IPERICO, ERBA SAN GIOVANNI

IPERICO, ERBA SAN GIOVANNI

(Hypericum perforatum)

Quest’erba fiorisce lungo i cigli dei campi, boschi e viottoli, sulle colline e nei prati,
da luglio fino a settembre, e reca i nomi popolari di Pilatro, Mille buchi, Parforata,
Pirico o Piriconi. Queste denominazioni popolaresche dimostrano la sua grande
importanza come pianta medicinale.
Essa raggiunge un’altezza di 25 – 60 cm, è molto ramificata e fiorisce in grandi infiorescenze cimose giallo-oro. Per riconoscerla con sicurezza, se ne schiacci un fiore completamente aperto; ne sgorgherà un succo rosso.
Per la preparazione della tisana e dei bagni va utilizzata l’intera pianta in fiore, mentre per l’olio di San Giovanni ci si serve solo dei fiori. Le antiche credenze popolari collegavano il succo balsamico rosso sangue dei fiori con il sangue e le ferite del nostro Signore Gesù Cristo.
L’olio di San Giovanni effettivamente è l’olio migliore per le ferite dato l’effetto analgesico, anti-infiammatorio e cicatrizzante. Una leggenda di quest’erbetta (che si vanta di nomi popolari così maestosi) racconta:
«Allorché il discepolo preferito del Signore era rimasto mortalmente rattristato ai piedi della croce, raccolse le pianticelle bagnate dal sangue sacro per farne dono ai fedeli in memoria della morte del nostro Salvatore.
» Il succo rosso dà la misteriosa impressione di una goccia di sangue del Salvatore nascosta nell’umore rosso dei fiori giallo oro.
Nel giorno di San Giovanni, simbolo di sacri poteri di luce e calore, l’Iperico in fiore (l’Erba San Giovanni) brilla con superbo splendore. In tempi passati le fanciulle ne intrecciavano corone, e chi ballava intorno al fuoco di San Giovanni, ne doveva portare in capo una ghirlanda chiamata
la corona di San Giovanni. Durante questa notte piena di misteri, se ne gettavano ramoscelli anche nell’acqua, e le giovinette vergini indovinavano in base alla rifioritura dei fiori secchi, se si sarebbero sposate nell’anno a venire. Nell’Alta Austria esisteva un antico costume secondo il quale l’agricoltore poneva l’Iperico in mezzo a due fette di pane per offrirlo in pasto alle bestie onde tenere lontano da esse le malattie. Purtroppo quest’usanza ormai è coltivata soltanto presso poche famiglie religiose. Tutto ciò ci dimostra di quanta stima godesse l’Iperico sin dai tempi remoti. L’ingestione della tisana d’Iperico è consigliata nelle alterazioni dei nervi e nei disturbi nervosi di ogni tipo, nei traumi e nelle lesioni da sforzo.
Con l’Iperico si combatte la nevralgia del trigemino, bevendone tre tazze di tisana al giorno e frizionando con l’olio (olio di San Giovanni) per un certo periodo le zone dolenti.
È chiamata «Arnica dei nervi» una tintura d’Iperico che si può preparare da soli ed applicare con buoni risultati contro le malattie nervose, le nevriti, le nevrosi, la debolezza nervosa e l’insonnia. Con l’uso dell’ Iperico guariscono inoltre i disturbi di pronuncia, il sonno irrequieto, gli attacchi isterici, il sonnambulismo come anche l’enuresi notturna e le depressioni. L’esperienza mi ha insegnato che contro tutti questi disturbi non giova soltanto l’applicazione interna mediante tisana, ma anche quella esterna dei semicupi d’Iperico (vedi «Modalità di preparazione»). Se ne fanno sei per settimana, seguiti ogni volta da un pediluvio. Questa cura è consigliabile in tutti i disturbi dovuti a disfunzioni nervose.
Fanciulle in età di sviluppo dovrebbero bere due tazze di tisana d’Iperico al giorno; esso favorisce lo sviluppo degli organi femminili ed elimina le irregolarità del periodo mestruale.
Un semplice molto apprezzato è l’Olio di San Giovanni. Non dovrebbe mai mancare in casa. È facile prepararlo da soli. Mantiene il suo potere curativo per due anni e viene applicato con buoni risultati sia sulle ferite aperte, le lesioni recenti, i versamenti emorragici, i gonfiori ghiandolari e, come cosmetico, sulla pelle ruvida del viso, sia come efficace balsamo contro i dolori alla schiena, la lombaggine, la sciatica ed i reumatismi. Onde aver a portata di mano il migliore rimedio casalingo per le scottature e le bruciature se ne fanno macerare i fiori in olio di lino. Quest’olio trova impiego anche contro le scottature solari.
I neonati con dolori addominali si calmano presto non appena il loro pancino viene massaggiato con un po’ di olio di San Giovanni. Conosco una contadina che cura tutte le lesioni con l’olio di San Giovanni, anche quelle degli animali domestici. Un giorno suo marito aveva infilato la mano in una macchina, ferendosi gravemente. Gli impacchi di olio di San Giovanni lo liberarono presto da ogni dolore e le ferite guarirono senza problemi. – Un altro agricoltore invece curò con l’olio di San Giovanni una brutta ferita al piede del suo cavallo.
Un medico aveva riscontrato in una bambina di otto anni la tumefazione di una ghiandola linfatica addominale. Ogni volta che la bimba era esposta al freddo, accusava mal di pancia, infine addirittura ogni giorno e soprattutto di mattina. La mamma della piccola aveva letto nell’edizione precedente di questo libro che l’olio d’Iperico serviva contro i gonfiori ghiandolari. Tutte le volte che la bambina si lamenteva, ella le massaggiava il pancino col suddetto olio e dopo poco tempo tutto era passato.
MODALITÀ DI P R E P A R A Z I O NE
Tisana: Scottare un cucchiaino da dessert colmo con Vi di litro d’acqua bollente e lasciare
riposare brevemente.
Olio di San Giovanni: I fiori colti durante una giornata di sole vanno imbottigliati, senza comprimerli, fino al collo, e poi coperti con olio raffinato d’oliva. La bottiglia ben chiusa
si lascia per alcune settimane al sole o nelle vicinanze della stufa. Dopo un po’ di
tempo l’olio prenderà un colore rosso. Lo si filtra attraverso un panno, se ne
spremono i residui, conservando l’olio in bottiglie di vetro scuro. Per le lesioni da
bruciatura, invece dell’olio d’oliva, si utilizza quello di lino.
Tintura d’Iperico: In un litro di acquavite si mettono a macerare due manciate di fiori colti sotto il sole, lasciando quindi riposare la bottiglia per tre settimane al sole o vicino ad
una fonte di calore.
Semicupi: Un secchio di Iperico (fusti, foglie e fiori) cui si aggiunge acqua fredda fino a riempirlo, si lascia riposare per una notte. Prima del semicupio si riporta il contenuto
all’ebollizione per poi aggiungerlo all’acqua del bagno. Durata del semicupio:
20 minuti (vedi Note generali sotto «Semicupi»).

 

 

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Epilobio La Salute dalla Farmacia del Signore

La Salute dalla Farmacia del Signore

Epilobio

(Epilobium parviflorum)

Una volta un padre di famiglia mi scrisse una lettera nella quale disse testualmente:

«La prego a mani giunte, forse mi potrà indicare ancora una via di ritorno alla mia salute e restituire un padre sano alla mia famiglia che soffre insieme a me.» Precedentemente mi aveva descritto la sua via crucis: nel 1961 un’infiammazione cronica della prostata si acutizzò in seguito ai bagni in acqua radioattiva. Qui iniziò il suo calvario da un ospedale all’altro, ma senza che nessun medico lo operasse; egli era disperato. Ogni volta che andava di corpo uscivano sangue e pus. A causa delle molteplici medicine andò incontro a delle ulcere duodenali, alla distruzione della flora intestinale e ad una grave insufficienza epatica. Era più vicino alla morte che alla vita e dovette, per ordine del medico, rinunciare a tutte le medicine. Indi lo operarono, come mi scriveva, elettricamente. Malgrado l’operazione, le infezioni sarebbero rimaste fino ad oggi. Pasticche ed iniezioni peggiorarono nuovamente il suo stato. Allora fece ricorso alla tisana di ortica e ne ebbe tale giovamento che a tutt’oggi continua a lavorare. Il provato padre di famiglia probabilmente non avrebbe dovuto affrontare tutte queste pene se avesse conosciuto l’Epilobio che riesce a guarire completamente le affezioni della prostata.
L’Epilobio, finora generalmente sconosciuto come pianta medicamentosa e mai menzionato nei comuni erbari, ha conosciuto un vero trionfo come erba medicinale contro la prostatite soltanto in seguito alla prima edizione del mio volumetto «La Salute dalia Farmacia del Signore». In pochissimo tempo acquistò notorietà in tutta l’Europa ed oltre perchè giovò a molte persone affette da questo male. Da qualche  tempo appare anche negli erbari e nelle riviste specializzate.
Dato il numero delle varietà dell’Epilobio si è però diffusa anche un po’ di incertezza. Le varietà medicinali sono le seguenti: l’Epilobio roseo (Epilobium roseum), l’Epilobio a fiore piccolo (Epilobium parviflorum), l’Epilobio di montagna (Epilobium montanum), l’Epilobio lanceolato
(Epilobium lanceolatum), l’Epilobio scuro (Epilobium obscurum), l’Epilobio di collina (Epilobium collinum), l’Epilobio palustre (Epilobium palustre), l’Epilobio fleischeri e l’Epilobio anagallidifoglio (Epilobium anagallidifolium). Quelli con poteri medicinali si riconoscono tutti per i loro piccoli fiori di colore rosa, rosa pallido o quasi bianco. Sono come inchiodati su sottili baccelli allungati dai quali cadono, dopo l’apertura, i semi coperti da peli cotonosi bianchi. Nel Tirolo l’Epilobio infatti viene chiamato «Capello di donna».
Si coglie la pianta intera, ossia fusto con foglie e fiori, troncandola possibilmente al centro – è proprio facile coglierla – affinchè riproduca nuovamente dei polloni laterali. Il materiale raccolto deve essere sminuzzato fresco. Della tisana di Epilobio si bevono, anche nei casi più gravi, soltanto due tazze al giorno, cioè una al mattino a digiuno e l’altra alla sera. Ma questo non significa che si debba trascurare di andare dal medico. Il medico deve essere interpellato in ogni caso quando si tratta di malattie gravi. Due varietà di Epilobio difficilmente scambiabili con le altre dal fiore più piccolo sono protette ed è proibito coglierle. Esse sono l’Epilobio irsuto (Epilobium hirsutum) e quello di bosco (Epilobium angustifolium).
I fiori del primo raggiungono una grandezza uguale a quella di un’unghia del pollice e sono di un
rosso purpureo. Lo si trova spesso sotto forma di grandi cespugli alti fino a 150 cm, dentro e vicino ad acque basse; fusto e foglie sono carnosi e leggermente pelosi. Il noto fitobiologo austriaco Richard Willfort, che conosceva bene l’Epilobio come pianta medicinale, non ne parla nel suo libro. Potrebbe, diceva, facilmente essere confuso con l’Epilobio irsuto che, rispetto a quello a fiore piccolo (Epilobium parviflorum), ha dei fiori almeno cinque volte più grandi, il fusto e le foglie più carnose, un’altezza molto maggiore, ma produce un effetto del tutto contrario al primo. L’Epilobio di bosco (Epilobium angustifolium), volgarmente chiamato anche Garofanino di bosco, Sfenice, Behen rosso o Gambi rossi, raggiunge un’altezza di 150 cm e cresce volentieri nelle radure e lungo i margini dei boschi come anche negli spiazzi dovuti al taglio completo del bosco e dei rovi. I grandi fiori rosso purpurei sono collocati in lunghe spighe rade piramidali su di un fusto rossastro. Questi Epilobi di bosco si presentano durante la fioritura molto numerosi ed appaiono come un mare rosso infocato. Non debbono essere impiegate
nelle malattie della prostata.
Ero ancora una giovane sposa quando mio suocero, nella migliore età dell’uomo, morì di ipertrofia prostatica. Un vicino che si era fatto una cultura sulle piante medicinali, mi mostrò l’Epilobio dal fiore piccolo e commentò: «Se Suo suocero avesse bevuto la tisana di questa pianta, sarebbe in vita ancora oggi. Si ricordi di quest’erba. Lei è una donna ancora giovane e potrà aiutare molte persone con essa.»
Ma come spesso avviene quando si è giovani e sani, non me ne curai più. Diversamente mia madre. Lo raccoglieva ogni anno ed aiutò molta gente che presentava disturbi alla vescica o ai reni. Il suo potere curativo è talmente grande che spesso libera di colpo da tutti i fastidi prostatici. Si è dato il caso di alcuni uomini che erano in attesa dell’operazione e che urinavano a gocce con grande difficoltà; bastava una sola tazza di tisana per farli migliorare. S’intende che la tisana va bevuta per un periodo prolungato per ottenere la guarigione.
Da mia madre venni a sapere di un paziente che era stato operato per ben tre volte – cancro alla
vescica clinicamente dimostrato – e che si trovava in condizioni fisiche pessime. Gli consigliai la
tisana di Epilobio. Della sua guarigione seppi più tardi attraverso il suo medico. Ciò era avvenuto quando io stessa non mi occupavo ancora di fitoterapia. La sua guarigione mi fece un’impressione forte ed indelebile. Mia madre mi aveva ammonito spesso di non tralasciare mai la raccolta di quest’erba quando ella non sarebbe stata più fra i vivi. Nel 1961, il giorno dell’Assunzione, morì mia madre ed io in quell’estate dimenticai di raccogliere l’Epilobio.
Nello studio del mio medico venni a sapere che un uomo di mia conoscenza era stato ricoverato all’ ospedale con la diagnosi di cancro alla vescica. «No», esclamai, «quest’uomo tanto bravo non deve morire!» Pensai subito all’Epilobio. Il medico, pur non essendo contrario alle piante medicinali, riteneva che in questo caso nulla avrebbe più giovato. Ma io avevo trascurato di raccogliere gli Epilobi e pensavo con terrore che in quel periodo, cioè a metà ottobre, tutto era già sfiorito e secco. Ciò non ostante ne andai alla ricerca. Mi ricordavo di un posto dove l’avevo visto fiorire d’estate. Trovai soltanto alcuni fusti ingialliti e li mandai malgrado tutto sminuzzati alla moglie dell’ammalato grave. Ella gli somministrò due tazze di tisana al giorno, una al mattino, una alla sera, e dopo quindici giorni appresi dal medico che mi telefonò, che la condizione dell’ammalato aveva subito un notevole miglioramento. Disse ridendo: «Dunque, la Tua erbetta giova!» Da allora ho potuto aiutare centinaia di persone secondo quanto mi aveva suggerito a suo tempo quel vecchio del mio paese: «Si ricordi di questa pianta, con essa potrà
giovare a molte persone.»
Un farmacista di Monaco mi mostrò un’antica farmacopea dove intorno al 1880 l’Epilobio era ancora ufficialmente elencato. I medicamenti chimici l’hanno completamente soppiantato. Attraverso le mie conferenze, gite erboristiche e pubblicazioni l’Epilobio è stato nuovamente introdotto in tutti i livelli sociali. I miei suggerimenti incontrano un forte interesse presso molte persone; infatti ovunque io arrivi con mio marito durante le nostre escursioni, sia in montagna, sui sentieri forestali, lungo i margini dei torrenti o sulle radure e persino sul Pòstlingberg e Freinberg a Linz, troviamo con grande soddisfazione che è stato accuratamente colto il gambo centrale dell’Epilobio. Chiunque conosca questa pianta, la rispetta e la protegge dall’estinzione cogliendola senza sciuparla. Dopo la raccolta, la pianta ricresce ancora due o tre volte. Se il rizoma rimane nel terreno, ricaccerà la primavera successiva.
Dalle lettere che ricevo apprendo con piacere che in molti orti, fra le fragole, gli ortaggi ed i cespugli ornamentali, cresce l’Epilobio dal fiore piccolo. Una volta lo si estirpava come erbaccia fastidiosa. A quanti infelici allora avrebbe potuto portare guarigione e nuova vita. Recentemente potei aiutare un sacerdote affetto da cancro alla prostata ed alla vescica, dato per spacciato dai medici. Oggi è completamente ristabilito e si dedica nuovamente in piena autonomia al suo compito.

Una lettera dalla Foresta Nera: «Mia cognata durante una terapia contro un cancro addominale ha subito dei danni da irradiazione sotto forma di fistole all’intestino ed alla vescica. I dolori alla vescica erano tali che il medico le dovette somministrare della morfina. Guidati dall’illustrazione dell’Epilobio dal fiore piccolo nel Suo volumetto ‘La Salute dalla Farmacia del Signore’ puntualmente l’abbiamo trovato; dopo una settimana di tisana sono scomparsi tutti i dolori. Sono questi i miracoli della farmacia del Signore.» Potrete leggere di altri successi nel volumetto «I successi terapeutici di Maria Treben» publicato dalla Casa Editrice W. Ennsthaler, A-4400 Steyr. Molti malati di prostatite possono guarire mediante l’Epilobio dal fiore piccolo, spesso persino senza dover subire un’operazione. Quando l’intervento è già stato effettuato, la tisana di Epilobio toglie i bruciori ed altri fastidi che sovente si presentano dopo l’operazione. In ogni caso però si consiglia di interpellare il medico. Da Coburg mi scrive un signore guarito da prostatite: «L’Epilobio dal fiore piccolo mi è stato di giovamento contro i miei disturbi alla prostata. Mi trovavo con un infarto al cuore nell’Ospedale Regionale di Coburg. Inoltre soffrivo di disturbi alla prostata dei quali però non potevo essere liberato chirurgicamente
a causa del mio cuore ammalato. Pare che si debba inserire un catetere a permanenza se le
cose non dovessero migliorare. – Sono venuto a sapere del meraviglioso Epilobio dal fiore piccolo che ha giovato a tante persone colpite dalla stessa infermità. Ho iniziato a berne tre tazze al giorno; dopo pochi giorni tutti i disturbi alla prostata erano cessati. Ora, per guarire definitivamente, ne bevo due tazze al giorno. – Ringrazio di tutto cuore il nostro Signore. Voglia Lei, Signora Treben, aiutare ancora molte persone in pena con l’Epilobio dal fiore piccolo. È incredibile che le piante medicinali del nostro Signore portino tanto sollievo dove la medicina tradizionale è costretta a rinunciare.»

MODALITÀ DI P R E P A R A Z I O NE
Tisana: 1 cucchiaino da dessert colmo dell’erba su 1/4 di litro d’acqua; sbollentare solamente;
lasciare riposare brevemente. Non più di due tazze al giorno, al mattino a digiuno e alla
sera, 1/2 ora prima di cena.

Maria Treben

Si ricorda che questo articolo ha solo scopo informativo e non deve essere usato per autodiagnosi. Rivolgersi sempre al proprio medico per qualsiasi dubbio sui propri valori e sulle proprie condizione di salute.

 

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