Coronavirus: Cuba afferma che 2 farmaci hanno ridotto il bilancio delle vittime

Coronavirus: Cuba afferma che 2 farmaci hanno ridotto il bilancio delle vittime

Cuba gestita dai comunisti ha affermato questa settimana che l’uso di due farmaci prodotti dalla sua industria biotecnologica che riducono l’ iperinfiammazione nei pazienti gravemente malati con COVID-19 ha ridotto drasticamente il bilancio delle vittime legate al coronavirus.

Le autorità sanitarie hanno segnalato solo due decessi correlati a virus negli ultimi nove giorni tra gli oltre 200 casi attivi sull’isola più grande dei Caraibi, segno che potrebbero avere sotto controllo il peggio dell’epidemia.

Il governo, che spera di aumentare le sue esportazioni biofarmaceutiche, ha pubblicizzato vari farmaci che produce per aiutare a prevenire l’infezione con il nuovo coronavirus e curare la malattia COVID-19 che provoca.

Attribuisce la recente riduzione delle morti di pazienti affetti da COVID-19 gravemente malati in gran parte all’uso a partire da aprile di due farmaci che sembrano aiutare a calmare la “tempesta di citochine”, una pericolosa risposta eccessiva da parte del sistema immunitario in cui attacca anche i tessuti sani come il virus invasore.

Uno è itolizumab, un anticorpo monoclonale prodotto a Cuba e altrove. L’altro è un peptide che Cuba afferma che la sua industria biotecnologica ha scoperto e che ha testato l’artrite reumatoide negli studi clinici di Fase II.

“Circa l’80% dei pazienti che finiscono in condizioni critiche sta morendo. A Cuba, con l’uso di queste droghe, l’80% di coloro che finiscono in condizioni critiche o gravi vengono salvati ”, ha detto giovedì il presidente Miguel Diaz-Canel in un incontro trasmesso dalla televisione di stato.

Gli scienziati avvertono che sono necessari ampi studi controllati con placebo per valutare la sicurezza e l’efficacia di questi farmaci per il trattamento del COVID-19.

Ma i trattamenti sperimentali di Cuba hanno aiutato a raggiungere un tasso di mortalità complessivo per COVID-19 del 4,2%, rispetto alle medie regionali e globali del 5,9% e del 6,6% rispettivamente, affermano le autorità sanitarie.

I tassi di mortalità dipendono da molte variabili, tra cui il tasso di test, la qualità dei sistemi sanitari, l’età e le condizioni di salute sottostanti della popolazione.

I dati ufficiali suggeriscono che Cuba, con un’assistenza sanitaria universale e un sistema di assistenza ben organizzato, ha fatto bene a contenere il suo focolaio. Ha registrato meno di 20 casi al giorno nell’ultima settimana, da un picco di 50 a 60 a metà aprile. In totale, Cuba ha segnalato 1.916 casi per una popolazione di 11 milioni e 81 morti.

Ciò si traduce in un tasso di infezione di 0,71 per 100.000 abitanti, rispetto a circa 29 per 100.000 negli Stati Uniti, secondo un conteggio della John’s Hopkins University.

Un’azione rapida ha aiutato Cuba a contenere il suo focolaio. Dopo la chiusura delle frontiere, delle scuole e dei trasporti pubblici a marzo, Cuba ha esortato i residenti a rimanere a casa, ha reso obbligatorio l’uso di maschere e ha impiegato un efficace tracciamento dei contatti per frenare la diffusione del virus.

 

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Ogni persona che guarisce è un cliente in meno per l’industria Farmaceutica

Ogni persona che guarisce è un cliente in meno per l’industria Farmaceutica

Non cure, ma consumatori

-All’inizio abbassarono i valori di sicurezza del colesterolo, da 300 a 280 e aumentarono le vendite delle statine, visto che il trucco funzionava lo portarono a 200, e le vendite aumentarono del 3.200 %.
-Poi venne il momento di abbassare i valori delle pressione sanguigna, e gli antipertensivi raggiunsero fatturati miliardari.
-Poi venne anche il momento per l’abbassamento dei valori nel diabete gestazionale.
-E così continuarono per tante altre patologie degli adulti.
-Ma alla fine il mercato si saturò.
-Non sapevano più come fare per aumentare i loro fatturati miliardari, ma Henry Gadsden aveva fatto scuola e i suoi discepoli si erano evoluti.
-Perche’ non vendiamo farmaci anche ai bambini sani?
Ma come facciamo a fargli credere che un bambino sano
abbia bisogno di farmaci, invece di un alimentazione corretta,
stare all’aria aperta, evitare bibite gassate ed energizzanti,
stare lontano dallo zucchero e dal latte etc. ?
-SEMPLICE basta terrorizzarli sulla
possibilità certa che si possano ammalare, così le persone impaurite e ignare, si faranno del male da sole, nella totale convinzione di essere nel giusto.
-Ma alcuni non ci crederanno mai, come pensi di gestire la cosa.
-Ah ah gli diremo, che se non si vaccinano tutti, il vaccino non può funzionare.
-SEI UN GENIO.
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Hanno abbassato la soglia dell’ipertensione!
Moriremo tutti ipertesi

La stavo attendendo con trepidazione da molti anni e finalmente l’agognata revisione è arrivata.
Dopo ben due settenni le linee guida del JNC7 (settimo rapporto del Joint National Committee on Prevention, Detection, Evaluation, and Treatment of High Blood Pressure) per l’ipertensione decise dalle società scientifiche di cardiologia americane sono state ritoccate. Ovviamente in ribasso.

La nuova «soglia di normalità» è stata fissata a 120/80 mmHg.
Forse non tutti conoscono i valori soglia e pochi masticano i milligrammi di mercurio (mmHg), ma con questi nuovi criteri 1 americano su 2 rientrerà nella categoria degli ipertesi! Ennesimo e memorabile regalo alle lobbies del farmaco durante il recentissimo congresso dell’American Heart Association.
La pubblicazione delle nuove linee è avvenuta quasi in contemporanea su Hypertension e Journal of the American College of Cardiology.

Rispetto all’ultima edizione del 2003 del JNC scompare la categoria «pre-ipertensione», precedentemente indicata da valori di 120-139 mmHg per la sistolica e 80-89 mmHg e il livello di «normalità» non è più 140/90 ma addirittura 120/80.
Non tremano solo i polsi col battito arterioso, ma è tutto il mondo a tremare. Della serie tutti i pre-ipertensivi, cioè quelli col piede sull’ipertensione sono diventati di punto in bianco malati a tutti gli effetti.
Malati naturalmente da curare con le droghe.

Hanno già fatto dei conti: con il nuovo «valore di normalità» la schiera degli ipertesi schizzerà in su di un 14%, portando gli interessati solo negli States dal 32% al 46% della popolazione.
A triplicare saranno soprattutto gli ipertesi sotto i 45 anni, mentre le donne in questa fascia d’età raddoppieranno “soltanto”…
Su una popolazione di 320 milioni circa 150 milioni sono malati. Le industrie godono.

LA NUOVA CLASSIFICAZIONE
Oggi la pressione è «normale» se risulta inferiore a 120 su 80 mmHg.

– pressione elevata: sistolica 120-129 mmHg e diastolica < a 80 mmHg.
– ipertensione di Stadio 1: sistolica 130-139 mmHg o diastolica 80-89 mmHg.
– ipertensione di Stadio 2: sistolica ≥ 140 mmHg o diastolica ≥ 90 mmHg.

La nuova classificazione è una vera e propria ecatombe che non riguarderà solo l’America ma tutto il mondo, perché i parametri del Comitato JNC7 vengono poi accolti dall’intera comunità scientifica globale e applicati in tutti i paesi, Italia compresa.
Quindi anche qui da noi assisteremo ad una epidemia di ipertensione in persone sanissime e senza alcun problema cardiovascolare.

CONFLITTO D’ INTERESSI
I «valori di normalità» vengono decisi da gruppi di medici, ricercatori, professori ed esperti, detti panel, che si riuniscono in un simposio o un congresso.
Sulle spalle di questi medici grava una responsabilità enorme, e cioè la salute di miliardi di persone, visto che i colleghi di tutto il mondo si baseranno sui parametri decisi da loro.
Per cui sarebbe molto importante sapere se coloro che decideranno se siamo «sani» o «malati» abbiano o meno collegamenti con le industrie che producono farmaci. Purtroppo li hanno sempre.

Partiamo dal capo del panel: il dottor Aram V. Chobanian ha ricevuto finanziamenti da Bristol-Myers Squibb, Boehringer Ingelheim, Merck, Pfizer e Pharmacia. Inoltre è stato consulente per Abbott, AstraZeneca, Bristol-Myers Squibb, GlaxoSmithKline, Merck, Pfizer e Pharmacia.
Il dottor Barry L. Carter del Comitato NCJ 7 è stato un consulente di Brystol-Meyer Squibb.
Il dottor William C. Cushman ha ricevuto finanziamenti da Astra-Zeneca, Merck, Pfizer, Aventis, dalla GlaxoSmithKline e Boehringer Ingelheim, e ha fatto da consulente per Bristol-Myers Squibb, Sanofi, GlaxoSmithKline, Novartis, Pfizer, Solvay, Pharmacia, Takeda.
Il dott. Joseph L. Izzo del Comitato Esecutivo è stato relatore di Boehringer-Ingelheim, Merck, Pfizer, Astra-Zeneca, Solvay, Novartis, Forest e Sankyo. Ha ricevuto finanziamenti da Boehringer-Ingelheim, Merck, Astra-Zeneca, Novartis, GlaxoSmithKline, ed è stato consulente per Merck, Astra-Zeneca, Novartis.
Altri due medici del Comitato Esecutivo, i dottori Daniel W. Jones e Barry J. Materson, figurano intrallazzati con le industrie. Il primo ha fatto il consulente per Pfizer, Bristol-Myers Squibb, Merck e Novartis, il secondo per Merck, GlaxoSmithKline, Novartis, Bristol-Myers Squibb, Pfizer, Pharmacia, Boehringer-Ingelheim e Solvay.
Anche la dottoressa Suzanne Oparil, sempre del Comitato Esecutivo, ha ricevuto finanziamenti da Abbott Laboratories, Astra-Zeneca, Aventis, Boehringer-Ingelheim, Bristol-Myers Squibb, Eli Lilly, GlaxoSmithKline, Novartis, Merck, Pfizer, Sanofi, GD Searle, Wyeth-Ayerst, Solvay. E’ stata consulente di Bristol-Myers Squibb, Merck, Pfizer, Sanofi, Novartis e WyethAyerst e tra le altre cose figura anche nel Consiglio di Amministrazione della Texas Biotechnology Corporation.
Il dottor James R. Sowers ha ricevuto finanziamenti da Novartis e Astra-Zeneca, mentre il medico Jackson T. Wright ha ricevuto onorari come relatore da Aventis, Bayer, Bristol-Myers Squibb, Merck, Norvartis, Pfizer, GlaxoSmithKline e Solvay e finanziamenti direttamente da Aventis, Bayer, Bristol-Myers Squibb, Merck, Norvartis, Pfizer, GlaxoSmithKline e Solvay. Puntualmente, come sempre accade, una buona parte degli esperti che decidono vita e morte delle persone non risultano scevri da conflitti di interessi economici e finanziari con le industrie che vendono farmaci!

I colleghi in camice bianco questo non lo sanno, e se anche lo sapessero lo ignorerebbero in automatico perché oggi non è permesso mettere in discussione il paradigma della Scienza ufficiale, quella «basata sull’evidenza», cioè quella fagocitata e controllata dalle lobbies.
Uno lo fa a proprio rischio e pericolo, perché verrà escluso dal Sistema oppure radiato.

L’altro grosso problema è il popolo-gregge.
Purtroppo la maggior parte delle persone prende per oro colato quello che simili Comitati decidono, anche perché è stato inoculato dentro l’inconscio collettivo che la prevenzione è fare esami diagnostici da mattina a sera (i cui parametri sono decisi da loro e sono sempre in ribasso).
Il risultato di questa diabolica strategia di marketing è che le persone saranno convinte di essere malate, anche quando non lo sono!
Attualmente centinaia di milioni di persone sanissime stanno prendendo farmaci tossici e pericolosi perché convinti dal Sistema (e dagli esami diagnostici che questo mette a disposizione) di essere ammalate.
Una volta lo schiavo aveva la catena al piede o era rinchiuso in una gabbia, ed era consapevole della propria condizione. Oggi le persone respirano e trasudano paura da ogni cellula, immersi tra esami, screening e visite mediche.
Moderni schiavi che non sanno di esserlo perché la catena e le sbarre sono nella loro mente.

Anagrammando e contestualizzando il grandissimo Goethe: il miglior suddito per il Sistema è lo schiavo che pensa di essere libero, mentre per l’industria farmaceutica il miglior cliente è il sano che pensa di essere ammalato…

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Il monopolio della Salute

Il monopolio della Salute

pill

Le industrie farmaceutiche dedicano anni di lavoro e investono ingenti somme di denaro nello studio delle malattie, nella ricerca di principi terapeutici efficaci, nell’indagine tossicologica di farmaci candidati, in studi clinici e nell’immissione sul mercato dei prodotti in accordo con le autorità sanitarie. Sulla base di queste attività, le imprese che operano nel campo della ricerca farmacologica rivendicano il diritto di fissare autonomamente il prezzo dei farmaci e di detenerne il brevetto per vent’anni assicurandosi, così, il monopolio sulla commercializzazione. L’innovazione farmacologica, altrimenti, non potrebbe essere finanziata e lo sviluppo di nuovi medicinali non sarebbe possibile. Ma è veramente così?

Progresso nella lotta contro le malattie o invenzione delle patologie?

Il fatto che ci siano uomini che muoiono solo perché non possono accedere alle cure necessarie è un problema ampiamente dibattuto.

Il fatto che l’industria farmaceutica prediliga lo sviluppo di farmaci per la cura delle malattie tipiche dei paesi sviluppati che hanno un sistema sanitario funzionante, e trascuri, invece, i paesi a basso reddito costituisce un’ulteriore questione. L’abbondanza di medicinali per la cura di tutte le malattie reali e immaginarie delle popolazioni più ricche, pone sfide sempre maggiori sul piano economico per i nostri sistemi sanitari. Da un lato, a volte, si mettono in discussione i farmaci contro i sintomi del cambio di stagione, gli psicofarmaci per bambini iperattivi e lavoratori sotto stress o i tranquillanti per le popolazioni mentalmente instabili dei paesi sviluppati. Dall’altro, invece, la ricerca per una nuova cura per la tubercolosi è ferma al 1965 sebbene la vecchia terapia combinata spesso non sia efficace contro i germi multiresistenti e sia scarsamente tollerata. Ogni anno si ammalano di tubercolosi nove milioni di persone e ne muore un milione e mezzo. Si stima che i germi multiresistenti siano responsabili di 480.000 casi di infezione che non si risolvono con la terapia tradizionale. Ma questa è una malattia dei poveri. In Germania, si registrano ogni anno solo poco più di 4.000 casi.

L’industria non investe nemmeno nella ricerca su patologie che hanno una bassa incidenza, come le malattie orfane o rare. È uno sforzo troppo grande per un mercato troppo piccolo.

Da trent’anni, l’organizzazione indipendente Prescrire classifica i farmaci in sette gruppi in base dell’efficacia, su una scala che va da “effettivamente innovativo” a “non accettabile”. Dal 2000 al 2013, la percentuale di nuovi farmaci assegnata alla categoria “Ottimo” è stata pari a 0. In questa rientrerebbero anche quelli per il trattamento di malattie non curabili. Oltre la metà dei nuovi medicinali rientra nel gruppo “niente di nuovo” che include i cosiddetti farmaci equivalenti presentati come innovativi, ma che, invece, hanno subito modifiche minime rispetto a quelli esistenti già impiegati con successo, oppure comprende la combinazione di due preparati che viene presentata come nuova: vitamina C e Aspirina in un’unica compressa anziché due. Il 14% dei farmaci è stato definito “non accettabile” poiché hanno un’efficacia scarsa o nulla e sono potenzialmente dannosi per la salute.

Il prezzo della salute

La definizione del prezzo da parte della aziende non è affatto trasparente. Nel 2014, uno studio del Tufts, il Centro per lo studio dello sviluppo del farmaco, ha stabilito che servono 2,56 miliardi di dollari americani affinché un farmaco raggiunga il livello di maturità sul mercato. Le argomentazioni dei rappresentanti dell’industria farmaceutica e i principali attori politici fanno leva su questa cifra per giustificare i prezzi spesso proibitivi dei nuovi prodotti. Associazioni come Medici Senza Frontiere criticano la mancanza di trasparenza nei metodi alla base di questo studio sostenendo che non è chiaro come questo valore venga calcolato e nutrono seri dubbi sulla sua correttezza. L’esperienza dimostra che se i farmaci vengono sviluppati con finanziamenti pubblici, i costi sono inferiori di circa dieci volte. Tuttavia, gli sforzi affinché i prezzi siano determinati in maniera trasparente finora si sono rivelati vani.

Al momento, è particolarmente acceso il dibattito sulla “pillola da mille dollari”, il nuovo farmaco contro l’epatite C. Il suo costo è così elevato che paesi come la Svizzera hanno deciso che potrà essere somministrato solo a pazienti in cui l’infezione è in fase avanzata; oltre a non essere etica, si tratta di una scelta insensata. Ciò dimostra che anche le nazioni con un sistema sanitario funzionante si trovano tra due fuochi: da un lato, le richieste dell’industria farmaceutica e, dall’altro, la responsabilità morale verso i propri malati.

I brevetti farmaceutici

L’Accordo sugli aspetti commerciali dei diritti di proprietà intellettuale (TRIPS), in vigore dal 1995, ha fissato a vent’anni la durata di un brevetto per i nuovi prodotti, sia che si tratti di beni di consumo sia di prodotti farmaceutici. Il TRIPS, promosso dall’Organizzazione mondiale del commercio, impone anche ai paesi in via di sviluppo il recepimento delle leggi per la protezione dei brevetti ignorando, però, la diversità della loro struttura sociale ed economica.

Quando l’epidemia di HIV scoppiò in Africa e Asia colpendo milioni di persone che non avevano accesso al nuovo e costoso farmaco, l’indignazione della collettività portò a riconsiderare la questione della protezione dei brevetti farmaceutici. Nel 2001, venne firmata la Dichiarazione di Doha che introdusse delle deroghe per i paesi più poveri ai quali, ad esempio, venne concesso di posticipare l’adesione al TRIPS (fino al 2016). L’India, quindi, iniziò a produrre autonomamente farmaci generici, ma l’industria farmaceutica e i rappresentanti politici internazionali reagirono con disapprovazione sebbene fosse un suo diritto.

Come denunciato da Medici Senza Frontiere, se nessun’altra nazione ha poi seguito l’esempio dell’India è a causa della pressione dei finanziatori internazionali e dei paesi più sviluppati. L’industria farmaceutica, infatti, ha cercato in vari modi di cancellare le deroghe previste dalla Dichiarazione di Doha, ad esempio, attraverso la stipula di accordi commerciali bilaterali. Conosciuti come TRIPS Plus, questi accordi fissano la durata di un brevetto a vent’anni e, in certi casi, addirittura la prolungano. Europa e Stati Uniti hanno stipulato convenzioni ancora più restrittive con Brasile, Cina o alcune nazioni dell’America centrale impedendo, così, a molti cittadini l’accesso alle cure. Uno dei punti del TRIPS Plus stabilisce che i dati sulla sicurezza e sull’efficacia dei farmaci non vengano divulgati. In questo modo, un produttore di farmaci generici, una volta scaduto il brevetto, sarà costretto a condurre nuovamente costose ricerche cliniche prima di poter immettere sul mercato il proprio prodotto. Ciò non solo comporta costi elevati e un ulteriore aumento del prezzo, ma non è nemmeno etico per via dei rischi legati a un’inutile sperimentazione clinica sull’uomo e sugli animali.

Il futuro dell’innovazione farmaceutica

È fuori dubbio che l’industria farmaceutica abbia fornito un notevole contributo nel trattamento delle malattie cardiovascolari o dei tumori. Tuttavia, dovrebbe considerare che ai paesi in via di sviluppo è negata la necessaria assistenza e che una politica così aggressiva in materia di protezione dei brevetti porta addirittura a un peggioramento delle condizioni sanitarie. La domanda quindi non è «Quanto vale la nostra la salute?», ma «Può esistere un’industria orientata al profitto che garantisca a tutti il diritto alle migliori cure possibili?»

Si pensa ancora che se al mercato si dà carta bianca, farà in modo che tutti stiano bene. Si tratta, però, di una concezione neoliberale ormai confutata poiché un mercato senza restrizioni crea unicamente disuguaglianza e porta a un sistema di classi in cui solo le fasce di più ricche possono accedere alle cure migliori. Tuttavia, le convinzioni e le aspettative non muoiono e si crede ancora che solo l’industria sia in grado di creare innovazione. La massimizzazione del profitto è davvero l’unica o la principale forza motrice dello sviluppo delle cure sanitarie? Non sarebbe logico puntare meno sull’industria a favore di una ricerca indipendente e finanziata con fondi pubblici per produrre farmaci accessibili a tutti?

Esistono già progetti promettenti che promuovono soprattutto la ricerca nel campo delle malattie trascurate o rare. Medici Senza Frontiere, premiata con Nobel per la pace nel 1999, ha avviato la Campagna per l’accesso ai farmaci essenziali e, nell’ambito di questa, ha fondato la Drugs for Neglected Diseases initiative (DNDi) che dal 2007 ha già introdotto sul mercato diversi medicinali, innovativi ed economici, per la cura della malaria, della leishmaniosi e della malattia del sonno. Alla base di questa iniziativa c’è la collaborazione tra l’industria e la ricerca pubblica che, nei loro statuti, hanno sancito il divieto di brevettare i farmaci sviluppati. Il risultato è che non esiste concorrenza e si possono sfruttare vantaggi sconosciuti all’industria come la creazione di una fitta rete mondiale di ricercatori. Questa consente, ad esempio, ai pochi studiosi che si occupano di malattie rare di confrontarsi, scambiarsi idee e discutere delle difficoltà. Così si evitano ricerche parallele inutili e si promuove il processo creativo. I costi sostenuti per la produzione del farmaco finito diminuiscono e le tempistiche si accorciano. Queste iniziative ci indirizzano verso un futuro in cui lo sviluppo dei medicinali per la cura di malattie gravi, che causano ancora numerose morti, sarà indipendente dall’industria farmaceutica.

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DL Sviluppo.6 dicembre 2012. Abbuffata all’italiana

DL Sviluppo.6 dicembre 2012. Abbuffata all’italiana

Il magna magna sempre a danno dei cittadini.

Colazione pranzo e cena per tutte le tasche, ma non per i cittadini.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Proroga spiagge. Prorogate di 5 anni, sino al 2020, le concessioni demaniali balneari. Bocciata invece, dalla commissione Bilancio. ( cosa che certamente procurerà una bella multa dalla Commissione Europea, circa 650.ooo euro al giorno)

Cassa depositi e prestiti. Previsto il versamento a rate per il conguaglio che le Fondazioni bancarie dovranno al ministero dell’Economia per convertire le azioni privilegiate detenute di Cdp in azioni ordinarie. La Cassa depositi e prestiti dovrà poi fissare entro il 31 gennaio 2013 il rapporto di conversione e, nel caso non dovesse confermarsi alla pari, le Fondazioni potranno versare la differenza tra il valore di un’ordinaria e una privilegiata. ( Le fondazioni sono importanti, soprattutto se fungono da salvadanaio per i politici trombati)

Riforma delle banche popolari. Mantenimento del voto capitario come principio di democrazia economica, passa invece da 0,5% a 1% del capitale sociale della banca l’ampliamento del limite del possesso azionario per le persone fisiche. ( ma le persone fisiche non hanno diritto di voto e altre amenerie)

Raddoppio multe vertici banche. Raddoppiate a un minimo di 500 e un massimo di 5 mila euro le multe per gli amministratori delle banche che contraggono obbligazioni o compiono atti di compravendita con la banca amministrata senza l’autorizzazione all’unanimità del Consiglio di amministrazione e il voto favorevole di tutti i componenti dell’organo con funzioni di controllo.( Che gran danno che avranno, pagheranno solo un poco di più per continuare nei loro loschi affari )

Assicurazioni. Chi decide di non rinnovare la polizza Rc auto con la propria compagnia assicurativa per sceglierne un’altra avrà comunque diritto alla copertura nei 15 giorni successivi alla scadenza della polizza per consentirgli la stipula di una nuova polizza. ( ma non cambia nulla in merito ai recessi unilaterali che ti costringono  a stipulare contratti ex novo con aumenti vistosissimi)

Commercio oro anche per Poste Italiane. A Poste Italiane sarà consentito l’esercizio in via professionale del commercio di oro per conto proprio o per conto terzi, come accade per le banche. ) Sempre più banca non banca, e beanche contartto bancario ai dipendenti che beccano il solito 1200 euro al mese, standard dei poveracci per fare funzioni bancarie  con l’aggiunta dei servizi postali. Cioè competenza richiesta doppia di un dipendente bancario e stipendo metà)

‘Carta dei diritti’ accesso internet. Accesso a internet senza alcuna discriminazione o forma di censura attraverso una carta dei diritti. Nella carta saranno definiti i principi e i criteri volti a garantire l’accesso universale della cittadinanza alla rete internet senza alcuna discriminazione o forma di censura.( sta bene la non censura, ma col digital divide come la mettiamo? Solite parole per non cambiare nulla)

Ponte sullo stretto. Confluito nel decreto sviluppo il dl per il Ponte sullo stretto di Messina per una valutazione del progetto definitivo del ponte da parte della omonima Società. Necessaria l’informativa preventiva alle commissioni parlamentari per eventuali indennizzi nel caso in cui l’opera non venga realizzata. ( si farà per vederlo crollare. Sarà epico. Ma da Trapani a Agrigento si viaggia su treni con vagoni in legno tipo far west )

Libri digitali. Slitta di un anno e va al 2014 l’adozione obbligatoria dei libri in formato tutto digitale o misti. ( Tutti di corsa a comprare il Kindle o il tablet. Il fornitore lo decide  chi ? )

Biglietti dell’autobus con il telefonino. Sarà possibile acquistare i biglietti dell’autobus attraverso il cellulare, scalando il prezzo dalla scheda telefonica, anche prepagata.( Naturalmente l’appalto degli apparati NFC al miglior mazzettiere)

Arrivano ‘ausiliari’ anche in autostrada. Arrivano gli “ausiliari” anche per multare chi non paga i pedaggi autostradali. ( Avranno la maglietta e il monopattino per inseguire gli automobilisti. Ma chi non paga al casello ? )

Farmaci. Per i malati cronici o per un nuovo episodio di una patologia non cronica il medico non è tenuto a indicare in ricetta il solo principio attivo, ma può scegliere di inserire il nome specifico del farmaco. ( Solita stronzata, se un medicinale è medicinale, lo è e basta. Altrimenti si toglie dal prontuario. Ma a Big Pharma si deve pagare il pizzo, di pizzo o di piatto )

Scivolo per manager anche se società licenzia. Arriva lo scivolo alla pensione per i manager delle grandi aziende, anche quelle che licenziano. Lo prevede una norma del maxiemendamento allo Sviluppo sul quale il governo ha incassato la fiducia. Per accordarlo basterà l’ok delle associazioni sindacali di categoria. La norma a quanto si apprende riguarderebbe tra le altre Rai, Enel, Poste. La misura, però, è stata inserita nel maxiemendamento senza incassare prima il via libera della commissione Industria. Presentato come subemendamento a firma del senatore Maurizio Castro (Pdl) ma mai approvato, lo scivolo modifica la riforma del mercato del lavoro targata Fornero laddove prevedeva che “nei casi di eccedenza di personale, gli accordi tra datori di lavoro che impieghino mediamente più di quindici dipendenti e le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative a livello aziendale possono prevedere che, al fine di incentivare l’esodo dei lavoratori più anziani, il datore di lavoro si impegni a corrispondere ai lavoratori una prestazione di importo pari al trattamento di pensione che spetterebbe in base alle regole vigenti, ed a corrispondere all’Inps la contribuzione fino al raggiungimento dei requisiti minimi per il pensionamento”. ( Arrivano i nuovi Roller Coaster all’italiana.  Liquidazioni di lusso per mandarli a casa anche se hanno fatto danni, stavolta per legge. E i cinquantenni scomodi a pane e cipolla)

Sulla questione si è espresso anche l’autore del subemendamento, secondo cui “lo scivolo è costoso ma è uno strumento interessante per le imprese del dopo-Fornero intenzionate a razionalizzare i propri organici in un clima di confermata coesione sociale – ha detto Maurizio Castro – Potrebbe diventare oggetto di contrattazione aziendale attraverso meccanismi di tipo assicurativo”. ( e te pareva che le assicurazioni non venivano tirate in ballo. Chi salva i Li Gresti ? )

Assunzioni, no precedenza a lavoratori in mobilità. Non più diritto di precedenza per i lavoratori in mobilità nelle società che licenziano. Lo prevede il maxiemendamento allo Sviluppo sul quale il governo ha incassato la fiducia. Si modifica una legge del ’91 che prevedeva per i lavoratori in mobilità il diritto di precedenza in caso di assunzioni da parte dell’azienda. ( Il vecchietto dove lo metto ? A che serve la sua esperienza ? Tanto i giovanotti ne sanno di più, hanno fatto la Bocconi)

 




 

 

 

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