Sapienza Università di Roma)

Dino Costa (Università di Messina)

Mariangiola Dezani-Ciancaglini (Università di Torino)

Barbara Illi (Istituto di Biologia e Patologia Molecolare – CNR, Roma)

Pierangelo Crucitti (Società Romana di Scienze Naturali)

Alessandro Bartoloni (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia)

Haralabos Tsolakis (Università di Palermo)

Ernesto d’Albergo (Sapienza Università di Roma)

Piero Di Girolamo (Università degli Studi di Teramo)

Fabrizio Tonello (Università di Padova)

Francesca Bianco (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia)

Flavia De Nicola (Università del Sannio)

Giorgio Lo Feudo (Università della Calabria)

Margherita Calò (Università di Messina)

Antonella Bandiera (Università di Trieste)

Manfredi Longo (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia)

Walter D’Alessandro (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia)

Riccardo Narducci (Tor Vergata Università di Roma)

Vito Francesco Polcaro (INAF-IAPS)

Federico Oliveri (Centro Interdisciplinare Scienze per la Pace- Università di Pisa)

Rosella Nave (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia)

Carlo Magni (Sapienza Università di Roma)

Ernesto Burgio (European Cancer and Environment Research Institute, Bruxelles)

Alessandro Teta (Sapienza Università di Roma)

Lidia Lo Schiavo (Università di Messina)

Veronica Morea (Sapienza Università di Roma)

Maddalena Andreussi (Sapienza Università di Roma)

Riccardo Adami (Politecnico di Torino)

Margherita Eufemi (Sapienza Università di Roma)

Claudio Marchese (Università di Messina)

Piera Rella (Sapienza Università di Roma)

Sara Bressi (EPFL, Lausanne)

Federico Aschieri (Technische Universität Wien)

Michele Correggi (Università degli Studi di Roma 3)

Mariantonietta Intonti (Università degli Studi di Bari Aldo Moro)

Giulio Moini (Sapienza Università di Roma)

Giulia Pavan (Tor Vergata Università di Roma)

Lorenzo Zamponi (Istituto Universitario Europeo, Firenze)

Giulia Volpe (Tor Vergata Università di Roma)

Guido Bonino (Università di Torino)

Tamara Bruni (Sapienza Università di Roma)

Ervino Cus (Università di Trieste)

Jolanda Guardi (Universitat Rovira i Virgili, Tarragona)

Gianni Piazza (Università di Catania)

Stefano A. E. Leoni (Conservatorio Giuseppe Verdi, Torino – Università di Urbino Carlo Bo)

Franco Praussello (Università di Genova)

Raffaele Spiezia (Seconda Università degli Studi di Napoli)

Marco Biffoni (Sapienza Università di Roma)

Romeo Carabelli (Université de Tours)

Roberta Cipollini (Sapienza Università di Roma)

Marco Vignudelli (Università di Bologna)

Luisa Brucale (Università di Palermo)

Francesco Correale (CNRS, Tours)

Giuseppe Longo (Università degli Studi di Napoli Federico II)

Joselle Dagnes (Università di Torino)

Alessandra Ciattini (Sapienza Università di Roma)

Roberto Cavarra (Sapienza Università di Roma)

Silvia Morante (Tor Vergata Università di Roma)

Maria Assunta Casalino (Università degli Studi di Roma 3)

Monica Piras (Università di Cagliari)

Ezio Laconi (Università di Cagliari)

Stefano Manfredda (Università di Cagliari)

Mauro Federico (Università di Messina)

Vincenza Ferrara (Sapienza Università di Roma)

Giuseppe Maimone (Università di Catania)

Gabriella Baptist (Università di Cagliari)

Ferruccio Damiani (Università di Torino)

Emilia Mauriello (Laboratoire de Chimie Bactérienne – CNRS)

Steve Buckledee (Università di Cagliari)

Sabrina Fusari (Università di Bologna)

Maria Pascale (IPPSAR Commerciale “De Carolis”, Spoleto)

Sebastiano Pennisi (Università di Cagliari)

Giovanna Romeo (Sapienza Università di Roma)

Luciano Gallino (Università di Torino)

Umberto Albarella (University of Sheffield)

Chiara Angiolini (Università Ca’ Foscari Venezia)

Giovanni Destro Bisol (Sapienza Università di Roma)

Cecilia Maria Totti (Università Politecnica delle Marche)

Simone Contiero (ITIS Marconi, Pontedera – Università di Pisa)

Laura Bettini (Sapienza Università di Roma)

Cristina Chiavari (Università di Bologna)

Clara Urzi (Università di Messina)

Silvia Damiano (Università di Camerino)

Mara Maggiulli (Liceo Classico “Oriani”, Corato)

Deborah Ciero (Sapienza Università di Roma)

Miriam Melis (Università di Cagliari)

Giuseppe Musumeci (Università di Catania)

Carmelo Cedrone (Comitato Economico e Sociale Europeo, Bruxelles)

Giuseppe Forte (Università di Catania)

Umberto Marini Bettolo (Università di Camerino)

Lucia Zabatta (ISFOL – Istituto per lo Sviluppo della Formazione e dell’Orientamento dei Lavoratori)

Vincenzo Fiore (University College London)

Bianca Colonna (Sapienza Università di Roma)

Andrea Piras (Università di Bologna)

Enrico Pasini (Università di Torino)

Ilaria Agostini (Università di Bologna)

Fabrizio Ricci (Consiglio Nazionale delle Ricerche)

Agostino Cilardo (Università degli Studi di Napoli L’Orientale)

Antonio Pioletti (Università di Catania)

Filomena Viviana Tagliaferri (Institute of Mediterranean Studies – Foundation for Research and Technology, Hellas. Rethymno)

Domenico Antonio Cusato (Università di Catania)

Teresa Sardella (Università di Catania)

Paola D’Alconzo (Università degli Studi di Napoli Federico II)

Concetta Sipione (Università di Catania)

Giovanna Caltagirone (Università di Cagliari)

Marco Barbieri (Università di Foggia)

Salvatore Giuffrida (Università di Catania)

Alessandro Campus (Tor Vergata Università di Roma)

Chiara Concolino (Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano)

Mauro Majone (Sapienza Università di Roma)

Giorgio Graziani (Sapienza Università di Roma)

Bernardina Sani (Università di Siena)

Andrea Imperia (Sapienza Università di Roma)

Giuseppe Giudice (Università degli Studi di Napoli Federico II)

Barbara Nelli (Università degli Studi dell’Aquila)

Roberto Feuda (Caltech)

Carlo Di Marco (Università di Teramo)

Maria Giovanna Musso (Sapienza Università di Roma)

Laura Saija (Università degli Studi di Catania)

Fabiana Arduini (Tor Vergata Università di Roma)

Enzo Cicero (Università di Messina)

Lorenzo Pagliano (Politecnico di Milano)

Cesare Manetti (Sapienza Università di Roma)

Renata Morresi (Università di Macerata)

Andrea Manganaro (Università di Catania)

Silvia Cristaldi (Università Kore di Enna)

Maria Rosa Cremonesi (I.S. d’Arco – d’Este)

Lucia Aquilanti (Università Politecnica delle Marche)

Enrico Bolzoni (Università di Bologna)

Stefano Salvia (Università di Pisa)

Assunta Matassa (Università di Torino)

Paolo De Santis (Università degli Studi di Roma 3)

Claudia Tagliavia (ISFOL – Istituto per lo Sviluppo della Formazione e dell’Orientamento dei Lavoratori)

Marco Ghimenti (Università di Pisa)

Concepcion Rubies (Università di Bologna)

Paolo Favilli (Università di Genova)

Leonardo Varvaro (Università degli Studi della Tuscia)

Luca Leuzzi (Istituto di Nanotecnologia – CNR, Roma)

Angelo D’Orsi (Università di Torino)

Sergio Brenna (Politecnico di Milano)

Salvatore Iaccarino (Università di Pisa)

Ana Urbiola (Universidad de Granada)

Paolo Castorina (Università di Catania)

Alessandra Pagliarani (Università di Bologna)

Ilaria Damiani (Tor Vergata Università di Roma)

Lorenzo Brusca (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia)

Daniele Cinti (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia)

Giorgio Demurtas (Sapienza Università di Roma)

Alessandra Bernardini (Università di Cagliari)

Anna Cusano (Sapienza Università di Roma)

Bruno Paparatti (Università degli Studi della Tuscia)

Stefania Ursida (Università di Torino)

Claudio Scaletta (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia)

Gianfranco Bocchinfuso (Tor Vergata Università di Roma)

Maria Foti (Università di Messina)

Emanuele Pontecorvo (Sapienza Università di Roma)

Fabio De Nardis (Università del Salento)

Venerando Pistarà (Università di Catania)

Fabio Mencarelli (Università della Tuscia)

Giovanna Filosa (ISFOL – Istituto per lo Sviluppo della Formazione e dell’Orientamento dei Lavoratori)

Gaetano Bucci (Università degli Studi di Bari Aldo Moro)

Antonella Ghersetti (Università Ca’ Foscari Venezia)

Stefania Arcara (Università di Catania)

Ignazio Sanna (Università di Cagliari)

Maria Marcella Tripodo (Università di Messina)

Gioacchino Francesco La Torre (Università di Messina)

Maria Luisa Barcellona (Università di Catania)

Stefano Catucci (Sapienza Università di Roma)

Anna Maria Giammarioli (Istituto Superiore di Sanità, Roma)

Chiara Lastoria (Tor Vergata Università di Roma)

Daniela Marsili (Istituto Superiore di Sanità, Roma)

Alessandra De Cesaris (Sapienza Università di Roma)

Filippo Gravagno (Università di Catania)

Antonucci Massimo (Istituto Superiore di Sanità, Roma)

Vito Marco Lamorgese (Istituto Superiore di Sanità, Roma)

Eloise Longo (Istituto Superiore di Sanità, Roma)

Giovanni Martines (Università di Cagliari)

Gianna Foschi (Tor Vergata Università di Roma)

Ilaria Damiani (Tor Vergata Università di Roma)

Maria Clara Nucci (Università di Perugia)

Franco Giovannelli (Istituto di Astrofsica e Planetologia Spaziali, Roma)

Marielle Martiniani-Reber (Musée d’Art et d’Histoire, Genève)

Mauro Di Mario (Tor Vergata Università di Roma)

Chiara Marcella Polcaro (Istituto Metodologie Chimiche – CNR, Roma)

Barbara Caccia (Istituto Superiore di Sanità, Roma)

Piero G. Giulianini (Università di Trieste)

Pablo Riviere-Marichalar (ESAC/ESA, Madrid)

Michela Becchis (Tor Vergata Università di Roma)

Fabio Fossa (Università di Pisa)

Francesca Urbani (Istituto Superiore di Sanità, Roma)

Manuela Nazzari (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia)

Rinaldo Cervellati (Università di Bologna)

Maria D. Caballero-Garcia (Czech Technical University, Prague)

Carlos Eiroa (Universidad Autonoma de Madrid)

Maria Grazia Meriggi (Università di Bergamo)

Inma Dominguez (Universidad de Granada)

Simone Ciuffi (Università di Firenze)

Domenico Di Mauro (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia)

Teodoro Roca Cortés (Universidad de La Laguna, Tenerife)

Caterina Fattorusso (Università degli Studi di Napoli Federico II)

Luis M. Sarro (Universidad Nacional de Educación a Distancia, Madrid)

Nora Loiseau (ESAC, Madrid)

Vito Antonio Liturri (Sapienza Università di Roma)

Luigi Capuozzo (Sapienza Università di Roma)

Paolo Pini (Università di Ferrara)

Rosa Ruscitti (Consiglio Nazionale delle Ricerche)

Giacomo Fiumara (Università di Messina)

José S. Gómez Soliño (Universidad de La Laguna, Tenerife)

Maria Derme (Sapienza Università di Roma)

Alessandro Pelizzola (Politecnico di Torino)

Elisabetta Mattei (Istituto di Biologia Cellulare e Neurologia – CNR, Roma)

Sarah Rodriguez (Institut de Recherche en Astrophysique et Planétologie, Toulouse)

Anna Lisa Basso (Istituto di Biologia Cellulare e Neurologia – CNR, Roma)

Nicola Fantini (Consiglio Nazionale delle Ricerche)

Ilaria Schiavoni (Istituto Superiore di Sanità, Roma)

Maria Grazia Giansanti (Istituto di Biologia e Patologia Moelcolari – CNR)

Hipólito Delgado Rodríguez (Universidad de La Laguna, Tenerife)

Claudio Vitturini (Sapienza Università di Roma)

Mario Fiore (Sapienza Università di Roma)

Gabriella Liberati (Consiglio Nazionale delle Ricerche)

Félix J. Ríos (Universidad de La Laguna, Tenerife)

Ruggero Casacchia (Consiglio Nazionale delle Ricerche)

Patrizia Mignucci (Consiglio Nazionale delle Ricerche)

Cinzia Spaziani (Consiglio Nazionale delle Ricerche)

Antonio Carnassa (Consiglio Nazionale delle Ricerche)

Donato Cioli (Istituto di Biologia Cellulare e Neurologia – CNR, Roma)

Massimo Adriani (Istituto Nazionale Per Studi Ed Esperienze Di Architettura Navale Vasca Navale – CNR, Roma)

Pasquale Saldarelli (Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante – CNR, Bari)

Fabio Palmieri (Consiglio Nazionale delle Ricerche)

Giorgio Dilecce (Istituto di Nanotecnologia – CNR, Bari)

Andrea Pellegrini (Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima – CNR, Lecce)

Monica Zucchi (Consiglio Nazionale delle Ricerche)

Alberto Molino Benito (Instituto de Astronomia y Geofisica – Universidad de Sao Paulo)

Rosa Maria Spitaleri (Istituto per le Applicazioni del Calcolo – CNR, Roma)

Fabio Villani (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia)

Tiziana De Carolis (Sapienza Università di Roma)

Stephen Monna (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia)

Renato Foschi (Sapienza Università di Roma)

Carlo Salerno (Istituto di Ricerca Sulle Acque – CNR)

Eddo Rugini (Università degli Studi della Tuscia)

Andrea Capocci (Sapienza Università di Roma)

Lidia de Bari (Istituto di Biomembrane e Bioenergetica – CNR, Bari)

Sabino Maggi (Istituto di Ricerca sulle Acque – CNR, Bari)

Aurora Colina (Sapienza Università di Roma)

Stefano Velia (Istituto Superiore di Sanità, Roma)

Roberto Fattorusso (Seconda Università degli Studi di Napoli)

Marzio Zapparoli (Università degli Studi della Tuscia)

Miguel de Val-Borro (Princeton University)

Rodolfo Negri (Sapienza Università di Roma)

Stefania Furia (ENEA – Centro Ricerche Ambiente Marino, La Spezia)

Rossella Cossu (Istituto per le Applicazione del Calcolo – CNR, Roma)

Luis Fernando Lanz (Instituto de Física de Cantabria, Santander)

Valerio Cordiner (Sapienza Università di Roma)

Concetta Giancola (Università degli Studi di Napoli Federico II)

Giancarlo Sciascia (Fondazione Bruno Kessler)

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