Referendum Costituzionale: il dualismo generalizzato boccia la politica che lo ignora Di Giuliano Resce – 28 dicembre 2016

Referendum Costituzionale:

il dualismo generalizzato boccia la politica che lo ignora

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Rendere snello l’Iter Legislativo ? La bufala referendaria

Rendere snello l’Iter Legislativo ?

La bufala referendaria

senato

Una delle tante bufale raccontata per tirare acqua al mulino del Si per le riforme, è l’affermazione di volere rendere più snello l’iter di approvazione delle leggi.  E’ stato ampiamente dimostrato che non è affato vero, anzi, tutto il contrario. E gli stessi fautori del sì, se fossero interrogati sul perchè, non saprebbero rispondere. E neppure potrebbero, ben  sapendo che in realtà i tempi si allungherebbero . Ma nella visione di un governo che ormai non incontra il consenso della maggioranza degli italiani, i tempi si accorcerebbero solo perchè l’esecutivo imporrebbe le sue oligarchiche decisioni al parlamente, il quale sarebbe solo una immagine riflessa al soldo del potere, con parlamentari nominati e non realmente eletti dai cittadini..

Non solo la maggior parte delle leggi vengono proposte dal governo, ma la
loro approvazione richiede un utilizzo elevato delle questioni di fiducia.

Sempre più spesso non solo le leggi che vengono approvate sono proposte dal governo, ma per assicurarsi il completamente di iter si fa ricorso allo strumento della fiducia.
In media, nelle ultime due legislatura, il 27% delle leggi approvate ha necessitato di un voto di fiducia, con picchi massimi raggiunti dal Governo Monti prima (45,13%) e Renzi poi (34,06%). Più “moderati” nell’utilizzo dello strumento i Governi Berlusconi (16,42%) e Letta (27,78%).
Se il rapporto fra leggi approvate e voti di fiducia è così alto (quasi una ogni tre), è perché su alcuni provvedimenti si è particolarmente abusato di questo strumento.
Sono 14 le leggi che hanno richiesto almeno 3 voti di fiducia per essere approvate. Il 50% risalgono al Governo Monti, il 35% al Governo Renzi e il restante 14,30% ai
Governi Berlusconi e Letta messi insieme.

Su questo argomento, ben approfondito risulta un rapporto di Open Polis riportato sotto e consultabile a questo link

Si legge poi nel rapporto che per l’approvazione finale di una proposta di legge ci vogliono in media 151 giorni qualora si tratti di una proposta del governo, e 375 in caso di iniziativa parlamentare. Oltre alla velocità con cui vengono approvate le leggi, un altro dato interessante è quello riguardo al rapporto tra leggi di iniziativa parlamentare e leggi di iniziativa governativa: per ogni legge parlamentare approvata, ne vengono approvate 36 di iniziativa governativa.

https://www.thesolver.it/pdf/Premierato_Italiana_Leggi.pdf

 

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Referendum, Trivelle ed altro

Referendum, Trivelle ed altro

Riporto l’ottimo articolo di   Gianni Comoretto,  ritenendo che sia uno specchio abbastanza chiaro ed esauriente sull’argomento delle trivelle e del referendum che ci vedrà impegnati Domenica 17 Aprile. Ben  argomentato e condivisibile.

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Domenica si deve andare a votare per il referendum, per il semplice fatto che votare è un diritto conquistato con il sangue dai nostri genitori o nonni, ed in nessun caso questo diritto deve essere svuotato per calcoli di convenienza di una o l’altra parte. Quindi uno può votare in un modo o nell’altro, o astenersi annullando la scheda, ma andare a votare è un dovere, perché resti un diritto.

Il referendum parla di concessioni di sfruttamento di giacimenti che siano a meno di 12 miglia dalla costa, impedendone il rinnovo al termine della concessione attualmente in vigore. Le concessioni di cui si parla sono 17. Altre 9 concessioni, appena rinnovate, continueranno l’attività per 30 anni circa in ogni caso.

Le 17 di cui sopra scadranno progressivamente quasi tutte nei prossimi 3-4 anni, e nel 2015 han prodotto 1,21 miliardi di metri cubi di gas, circa il 17,6% della produzione nazionale (il 2,1% dei consumi 2014). Tra queste, 4 concessioni hanno permesso anche una produzione di petrolio pari a 500.000 tonnellate, circa il 9,1% della produzione nazionale (0,8% dei consumi 2014). Queste concessioni, nel caso vincano i SÌ al referendum, non potranno essere rinnovate, e potranno essere prorogate solo in casi eccezionali. n generale le concessioni sfruttano perforazioni esistenti, ma non impediscono di fare nuove prospezioni, o di installare nuove piattaforme all’interno di una concessione esistente. Questo è esplicitamente previsto almeno per due concessioni.

La produzione di queste concessioni è in calo da anni. Il picco di produzione di gas, oltre 5 milioni di mc, è avvenuto per questi giacimenti nel 1998, e almeno dal 2005 la produzione sta calando, dimezzando ogni 5 anni circa. Quindi, referendum o no, in una decina d’anni la produzione sarà grossomodo 1/4 dell’attuale. Ed è abbastanza facile prevedere che una quota delle concessioni non verrà comunque rinnovata, per le rese troppo basse.

Le concessioni pagano royalties molto basse all’Italia, con una quota elevata di franchigia in cui non viene pagato nulla. Nel 2015 questa quota esente riguardava il 51% del gas e petrolio estratti, e con il calo delle rese questa quota è destinata ad aumentare. Il costo del referendum da solo corrisponde ad alcuni anni di royalties.

Nei prossimi anni dovrebbero succedere anche altre cose. Secondo gli accordi di Parigi sulla lotta ai cambiamenti climatici, ci siamo impegnati a ridurre le emissioni di CO2 del 40% nei prossimi 15 anni, ed entro il 2050 dovremo ridurle ad una frazione dell’attuale. I tagli ai consumi riguardano tutti i combustibili fossili. Il metano produce meno CO2 di petrolio e carbone, e quindi viene spacciato come meno dannoso, ma ha un impatto maggiore dovuto alle perdite nell’estrazione e distribuzione, essendo molto più efficace come gas serra. Alla fine non è meglio del resto. In ogni caso in prospettiva dovremo ridurne i consumi in modo abbastanza celere, se vogliamo rispettare gli impegni presi a Parigi, come si può vedere ad esempio da questo grafico (fonte: proiezione dei consumi energetici italiani, ENEA 2013).

Per riuscire a limitare il riscaldamento globale, quindi, non ci sono alternative a lasciare una grossa quota dei combustibili fossili sottoterra. Per rimanere nei limiti di 2 gradi di aumento della temperatura globale dovremo rinunciare all’80% del carbone, a circa un terzo del petrolio e a metà del metano attualmente sfruttabili. Quindi qualcuno dovrà necessariamente chiudere degli impianti di estrazione nonostante ci siano ancora riserve sfruttabili. È inevitabile, se non vogliamo finire arrosto.

Queste argomentazioni sono esposte da chi si occupa di riscaldamento globale (blog climalteranti) e di esaurimento delle risorse petrolifere (ASPO Italia), ma non si ritrovano granché tra i promotori del SÌ, che puntano invece sull’inquinamento, rischio di incidenti, danni al turismo. Di fatto questi rischi sono molto bassi. Proprio perché i giacimenti sono sfruttati, hanno una pressione bassa e non c’è un reale rischio di fuoriuscite. Le piattaforme non danneggiano l’ecosistema marino, almeno per come sono gestite, e rischi di inquinamento ben maggiori sono rappresentati dal trasporto di gas e petrolio. A fine vita le piattaforme possono servire come base per impianti eolici offshore.

I problemi occupazionali sono molto più complessi da valutare. Il comparto dà lavoro a 11 mila persone, ma nelle concessioni interessate ci lavora solo una parte. In ogni caso il declino dei giacimenti porterà a perdite di posti di lavoro, per cui stabilire quanti ne farebbe perdere il referendum è oggetto di troppe ipotesi ed interpretazioni per essere messo nei “fatti”.

Cosa succederebbe con una vittoria dei “si”, o dei “no”? Molto difficile dirlo. L’ENI probabilmente ha abbastanza voglia di abbandonare il settore italiano, che rende poco (anche se è comunque in attivo), e questo include le piattaforme oltre le 12 miglia. Il referendum potrebbe dare la scusa per farlo. I posti di lavoro nel settore sono comunque a rischio, come dicevo sopra si tratta di giacimenti in esaurimento, che sicuramente non dureranno ancora decenni. Ma dare la colpa al “si'” renderà più facile farlo. Oppure invece potrebbe spingere a una riconversione del settore.

Una vittoria del NO potrebbe sdoganare l’idea che l’Italia sia ricca di idrocarburi, e rilanciare i fantasiosi miti di una indipendenza energetica italiana. Affossando ancora di più le rinnovabili, che ormai soffrono di un attacco a tutto fronte. E chi se ne frega di Parigi e dei cambiamenti climatici, basta recuperare uno o due “diversamente esperti” che ti spieghino che il global warming è una bufala.

In questo la campagna referendaria per il NO è particolarmente preoccupante, perché si basa tutta sull’idea che senza quel gas non possiamo vivere, che non si può fare a meno di quel 2%, che le rinnovabili siano solo un’illusione, o che chi è contrario a rinunciare a quel 2% deve andare a piedi e chiudere il rubinetto del gas della cucina. Tutto questo non ha senso, perché dobbiamo fare 10 volte tanto, nel periodo in cui questo gas ci verrà a mancare (ed in buona parte mancherà comunque). Certo, il discorso è più complesso, e riguarda l’opportunità o meno di rinunciare a questi specifici giacimenti, ma nei prossimi anni dovremo rinunciare a molto più gas e petrolio, volenti o nolenti, referendum o no, di quanto ci diano queste concessioni. Non si discute.

Una vittoria dei Sì rilancerà invece le rinnovabili? Mi permetto di essere scettico a riguardo. Diciamo che ci spero. Come spero che una vittoria dei No non le affossi ulteriormente (il che mi sembra più probabile). In conclusione se questo referendum non si faceva era meglio, ma ora c’è e ce lo dobbiamo tenere.

Al di là quindi dell’impatto reale, che è molto modesto e comporterà alla fine la rinuncia ad una piccolissima frazione dei nostri consumi di gas e petrolio, il significato del referendum è politico, e dipende in modo fondamentale da come verrà letto. Cosa estremamente difficile da prevedere, quindi, come dicevo all’inizio, rispetto chi fa previsioni differenti dalle mie.

Un ragionamento più sensato è quello di chi sostiene che quel gas, che non estrarremo, lo dovremo importare, quindi scaricando su altri l’inquinamento. Ma il paradosso di Jevons è in agguato. Se non estrai del metano, non lo bruci, è pacifico. Se lo estrai, lo bruci, e quello che non lo importi lasci ad altri la possibilità di bruciarlo. Di fatto nessuno vorrà smettere di estrarre, perché significa rinunciare a dei guadagni. Abbiamo visto che dovremo rinunciare, nei prossimi anni, a ben più  di quanto verrà bloccato dal referendum. Ha senso dire che possiamo rinunciare ad un 20% delle nostre capacità estrattive, probabilmente meno visto il depauperamento dei giacimenti, quando dovremo ridurre i consumi del 75%, e quindi chiedere agli altri di lasciare sottoterra metà delle loro risorse di gas? O non è questo fare gli ecologisti con i soldi (delle estrazioni) degli altri?

Anche qui, stabilire se complessivamente estrarre o meno un milione di metri cubi l’anno stimoli o freni l’estrazione a livello globale credo sia questione da palla di vetro di mago Merlino. E probabilmente siamo sull’irrilevante. Ma i simboli, i segnali, forse contano.

 

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Lettera aperta in solidarietà al popolo greco

Lettera aperta in solidarietà al popolo greco

Επιστολή αλληλεγγύης στον ελληνικό λαό

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29 giugno 2015,

Un saluto alla popolazione greca tutta e, in particolar modo, alle nostre colleghe e ai nostri colleghi del mondo dell’istruzione, dell’università e della ricerca.

Chi vi scrive lo fa a poche centinaia di chilometri da dove vi trovate: eppure, se misurata col metro della consapevolezza e della preoccupazione per il futuro, anche questa breve distanza sembra sparire. E lo fa in giorni in cui ci ritroviamo, su quest’altra sponda del Mare Mediterraneo, a osservare con attenzione e apprensione le vicende che si susseguono nel vostro paese e intorno a esso.

Siamo studiose e studiosi, ricercatori e ricercatrici, docenti e scienziati degli atenei italiani. Alcuni tra noi si occupano di scienze umane e storiche, altri di scienze sociali, altri ancora di scienze matematiche, fisiche e naturali. Eppure ciascuno di noi condivide una forte riconoscenza nei confronti della cultura greca e della sua storia. Come potremmo altrimenti? È stata la Grecia la vera culla del pensiero occidentale, il crocevia di esperienze che ha generato per prima lo spirito dell’amore per la conoscenza, in ogni ambito del sapere. Tutte e tutti sappiamo perfettamente quanto la cultura e il pensiero greco abbiano contribuito a quell’originaria, vera spinta verso l’unità e la fratellanza degli esseri umani in questa parte del mondo. Tutti sappiamo che essa è la nostra radice, ben prima – e ben più – di ogni mito o ideologia che di volta in volta si è voluta fondativa per l’Europa.

Soprattutto, ognuno di noi condivide una seria preoccupazione per gli eventi che si stanno avvicendando in questi giorni, così come un profondo sdegno per il ricatto che vi è stato imposto dalla tecnocrazia dell’austerity, che ha ormai svelato il vero obiettivo della sua ferocia: quello di imporre un unico, fallimentare modello economico basato sull’annientamento della dignità umana.

Per questi motivi non possiamo non supportare il popolo greco in questa pagina difficile della sua storia. Siamo consapevoli che l’esito del referendum del 5 luglio prossimo, se come ci auguriamo si affermerà la vittoria del “NO”, porterà a un clima di confusione che si cercherà di strumentalizzare per far chinare il capo alle cittadine e ai cittadini greci. Per questo motivo ci impegniamo da subito, con questa lettera, a offrirvi la nostra solidarietà: non solo morale, ma anche nella forma di atti concreti. Ciò che mettiamo nero su bianco con queste parole è l’impegno, a titolo individuale e collettivo, a sostenervi e cooperare con voi per la ricostruzione della Grecia e la costruzione di un nuovo modello sociale, economico e politico, che attraversi e coinvolga anche quello snodo cruciale che è il mondo della conoscenza, in cui tutte e tutti noi lavoriamo.

Ci auguriamo che il popolo greco faccia la sua scelta in piena autonomia e dignità, mentre la solidarietà internazionale nei suoi confronti si rafforza e continua. Sappiamo che il mondo si sta indignando e mobilitando perché la Grecia possa dimostrare che un’Europa diversa – un mondo diverso – è davvero realizzabile, rifiutando l’aut-aut tra schiavitù al mercato o barbarie. Vogliamo esprimere a ciascuno di voi, e in particolare alle nostre colleghe e ai nostri colleghi, il nostro totale sostegno. Un ultimo appunto. Non troverete al termine di questa lettera il solito elenco di sole firme “prestigiose”: d’altronde, non è intenzione di chi vi scrive proporre la consueta dichiarazione di intenti, l’ennesima vetrina intellettuale destinata a lasciare il tempo che ha trovato. Perché la nostra vuole essere una promessa di solidarietà fattuale e incisiva, prologo a tempi nuovi e animati da uno spirito differente. Lo spirito di una nuova solidarietà tra i popoli dell’Europa e del Mediterraneo, in grado soprattutto, di costruire un sapere e un mondo nuovo, più giusto, più solidale, più libero.

Un enorme grazie a tutte e a tutti voi.

Επιστολή αλληλεγγύης στον ελληνικό λαό

[Μερικές μεταφράσεις της επιστολής είναι διαθέσιμες στα ιταλικά και γαλλικά / να υπογράψει την επιστολή, παρακαλώ γράψτε ricercaperlagrecia@gmail.com ]

29 Ιουνίου του 2015

Ένα χαιρετισμό σε όλο τον ελληνικό λαό και, ιδιαίτερα, στις συναδέλφους και στους συναδέλφους μας στον τομέα της εκπαίδευσης, των πανεπιστημίων και της έρευνας. Οι υπογράφοντες ζούν μερικές εκατοντάδες χιλιόμετρα από εκεί που ζεἰτε εσείς, και όμως, αν την μετρἠσουμε με το μέτρο της ευαισθητοποίησης και της ανησυχίας για το μέλλον, ακόμα και αυτή η μικρή απόσταση φαίνεται να εξαφανίζεται. Και αυτό συμβαίνει στις ημέρες μας, σ´αυτήν την άλλη πλευρά της Μεσογείου, ενώ παρατηρούμε με προσοχή και ανησυχία τα όσα συμβαίνουν στη χώρα σας και γύρω από αυτήν.

Είμαστε μελετητές και επιστήμονες, ερευνητές και ερευνήτριες, καθηγητές των ιταλικών πανεπιστημίων. Μερικοί από εμάς ασχολούνται με την φιλολογία και την ιστορία, άλλοι με τις κοινωνικές επιστήμες και άλλοι με τα μαθηματικά, τη φυσική τη βιολογία. Ωστόσο, ο καθένας μας μοιράζεται μια ισχυρή αναγνώριση προς τον ελληνικό πολιτισμό και την ιστορία του. Πώς αλλιώς μπορούμε να κάνουμε; Η Ελλάδα ήταν το αληθινό λίκνο της δυτικής σκέψης, το σταυροδρόμι των εμπειριών που δημιούργησαν για πρώτη φορά το πνεύμα της αγάπης για τη γνώση, σε κάθε τομέα της. Όλες και όλοι μας γνωρίζουμε πολύ καλά το πόσο η ελληνική κουλτούρα και η σκέψη έχουν συμβάλει σ ‘αυτή την αρχική, την πραγματική ώθηση προς την ενότητα και την αδελφοσύνη των ανθρώπων σε αυτό το μέρος του κόσμου. Όλοι μας γνωρίζουμε ότι αυτές είναι οι ρίζες μας, πολύ πριν – και πιο πολύ – απο κάθε μύθο ή ιδεολογία που θεωρήθηκαν θεμελιακοί για την Ευρώπη.

Πάνω απ ‘όλα, ο καθένας από εμάς μοιράζεται μια βαθιά ανησυχία για τα γεγονότα που εναλλάσσονται σε αυτές τις ημέρες, καθώς και μια βαθιά περιφρόνηση για τον εκβιασμό που έχει επιβληθεί από την τεχνοκρατία της λιτότητας, η οποία πια αποκάλυψε σήμερα τον αληθινό στόχο της αγριότητας της: να επιβάλει ένα ενιαίο, αποτυχημένο οικονομικό μοντέλο, βασισμένο στη συντριβή της ανθρώπινης αξιοπρέπειας. Για τους λόγους αυτούς, δεν μπορούμε να μην στηρίξουμε τον ελληνικό λαό σε αυτή τη δύσκολη σελίδα της ιστορίας του. Γνωρίζουμε ότι το αποτέλεσμα του δημοψηφίσματος στις 5 Ιουλίου, αν όπως ελπίζουμε θα επιβεβαιώσει τη νίκη του «ΟΧΙ», θα οδηγήσει σε ένα κλίμα σύγχυσης που θα προσπαθήσουν να εκμεταλλευτούν μερικοί για να υποχρεώσουν τις ελληνίδες και τους έλληνες πολίτες να σκύψουν το κεφάλι τους. Για το λόγο αυτό, δεσμευόμαστε από τώρα, με την επιστολή μας αυτή, να προσφέρουμε την αλληλεγγύη μας: όχι μόνο ηθική, αλλά και με τη μορφή συγκεκριμένης δράσης. Αυτά που βάζουμε στο χαρτί με αυτές τις λέξεις είναι η δέσμευση, ατομικά και συλλογικά, να σας υποστηρίξουμε και να συνεργαστούμε μαζί σας για την ανοικοδόμηση της Ελλάδα και την οικοδόμηση ενός νέου κοινωνικού, οικονομικού και πολιτικού προτύπου, που θα διασχίζει, αλλά και θα περικλείει τον κόσμο της γνώσης, στον οποίον όλες και όλοι μας εργαζόμαστε.

Ελπίζουμε ότι ο ελληνικός λαός θα αντιμετωπίσει την επιλογή του με πλήρη αυτονομία και αξιοπρέπεια, έχοντας υπ´όψιν του ότι η διεθνής αλληλεγγύη προς αυτόν ενισχύεται συνεχώς. Γνωρίζουμε ότι ο κόσμος είναι αγανακτισμένος και κινητοποιείται, γιατί η Ελλάδα μπορεί να αποδείξει ότι μια διαφορετική Ευρώπη – ένας διαφορετικός κόσμος – είναι πραγματικά εφικτοί στόχοι, απορρίπτοντας το τελεσίγραφο υποταγή-δουλεία στις αγορές ή βαρβαρότητα και αναρχία. Θέλουμε να εκφράσουμε στον καθένα από εσάς, και κυρίως στους και στις συναδέλφους μας, την πλήρη υποστήριξή μας. Μια τελευταία σημείωση. Δεν θα βρείτε στο τέλος της παρούσας επιστολής, τη συνήθη λίστα των διάσημων υπογραφών: δεν είναι πρόθεση των υπογραφόντων να προτείνουν μια συνήθη δήλωση προθέσεων, μια ακόμη πνευματική βιτρίνα χωρίς αντίκρυσμα. Η δικιά μας είναι μια υπόσχεση πραγματικής αλληλεγγύης, πρόλογος στη νέα εποχή και εμψυχώνεται από ένα διαφορετικό πνεύμα. Το πνεύμα μιας νέας αλληλεγγύης μεταξύ των λαών της Ευρώπης και της Μεσογείου, που θα είναι σε θέση να οικοδομήσει μια νέα γνώση και ένα καινούριο κόσμο, πιο δίκαιο, με περισσότερη αλληλεγγύη, πιο ελεύθερο. Ένα τεράστιο ευχαριστώ σε όλους και σε όλους εσάς.

Ζήτω η Ελλάδα!

Viva la Grecia!

Firmatari:

Fabrizio Rufo (Sapienza Università di Roma)

Carmela Morabito (Tor Vergata Università di Roma)

Mattia Della Rocca (Università di Pisa)

Sara Campanella (Sapienza Università di Roma)

Tiziana Sampietro (Fondazione Toscana Gabriele Monasterio – CNR, Pisa)

Enrico Campo (Università di Pisa)

Matteo Bianchi (Università degli Studi di Bergamo)

Anatole Pierre Fuksas (Università di Cassino)

Luca Ciccarese (Università di Pisa)

Giulia Frezza (Sapienza Università di Roma)

Alessandro Camiz (Sapienza Università di Roma)

Alfredo Coppa (Sapienza Università di Roma)

Silvia Martinelli (Max Planck Institute, Monaco)

Luciano Debiase (Sapienza Università di Roma)

Maria Teresa Fiorillo (Sapienza Università di Roma)

Marco Capocasa (Sapienza Università di Roma)

Martina Volpe (Sapienza Università di Roma)

Marco Oliverio (Sapienza Università di Roma)

Maria Enrica Danubio (Università degli Studi dell’Aquila)

Emore Paoli (Tor Vergata Università di Roma)

Francesca Ortu (Sapienza Università di Roma)

Filippo Terrasi (Seconda Università degli Studi di Napoli)

Marco Ramazzotti (Sapienza Università di Roma)

Alba Finocchiaro (Sapienza Università di Roma)

Carlo Baghetti (Université d’Aix-Marseille – Sapienza Università di Roma)

Simona Foà (Tor Vergata Università di Roma)

Viola Sansoni (Ludwig-Maximilians-Universität, Monaco)

Alessandro Bruccoleri (Sapienza Università di Roma)

Angela Spinelli (Tor Vergata Università di Roma)

Anna Painelli (Università di Parma)

Pietro Greco (Città della Scienza, Napoli)

Sergio De Iasio (Università di Parma)

Claude Albore Livadie (CNRS – Centre Camille Jullian, Aix-en-Provence)

Mariagabriella Pugliese (Università degli Studi di Napoli Federico II)

Fabio Di Vincenzo (Sapienza Università di Roma)

Mariella Flores (Università di Torino)

Giulio Starita (Seconda Università degli Studi di Napoli)

Federico Di Traglia (Università di Firenze – University of Bristol)

Anna Romani (Università di Pisa)

Angelo Piga (ICFO-The Institute of Photonic Sciences, Barcelona)

Lorenzo Fratino (Royal Holloway University of London)

Stefano Biagioni (Sapienza Università di Roma)

Renata Schiavo (University of Leiden)

Imma Iovinella (Università di Firenze)

Caterina Botti (Sapienza Università di Roma)

Rosanna Bonasia (Instituto Politécnico Nacional, Ciudad de México)

Cristina Padolecchia (Università di Genova)

Michele Mancarella (Université Paris Saclay – Université Paris Sud)

Dario Minervini (Università degli Studi di Napoli Federico II)

Alfonso Maurizio Iacono (Università di Pisa)

Agostino Carbone (Università degli Studi di Napoli Federico II)

Alberto Cappi  (INAF-Osservatorio Astronomico di Bologna)

Mattia Iunco (Universität Tübingen)

Vanda Bouché (Sapienza Università di Roma)

Andrea Cerroni (Università Milano-Bicocca)

Daniela Palma (ENEA, Roma)

Marco Sbardella (Università di Firenze)

Francesco Mercuri (Università di Bologna)

Mario Tiberi (Sapienza Università di Roma)

Luca Tanteri (Università di Firenze)

Francesco Verde (Sapienza Università di Roma)

Flaminia Sacca’ (Università degli Studi della Tuscia)

Stefania Tuzi (Sapienza Università di Roma)

Giusto Traina (Université Paris-Sorbonne- Institut Universitaire de France)

Eleonora Cavallini (Università di Bologna)

Francesco Mari (Université de Strasbourg)

Francesca Gazzano (Università di Genova)

Daniele Salvoldi (Freie Universität Berlin)

Alessandro Porchetta (Tor Vergata Università di Roma)

Marco Isopi (Sapienza Università di Roma)

Omar Coloru (ArScAn-HAROC Université de Paris-Ouest Nanterre La Défense)

Daniele Solvi (Seconda Università degli Studi di Napoli)

Francesco A.N. Palmieri (Seconda Università degli Studi di Napoli)

Petra Bernitsa (Sapienza Università di Roma)

Giovanni Balcet (Maison des Sciences de l’Homme, Paris – Università di Torino)

Ivan Davoli (Tor Vergata Università di Roma)

Leonardo Bargigli (Università di Firenze)

Manlio Maggi (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, Roma)

Valerio Casadio (Tor Vergata Università di Roma)

Marco Milanese (Università degli Studi di Sassari)

Roberta Spadaccini (Università degli Studi del Sannio)

Cristina Viano (CNRS, Université Paris-Sorbonne)

Carlo Natali (Università Ca’ Foscari Venezia)

Francesca Alice Vianello (Università di Padova)

Andrea Starbini (Sapienza Università di Roma)

Nicola Ciccoli (Università di Perugia)

Umberto Roberto (Università Europea di Roma)

Arianna Bagarini (Università degli Studi di Ferrara)

Maria Letizia Verola (Liceo Scientifico Ulisse Dini, Pisa)

Giuseppe Paternostro (Università degli Studi di Palermo)

Giacomo Raccis (Università di Bergamo)

Stefano Carlesi (Scuola Superiore Sant’Anna, Pisa)

Roberto Palaia (Istituto per il Lessico Intellettuale Europeo e Storia delle Idee, CNR – Roma)

Giorgio Manzi (Sapienza Università di Roma)

Immacolata Eramo (Università degli Studi di Bari Aldo Moro)

Corrado Petrocelli (Università degli Studi di Bari Aldo Moro – Università di San Marino)

Roberto Lo Presti (Humboldt-Universität, Berlin)

Francesco Gori (Università di Palermo)

Martina Petralli (Università di Firenze)

Francesco Biagi (Università di Pisa)

Alessandra Casamassima (Biblioteca del Senato della Repubblica, Roma)

Gioacchino Micheli (Istituto di Biologia e Patologia Molecolari, CNR – Pisa)

Carmela Roscino (Università degli Studi di Bari Aldo Moro)

Ida Oggiano (Istituto di Studi sul Mediterraneo Antico – CNR, Roma)

Rossella Caruso (Istituto Superiore per le Industrie Artistiche, Roma)

Luca Nivarra (Università degli Studi di Palermo)

Fausto Gozzi (LUISS Guido Carli, Roma)

Alessandro Angelucci (Università Gabriele d’Annunzio, Chieti-Pescara)

Giancarlo Poiana (Sapienza Università di Roma)

Antonio Caputo (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, Roma)

Maria Rosaria Marella (Università di Perugia)

Caterina Peroni (Università di Padova)

Luigi Punzo (Università di Cassino)

Cristina Sissa (Università di Parma)

Marcella Tambuscio (Università di Torino)

Giorgio Parisi (Sapienza Università di Roma)

Gabriele D’Avino (Université de Mons)

Paolo Anagnostou (Sapienza Università di Roma)

Cinzia Carta (Università di Bologna)

Andrea Volterrani (Tor Vergata Università di Roma)

Javier González Díez (Università di Torino)

Simona Sestito (Università di Pisa)

Simone Tulumello (Università di Lisbona)

Marica Setaro (Università di Firenze)

Arianna Sacerdoti (Seconda Università degli Studi di Napoli)

Anna Borghi (Università di Bologna – ISTC, CNR)

Matteo Di Gesù (Università di Palermo)

Daniele Maestrelli (Università di Firenze – Università di Pisa)

Alessandra Fiorio Pia (Università di Torino)

Marco Caiffa (Tor Vergata Università di Roma)

Ilaria Germano (Università degli Studi di Bari Aldo Moro)

Emanuele De Luca (Università di Trieste- Universidad de Valencia)

Gianfilippo De Astis (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Roma)

Gianluca Lattanzi (Università degli Studi di Bari Aldo Moro)

Michele Napolitano (Università di Cassino)

Andrea Lassandari (Università di Bologna)

Giovanni Re (Università di Torino)

Federico Martelloni (Università di Bologna)

Giovanni Orlandini (Università degli Studi di Siena)

Augusto Vigna Taglianti (Sapienza Università di Roma)

Tiziana Nazio (Università di Torino)

Simona Taliani (Università di Torino)

Andrea Gabrielli (Sapienza Università di Roma)

Paolo Scattolin (Università degli Studi di Verona)

Marco Merafina (Sapienza Università di Roma)

Roberta Ferritto (Reading University)

Matteo Viale (Università di Torino)

Bruno Bertolini (Sapienza Università di Roma)

Olivia Bonardi (Università degli Studi di Milano)

Antonio D’Onofrio (Seconda Università degli Studi di Napoli)

Valentina Pazé (Università di Torino)

Michelangelo Bovero (Università di Torino)

Lucilla Moliterno (Università di Torino)

Massimo Cuono (Università di Torino)

Guadalupe Salmoran (Università di Torino)

Manuela Derosas (Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, Bergamo)

Manuela Mari (Università di Cassino)

Luigi Bonacina (Université de Genève)

Alina Di Gesù (Università di Bologna)

Annamaria Deagostino (Università di Torino)

Elena Spangenberg Yanes (Sapienza Università di Roma)

Leonardo Micheli (University of Exeter)

Raul Mordenti (Tor Vergata Università di Roma)

Luca Galantucci (Newcastle University)

Francesco Pitocco (Sapienza Università di Roma)

Mattia Granata (Università degli Studi di Milano)

Silvia Pasqua (Università di Torino)

Paola Umbri (Sapienza Università di Roma)

Matteo Zaccarini (Università di Bologna)

Federica Tomassoni (Università di Bologna)

Andrea Allamprese (Università di Modena e di Reggio Emilia)

Bruno Pezzarossi (Scuola Superiore di Studi Giuridici, Università di Bologna)

Alessandro Ferretti (Università di Torino)

Nicoletta Taurian (Università di Trieste)

Salvatore Losco (Seconda Università degli Studi di Napoli)

Alberto Di Cintio (Università di Firenze)

Elena Ghibaudi (Università di Torino)

Marco Cosentino (Università dell’Insubria)

Mario Fiore (Istituto di Biologia e Patologia Molecolari – CNR, Roma)

Antonella Arena (Università di Messina)

Paola Stiuso (Seconda Università degli Studi di Napoli)

Maria Letizia Ruello (Università Politecnica delle Marche)

Piero Morpurgo (Liceo Giordano Bruno, Roma)

Ornella Cirillo (Seconda Università degli Studi di Napoli)

Francesco Spada (Sapienza Università di Roma)

Laura Stancampiano (Università di Bologna)

Sacri Moreno (Estación Biológica de Doñana – CSIC)

Maria Luisa Chirico (Seconda Università degli Studi di Napoli)

Claudio Rossi (Policlinico Umberto I – Sapienza Università di Roma)

Mario Caruso (Tor Vergata Università di Roma)

Marta Gomes de Souza (Sapienza Università di Roma)

Cinzia Battaggia (Sapienza Università di Roma)

Michela Santangelo (Università di Pisa)

Sara Sparagna (Università di Cassino)

Giulio Mino Marini (Università di Pisa)

Carlo Utzeri (Sapienza Università di Roma)

Franca Pelliccia (Sapienza Università di Roma)

Pasquale D’Alessio (Università di Napoli Federico II)

Vittorio Angiolini (Università degli Studi di Milano)

Vittorio Ferruzzi (Sapienza Università di Roma)

Stefano Tollari (Università dell’Insubria)

Silvia Ferrarese (Università di Torino)

Giovanni Bazzocchi (Università di Bologna)

Alessandra De Rossi (Università di Torino)

Vincenzo Desiderio (Seconda Università degli Studi di Napoli)

Mari D’Agostino (Università di Palermo)

Andrea Rodighiero (Università degli Studi di Verona)

Alessandra Filabozzi (Tor Vergata Università di Roma)

Patrizia Gentili (Sapienza Università di Roma)

Marta Morvillo (Università di Bologna)

Antonella Tramacere (Università di Parma)

Alessandra Montanini (Università di Parma)

Ranieri Urbani (Università di Trieste)

Barbara De Rosa (Università di Napoli Federico II)

Rosella De Salvia (Istituto di Biologia e Patologia Molecolare – CNR, Roma)

Marco Vighi (Università di Milano-Bicocca)

Sebastiano Ghisu (Università degli Studi di Sassari)

Mary Anne Tafuri (Sapienza Università di Roma)

Fernando Giobbe (Università di Napoli Federico II)

Alessandro Arienzo (Università di Napoli Federico II)

Chiara Ingrosso (Seconda Università degli Studi di Napoli)

Matilde Sicuranza (Università di Napoli Federico II)

Andrea Ilari (Istituto di Biologia e Patologia Molecolare – CNR, Roma)

Stefania Cocco (Università Politecnica delle Marche)

Rolando Dromundo (Università di Pisa)

Roberto Pirisi (Scuola Normale Superiore, Pisa)

Francesca Di Rosa (Sapienza Università di Roma)

Aniello Lampo (ICFO-The Institute of Photonic Sciences, Barcelona)

Petronia Carillo (Seconda Università degli Studi di Napoli)

Enrico Cundari (Istituto di Biologia e Patologia Molecolare – CNR, Roma)

Alessandro Bianchi (Università degli Studi di Bari Aldo Moro)

Giuseppe Saccomandi (Università di Perugia)

Augusto Amici (Università di Camerino)

Salvatore Palidda (Università di Genova)

Antonio Fantoni (Sapienza Università di Roma)

Elga Riccardi (Università di Camerino)

Giorgio Tassinari (Università di Bologna)

Franca Gusmini (Liceo Classico “Tito Livio”, Milano)

Velia Minicozzi (Tor Vergata Università di Roma)

Andrea Perali (Università di Camerino)

Lucio Pellacani (Università di Roma La Sapienza)

Danila Moscone (Tor Vergata Università di Roma)

Giuseppe Palleschi (Tor Vergata Università di Roma)

Elisabetta Meacci (Università di Firenze)

Tiziana Drago (Università degli Studi di Bari Aldo Moro)

Piero Totaro (Università degli Studi di Bari Aldo Moro)

Angela Drago (Università degli Studi di Bari Aldo Moro)

Alessandro Cattabiani (LMT-ENS Cachan)

Stella Agnoli (Sapienza Università di Roma)

Daniela Gigante (Università di Perugia)

Isabella Passariello (CIRCE Laboratory – INNOVA)

Maria Francesca Petrocchi (Università degli Studi della Tuscia)

Giulio Cattarin (Politecnico di Milano)

Andrea Amadei (Tor Vergata Università di Roma)

Antonella Friscini (Università del Salento)

Cecilia Mannironi (Istituto di Biologia e Patologia Molecolare – CNR, Roma)

Lucia G. Quagliano (Consiglio Nazionale delle Ricerche, Roma)

Roberto Scandurra (Sapienza Università di Roma)

Dino Costa (Università di Messina)

Mariangiola Dezani-Ciancaglini (Università di Torino)

Barbara Illi (Istituto di Biologia e Patologia Molecolare – CNR, Roma)

Pierangelo Crucitti (Società Romana di Scienze Naturali)

Alessandro Bartoloni (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia)

Haralabos Tsolakis (Università di Palermo)

Ernesto d’Albergo (Sapienza Università di Roma)

Piero Di Girolamo (Università degli Studi di Teramo)

Fabrizio Tonello (Università di Padova)

Francesca Bianco (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia)

Flavia De Nicola (Università del Sannio)

Giorgio Lo Feudo (Università della Calabria)

Margherita Calò (Università di Messina)

Antonella Bandiera (Università di Trieste)

Manfredi Longo (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia)

Walter D’Alessandro (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia)

Riccardo Narducci (Tor Vergata Università di Roma)

Vito Francesco Polcaro (INAF-IAPS)

Federico Oliveri (Centro Interdisciplinare Scienze per la Pace- Università di Pisa)

Rosella Nave (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia)

Carlo Magni (Sapienza Università di Roma)

Ernesto Burgio (European Cancer and Environment Research Institute, Bruxelles)

Alessandro Teta (Sapienza Università di Roma)

Lidia Lo Schiavo (Università di Messina)

Veronica Morea (Sapienza Università di Roma)

Maddalena Andreussi (Sapienza Università di Roma)

Riccardo Adami (Politecnico di Torino)

Margherita Eufemi (Sapienza Università di Roma)

Claudio Marchese (Università di Messina)

Piera Rella (Sapienza Università di Roma)

Sara Bressi (EPFL, Lausanne)

Federico Aschieri (Technische Universität Wien)

Michele Correggi (Università degli Studi di Roma 3)

Mariantonietta Intonti (Università degli Studi di Bari Aldo Moro)

Giulio Moini (Sapienza Università di Roma)

Giulia Pavan (Tor Vergata Università di Roma)

Lorenzo Zamponi (Istituto Universitario Europeo, Firenze)

Giulia Volpe (Tor Vergata Università di Roma)

Guido Bonino (Università di Torino)

Tamara Bruni (Sapienza Università di Roma)

Ervino Cus (Università di Trieste)

Jolanda Guardi (Universitat Rovira i Virgili, Tarragona)

Gianni Piazza (Università di Catania)

Stefano A. E. Leoni (Conservatorio Giuseppe Verdi, Torino – Università di Urbino Carlo Bo)

Franco Praussello (Università di Genova)

Raffaele Spiezia (Seconda Università degli Studi di Napoli)

Marco Biffoni (Sapienza Università di Roma)

Romeo Carabelli (Université de Tours)

Roberta Cipollini (Sapienza Università di Roma)

Marco Vignudelli (Università di Bologna)

Luisa Brucale (Università di Palermo)

Francesco Correale (CNRS, Tours)

Giuseppe Longo (Università degli Studi di Napoli Federico II)

Joselle Dagnes (Università di Torino)

Alessandra Ciattini (Sapienza Università di Roma)

Roberto Cavarra (Sapienza Università di Roma)

Silvia Morante (Tor Vergata Università di Roma)

Maria Assunta Casalino (Università degli Studi di Roma 3)

Monica Piras (Università di Cagliari)

Ezio Laconi (Università di Cagliari)

Stefano Manfredda (Università di Cagliari)

Mauro Federico (Università di Messina)

Vincenza Ferrara (Sapienza Università di Roma)

Giuseppe Maimone (Università di Catania)

Gabriella Baptist (Università di Cagliari)

Ferruccio Damiani (Università di Torino)

Emilia Mauriello (Laboratoire de Chimie Bactérienne – CNRS)

Steve Buckledee (Università di Cagliari)

Sabrina Fusari (Università di Bologna)

Maria Pascale (IPPSAR Commerciale “De Carolis”, Spoleto)

Sebastiano Pennisi (Università di Cagliari)

Giovanna Romeo (Sapienza Università di Roma)

Luciano Gallino (Università di Torino)

Umberto Albarella (University of Sheffield)

Chiara Angiolini (Università Ca’ Foscari Venezia)

Giovanni Destro Bisol (Sapienza Università di Roma)

Cecilia Maria Totti (Università Politecnica delle Marche)

Simone Contiero (ITIS Marconi, Pontedera – Università di Pisa)

Laura Bettini (Sapienza Università di Roma)

Cristina Chiavari (Università di Bologna)

Clara Urzi (Università di Messina)

Silvia Damiano (Università di Camerino)

Mara Maggiulli (Liceo Classico “Oriani”, Corato)

Deborah Ciero (Sapienza Università di Roma)

Miriam Melis (Università di Cagliari)

Giuseppe Musumeci (Università di Catania)

Carmelo Cedrone (Comitato Economico e Sociale Europeo, Bruxelles)

Giuseppe Forte (Università di Catania)

Umberto Marini Bettolo (Università di Camerino)

Lucia Zabatta (ISFOL – Istituto per lo Sviluppo della Formazione e dell’Orientamento dei Lavoratori)

Vincenzo Fiore (University College London)

Bianca Colonna (Sapienza Università di Roma)

Andrea Piras (Università di Bologna)

Enrico Pasini (Università di Torino)

Ilaria Agostini (Università di Bologna)

Fabrizio Ricci (Consiglio Nazionale delle Ricerche)

Agostino Cilardo (Università degli Studi di Napoli L’Orientale)

Antonio Pioletti (Università di Catania)

Filomena Viviana Tagliaferri (Institute of Mediterranean Studies – Foundation for Research and Technology, Hellas. Rethymno)

Domenico Antonio Cusato (Università di Catania)

Teresa Sardella (Università di Catania)

Paola D’Alconzo (Università degli Studi di Napoli Federico II)

Concetta Sipione (Università di Catania)

Giovanna Caltagirone (Università di Cagliari)

Marco Barbieri (Università di Foggia)

Salvatore Giuffrida (Università di Catania)

Alessandro Campus (Tor Vergata Università di Roma)

Chiara Concolino (Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano)

Mauro Majone (Sapienza Università di Roma)

Giorgio Graziani (Sapienza Università di Roma)

Bernardina Sani (Università di Siena)

Andrea Imperia (Sapienza Università di Roma)

Giuseppe Giudice (Università degli Studi di Napoli Federico II)

Barbara Nelli (Università degli Studi dell’Aquila)

Roberto Feuda (Caltech)

Carlo Di Marco (Università di Teramo)

Maria Giovanna Musso (Sapienza Università di Roma)

Laura Saija (Università degli Studi di Catania)

Fabiana Arduini (Tor Vergata Università di Roma)

Enzo Cicero (Università di Messina)

Lorenzo Pagliano (Politecnico di Milano)

Cesare Manetti (Sapienza Università di Roma)

Renata Morresi (Università di Macerata)

Andrea Manganaro (Università di Catania)

Silvia Cristaldi (Università Kore di Enna)

Maria Rosa Cremonesi (I.S. d’Arco – d’Este)

Lucia Aquilanti (Università Politecnica delle Marche)

Enrico Bolzoni (Università di Bologna)

Stefano Salvia (Università di Pisa)

Assunta Matassa (Università di Torino)

Paolo De Santis (Università degli Studi di Roma 3)

Claudia Tagliavia (ISFOL – Istituto per lo Sviluppo della Formazione e dell’Orientamento dei Lavoratori)

Marco Ghimenti (Università di Pisa)

Concepcion Rubies (Università di Bologna)

Paolo Favilli (Università di Genova)

Leonardo Varvaro (Università degli Studi della Tuscia)

Luca Leuzzi (Istituto di Nanotecnologia – CNR, Roma)

Angelo D’Orsi (Università di Torino)

Sergio Brenna (Politecnico di Milano)

Salvatore Iaccarino (Università di Pisa)

Ana Urbiola (Universidad de Granada)

Paolo Castorina (Università di Catania)

Alessandra Pagliarani (Università di Bologna)

Ilaria Damiani (Tor Vergata Università di Roma)

Lorenzo Brusca (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia)

Daniele Cinti (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia)

Giorgio Demurtas (Sapienza Università di Roma)

Alessandra Bernardini (Università di Cagliari)

Anna Cusano (Sapienza Università di Roma)

Bruno Paparatti (Università degli Studi della Tuscia)

Stefania Ursida (Università di Torino)

Claudio Scaletta (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia)

Gianfranco Bocchinfuso (Tor Vergata Università di Roma)

Maria Foti (Università di Messina)

Emanuele Pontecorvo (Sapienza Università di Roma)

Fabio De Nardis (Università del Salento)

Venerando Pistarà (Università di Catania)

Fabio Mencarelli (Università della Tuscia)

Giovanna Filosa (ISFOL – Istituto per lo Sviluppo della Formazione e dell’Orientamento dei Lavoratori)

Gaetano Bucci (Università degli Studi di Bari Aldo Moro)

Antonella Ghersetti (Università Ca’ Foscari Venezia)

Stefania Arcara (Università di Catania)

Ignazio Sanna (Università di Cagliari)

Maria Marcella Tripodo (Università di Messina)

Gioacchino Francesco La Torre (Università di Messina)

Maria Luisa Barcellona (Università di Catania)

Stefano Catucci (Sapienza Università di Roma)

Anna Maria Giammarioli (Istituto Superiore di Sanità, Roma)

Chiara Lastoria (Tor Vergata Università di Roma)

Daniela Marsili (Istituto Superiore di Sanità, Roma)

Alessandra De Cesaris (Sapienza Università di Roma)

Filippo Gravagno (Università di Catania)

Antonucci Massimo (Istituto Superiore di Sanità, Roma)

Vito Marco Lamorgese (Istituto Superiore di Sanità, Roma)

Eloise Longo (Istituto Superiore di Sanità, Roma)

Giovanni Martines (Università di Cagliari)

Gianna Foschi (Tor Vergata Università di Roma)

Ilaria Damiani (Tor Vergata Università di Roma)

Maria Clara Nucci (Università di Perugia)

Franco Giovannelli (Istituto di Astrofsica e Planetologia Spaziali, Roma)

Marielle Martiniani-Reber (Musée d’Art et d’Histoire, Genève)

Mauro Di Mario (Tor Vergata Università di Roma)

Chiara Marcella Polcaro (Istituto Metodologie Chimiche – CNR, Roma)

Barbara Caccia (Istituto Superiore di Sanità, Roma)

Piero G. Giulianini (Università di Trieste)

Pablo Riviere-Marichalar (ESAC/ESA, Madrid)

Michela Becchis (Tor Vergata Università di Roma)

Fabio Fossa (Università di Pisa)

Francesca Urbani (Istituto Superiore di Sanità, Roma)

Manuela Nazzari (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia)

Rinaldo Cervellati (Università di Bologna)

Maria D. Caballero-Garcia (Czech Technical University, Prague)

Carlos Eiroa (Universidad Autonoma de Madrid)

Maria Grazia Meriggi (Università di Bergamo)

Inma Dominguez (Universidad de Granada)

Simone Ciuffi (Università di Firenze)

Domenico Di Mauro (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia)

Teodoro Roca Cortés (Universidad de La Laguna, Tenerife)

Caterina Fattorusso (Università degli Studi di Napoli Federico II)

Luis M. Sarro (Universidad Nacional de Educación a Distancia, Madrid)

Nora Loiseau (ESAC, Madrid)

Vito Antonio Liturri (Sapienza Università di Roma)

Luigi Capuozzo (Sapienza Università di Roma)

Paolo Pini (Università di Ferrara)

Rosa Ruscitti (Consiglio Nazionale delle Ricerche)

Giacomo Fiumara (Università di Messina)

José S. Gómez Soliño (Universidad de La Laguna, Tenerife)

Maria Derme (Sapienza Università di Roma)

Alessandro Pelizzola (Politecnico di Torino)

Elisabetta Mattei (Istituto di Biologia Cellulare e Neurologia – CNR, Roma)

Sarah Rodriguez (Institut de Recherche en Astrophysique et Planétologie, Toulouse)

Anna Lisa Basso (Istituto di Biologia Cellulare e Neurologia – CNR, Roma)

Nicola Fantini (Consiglio Nazionale delle Ricerche)

Ilaria Schiavoni (Istituto Superiore di Sanità, Roma)

Maria Grazia Giansanti (Istituto di Biologia e Patologia Moelcolari – CNR)

Hipólito Delgado Rodríguez (Universidad de La Laguna, Tenerife)

Claudio Vitturini (Sapienza Università di Roma)

Mario Fiore (Sapienza Università di Roma)

Gabriella Liberati (Consiglio Nazionale delle Ricerche)

Félix J. Ríos (Universidad de La Laguna, Tenerife)

Ruggero Casacchia (Consiglio Nazionale delle Ricerche)

Patrizia Mignucci (Consiglio Nazionale delle Ricerche)

Cinzia Spaziani (Consiglio Nazionale delle Ricerche)

Antonio Carnassa (Consiglio Nazionale delle Ricerche)

Donato Cioli (Istituto di Biologia Cellulare e Neurologia – CNR, Roma)

Massimo Adriani (Istituto Nazionale Per Studi Ed Esperienze Di Architettura Navale Vasca Navale – CNR, Roma)

Pasquale Saldarelli (Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante – CNR, Bari)

Fabio Palmieri (Consiglio Nazionale delle Ricerche)

Giorgio Dilecce (Istituto di Nanotecnologia – CNR, Bari)

Andrea Pellegrini (Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima – CNR, Lecce)

Monica Zucchi (Consiglio Nazionale delle Ricerche)

Alberto Molino Benito (Instituto de Astronomia y Geofisica – Universidad de Sao Paulo)

Rosa Maria Spitaleri (Istituto per le Applicazioni del Calcolo – CNR, Roma)

Fabio Villani (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia)

Tiziana De Carolis (Sapienza Università di Roma)

Stephen Monna (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia)

Renato Foschi (Sapienza Università di Roma)

Carlo Salerno (Istituto di Ricerca Sulle Acque – CNR)

Eddo Rugini (Università degli Studi della Tuscia)

Andrea Capocci (Sapienza Università di Roma)

Lidia de Bari (Istituto di Biomembrane e Bioenergetica – CNR, Bari)

Sabino Maggi (Istituto di Ricerca sulle Acque – CNR, Bari)

Aurora Colina (Sapienza Università di Roma)

Stefano Velia (Istituto Superiore di Sanità, Roma)

Roberto Fattorusso (Seconda Università degli Studi di Napoli)

Marzio Zapparoli (Università degli Studi della Tuscia)

Miguel de Val-Borro (Princeton University)

Rodolfo Negri (Sapienza Università di Roma)

Stefania Furia (ENEA – Centro Ricerche Ambiente Marino, La Spezia)

Rossella Cossu (Istituto per le Applicazione del Calcolo – CNR, Roma)

Luis Fernando Lanz (Instituto de Física de Cantabria, Santander)

Valerio Cordiner (Sapienza Università di Roma)

Concetta Giancola (Università degli Studi di Napoli Federico II)

Giancarlo Sciascia (Fondazione Bruno Kessler)

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Tsipras indice referendum. Il discorso alla nazione.

Tsipras indice referendum. Il discorso alla nazione.

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Il discorso di Alexis Tsipras alla Nazione, in cui annuncia l’indizione di un referendum, da tenersi il 5 Luglio 2015, chiedendo ai greci se accettare o meno le misure richieste dalla Troika per permettere loro di rimanere nella comunità europea. Un esempio di democrazia, previsto anche dagli statuti europei, ma a quanto pare, non da FMI – BCE – CE.

Cittadini greci,
Negli ultimi sei mesi, il governo greco sta conducendo una battaglia in condizioni di asfissia economica senza precedenti, al fine di attuare il suo mandato, quello del 25 gennaio.
Il mandato di negoziare con i nostri partner per realizzare la fine dell’austerità , e per la prosperità e la giustizia sociale.
Per un accordo sostenibile che rispetti la democrazia, così come le norme europee, e che porterà ad una definitiva uscita dalla crisi.
Durante i negoziati, ci hanno più volte chiesto di attuare le politiche-memorandum concordate dai governi precedenti, nonostante il fatto che siano state inequivocabilmente condannate dal popolo greco nelle recenti elezioni.
Non abbiamo mai considerato di cedere, neanche per un momento. Di tradire la vostra fiducia.
Dopo cinque mesi di trattative difficili, i nostri partner hanno presentato una proposta-ultimatum alla riunione dell’Eurogruppo, prendendo di mira la democrazia greca e il popolo greco.
Un ultimatum che va contro i principi ed i valori fondanti dell’Europa. I valori del nostro progetto comune europeo.
Al governo greco è stato chiesto di accettare una proposta che aggiungerà nuovo peso insopportabile sulle spalle del popolo greco, e che metterà a repentaglio la ripresa dell’economia greca e la società, non solo per alimentare l’incertezza, ma anche esacerbando ulteriormente le disuguaglianze sociali.
La proposta delle istituzioni comprende misure che deregolamentano ulteriormente il mercato del lavoro, tagli alle pensioni, e ulteriori riduzioni dei salari del settore pubblico,come pure un aumento dell’IVA sui prodotti alimentari, ristoranti e turismo, eliminando le agevolazioni fiscali delle isole greche.
Queste proposte-che violano direttamente l’acquis sociale europeo ed i diritti fondamentali al lavoro, l’uguaglianza e la dignità, dimostrano che alcuni partner e membri delle istituzioni, non sono interessati a raggiungere un accordo praticabile e utile per tutte le parti, ma piuttosto l’umiliazione del popolo greco.
Queste proposte illustrano soprattutto l’insistenza del Fondo Monetario Internazionale sulle misure di austerità dure e punitive. Ora è il momento per le principali potenze europee di dimostrare di essere  all’altezza della situazione e prendere iniziativa per porre fine definitivamente alla crisi del debito greco, una crisi che colpisce altri paesi europei, minacciando il futuro dell’integrazione europea.
Cittadini greci,
Siamo di fronte ad una responsabilità storica di non lasciare che le lotte ed i sacrifici del popolo greco siano stati inutili, e per rafforzare la democrazia e la nostra sovranità nazionale. E questa responsabilità pesa su di noi.
La nostra responsabilità per il futuro del nostro paese.
Questa responsabilità ci obbliga a rispondere all’ultimatum in base alla volontà sovrana del popolo greco.
All’inizio di questa sera, il Gabinetto è stato convocato e mi ha proposto un referendum, in modo che il popolo greco possa decidere.
L mia proposta è stata accettata all’unanimità.
Domani, il Parlamento terrà una riunione straordinaria per ratificare la proposta del Governo per un referendum che si terrà Domenica prossima, il 5 luglio. La questione sulla scheda elettorale sarà se la proposta delle istituzioni dovrebbe essere accettata o rifiutata.
Ho già informato il presidente francese, la cancelliera tedesca e il presidente della BCE della mia decisione, mentre domani chiederò una breve proroga del programma, in preparazione, da parte dei leader della UE e le istituzioni, in modo che il popolo greco  possa decidere senza pressioni e ricatti, come previsto dalla Costituzione del nostro paese e dalla tradizione democratica dell’Europa.
Cittadini greci,

Invito voi a decidere, come vuole la sovranità e la dignità della storia greca, se dobbiamo accettare l’ultimatum esorbitante che richiede una rigorosa e umiliante austerità senza fine, e senza la prospettiva di rimanere in piedi sulle nostre gambe, socialmente e finanziariamente.
Dobbiamo rispondere all’autoritarismo e dura austerità con la democrazia, con calma e con decisione.
La Grecia, la culla della democrazia, deve inviare un messaggio democratico clamoroso alla comunità europea e mondiale.
E mi impegno personalmente che rispetterò l’esito della vostra scelta democratica, qualunque essa sia.
Sono assolutamente fiducioso che la vostra scelta onorerà la storia del nostro paese e invierà un messaggio di dignità a tutto il mondo.
In questi tempi difficili, tutti noi dobbiamo ricordare che l’Europa è la casa comune di tutti i suoi popoli.
Che in Europa non ci sono proprietari e ospiti.
La Grecia è, e rimarrà, parte integrante dell’Europa, e l’Europa parte integrante della Grecia.
Ma un’Europa senza democrazia sarà un’Europa senza identità e senza una bussola.
Chiedo a tutti voi di agire con l’unità nazionale e compostezza, e di prendere una decisione degna.
Per noi, per le generazioni future, per la storia greca.

 

Traduzione del Team The Solver

 

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La battaglia contro l’austerità continua

La battaglia contro l’austerità continua

Comitato promotore del referendum “Stop austerità

stopausterita

Ancheil nostro sito ha sostenuto il referendum “Stop austerità”. Non poteva essere diversamente, considerato che da sempre abbiamo sempre avversato le politiche fiscali restrittive adottate in Italia e in Europa, e mostrato in che modo esse accentuano il profilo della crisi. Anche noi continueremo la battaglia contro l’austerità, provando a dare un contributo critico e scientifico a favore di una svolta di politica economica espansiva, che possa rimettere in moto la crescita e puntare alla piena occupazione.

Comunicato stampa del Comitato referendario Stop Austerità

Sedici europeisti, seppur con orientamenti politici e culturali diversi tra di loro, uniti nella critica all’attuale politica economica prevalente nel continente, dopo le elezioni europee hanno deciso di promuovere un referendum, “Stop Austerità”, per modificare la legge 243/2012, recante disposizioni per l’attuazione del principio del pareggio di bilancio ai sensi dell’articolo 81 della Costituzione. È così che è cominciata la nostra battaglia all’ottusa austerità, con due idee forti di fondo a guidarci. La prima è che non eravamo convinti che la ripresa europea fosse iniziata né che gli effetti depressivi dell’austerità fossero finiti. Avevamo ragione, come ha dimostrato il crescente drammatico andamento della disoccupazione e l’avvio della deflazione in Italia e in Europa. La seconda era la convinzione della necessità di trovare un modo per far pronunciare il popolo italiano, facendogli esprimere il suo giudizio su quelle politiche di austerità approvate in Parlamento la vigilia di Natale del 2012, in tutta fretta e di nascosto. Il rischio era quello che l’attuale crisi economica si legasse sempre più ad una crisi sociale ed entrambe ad una vera e propria crisi della democrazia. Un rischio sempre più reale col passare del tempo. Nel mese di luglio è partita la raccolta delle firme nel silenzio dei mezzi di comunicazione. Da settembre siamo riusciti ad attirare sul referendum l’attenzione crescente dell’opinione pubblica, anche a fronte del peggiorare persistente delle condizioni economiche in cui versano il Paese e l’Europa. Il quesito su cui abbiamo raccolto più firme (quello che intende abrogare la corrispondenza dell’equilibrio di bilancio con l’obiettivo a medio termine concordato in sede europea) ne conta circa 400.000. I quattro quesiti hanno raccolto, nel loro complesso, poco più di 1.500.000 firme. Il nostro ringraziamento va a tutti i cittadini che si sono impegnati con la loro firma ed il loro lavoro affinché l’iniziativa avesse successo. E’ un risultato importante che ci porta a non desistere e a rilanciare, per sostenere una linea di politica economica alternativa per l’Europa e l’Italia. Una politica economica espansiva, necessaria per i paesi europei ma anche per il mondo intero. Molti sondaggi ci confortano: la propensione di disponibilità a votare i nostri referendum è fra le più alte, negli ultimi vent’anni, tra tutti i referendum abrogativi testati (ed è significativamente più alta della partecipazione alle ultime elezioni europee). L’attuale volontà di non rispettare appieno i dettami del Fiscal Compact, specie in Francia ed in Italia, mentre conferma la giustezza ed il tempismo della nostra iniziativa, non deve illudere: rimane nei programmi pluriennali inviati alla Commissione europea da parte di questi Governi l’ottuso annuncio di rientri a tappe forzate, nei prossimi anni, a forza di maggiori tasse e minori investimenti pubblici. Non è possibile che la domanda interna di consumi e investimenti privati ritrovi slancio all’interno di annunci così ambigui e poco rassicuranti. La sola soluzione efficace rimane quella della sospensione senza se e senza ma della costruzione del Fiscal Compact. Per tutti questi motivi non possiamo che rilanciare la battaglia contro l’austerità, anche con l’appoggio alla raccolta di firme a sostegno della legge di iniziativa popolare per riscrivere l’articolo 81 della Costituzione, ad iniziative analoghe di modifica che dovessero essere promosse in questa direzione in sede parlamentare nazionale ed europea per rivedere radicalmente il Fiscal compact. Il Comitato promotore proseguirà inoltre nei prossimi mesi la sua azione contro l’austerità con una serie di iniziative politiche su tutto il territorio, fra le quali eventualmente anche la raccolta di firme. Per continuare a chiedere uno STOP ALL’AUSTERITA’. La battaglia per un’Europa capace di innovare e crescere nella solidarietà reciproca non si ferma.

 

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VIVA LA COSTITUZIONE

VIVA LA COSTITUZIONE

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Si chiede la mobilitazione di tutti i cittadini per evitare l’ultimo disastro.

FIRMATE LA PETIZIONE SU ILFATTOQUOTIDIANO

Queste le parole di Ingroia:

LA MODIFICA del 138, dimezzando fra l’altro i
tempi fra le due votazioni (45 giorni anziché tre
mesi) e istituendo un comitato parlamentare che
porrà mano alla riforma delle strutture portanti
della nostra organizzazione costituzionale scardinerebbe
la cassaforte costituzionale. E il 29 luglio
si aprirà dunque una breccia che, dopo l’appro –
vazione definitiva in seconda votazione entro fine
ottobre, e senza referendum confermativo in vista
di una maggioranza “bulgara” di ben oltre i 2/3 dei
parlamentari, consentirà una slavina di modifiche
che cambierà il volto della nostra Costituzione e
della nostra Repubblica. Una Repubblica non più
parlamentare, ma presidenziale. Una svolta autoritaria
che determinerà la neutralizzazione di ogni
potere di controllo (magistratura e Parlamento, in
primis) in favore della teoria di “un uomo solo al
comando”. Così finendo per attuare il progetto
principe di Berlusconi che, a sua volta, ha cercato
di portare a termine un vecchio pallino di Licio
Gelli (il cui progetto tutti concordano nel definire
eversivo e golpista). Ma quel che è più inaccettabile
è che tutto ciò debba avvenire a totale insaputa
degli italiani. Ecco perché alcuni cittadini,
giuristi, costituzionalisti e rappresentanti di associazioni
hanno deciso di prendere l’iniziativa: rivolgersi
ai parlamentari democratici perché consentano
ai cittadini di partecipare al processo decisionale,
esprimendo le loro opzioni in un referendum
confermativo. E perciò chiediamo ai parlamentari
di far mancare la maggioranza dei 2/3, la
sola che renderebbe superfluo il referendum. Ma
per far ascoltare questo appello non basta la voce
dei pochi che si sono resi conto dell’emergenza
costituzionale in cui siamo, ignara la stragrande
maggioranza degli italiani. Occorre che si sollevi
una voce alta, forte, popolare. Per questo si stanno
costituendo in tutta Italia i comitati “Viva la Costituzione”,
che in coordinamento con le altre associazioni,
movimenti e comitati sorti in questi
anni a difesa della Carta, da domani inizieranno a
raccogliere le firme dei cittadini che vorranno
aderire all’appello. Un appello per la democrazia.
Un appello per la partecipazione dei cittadini al
dibattito sulla decisione se e come cambiare la Costituzione.
Un appello per rivendicare il diritto alla
cittadinanza attiva. Per ribellarci alla solita politica
sorda e distante che ci vuole condannare alla
sudditanza obbediente e silenziosa.

Da Il Fatto Quotidiano , dove è possibile firmare la petizione

Pubblichiamo l’appello contro il ddl di riforma costituzionale firmato da Alessandro Pace, Alberto Lucarelli, Paolo Maddalena, Gianni Ferrara, Cesare Salvi, Massimo Villone, Silvio Gambino, Antonio Ingroia, Antonello Falomi, Domenico Gallo, Raffaele D’Agata , Raniero La Valle, Beppe Giulietti e Mario Serio

Ignorando il risultato del referendum popolare del 2006 che bocciò a grande maggioranza la proposta di mettere tutto il potere nelle mani di un “premier assoluto”, è ripartito un nuovo e ancor più pericoloso tentativo di stravolgere in senso presidenzialista la nostra forma di governo, posponendo a questa la indilazionabile modifica dell’attuale legge elettorale. In fretta e furia e nel pressoché unanime silenzio dei grandi mezzi d’informazione la Camera ha iniziato a esaminare il disegno di legge governativo, già approvato dal Senato, di revisione della Costituzione in plateale violazione della disciplina prevista dall’articolo 138, che costituisce la “valvola di sicurezza” pensata dai nostri Padri costituenti per impedire stravolgimenti della Costituzione. CI APPELLIAMO a voi che avete il potere di decidere, perché il processo di revisione costituzionale in atto sia riportato nei binari della legalità costituzionale. Chiediamo che l’iter di discussione del disegno di legge costituzionale presentato dal governo Letta segua tempi e modi rispettosi del dettato costituzionale (…). Chiudere, a ridosso delle ferie estive, la prima lettura del disegno di legge, contrastando con le finalità dell’ar – ticolo 138 della Costituzione, impedisce un vero e serio coinvolgimento dell’opinione pubblica nel dibattito. In secondo luogo vi chiediamo di restituire al Parlamento e ai parlamentari il ruolo loro spettante nel processo di revisione della nostra Carta. L’aver abbandonato la procedura normale di esame esplicitamente prevista dall’articolo 72 della Costituzione per l’esame delle leggi costituzionali, l’aver attribuito al governo un potere emendativo privilegiato, la proibizione di porre le questioni pregiudiziali, sospensive o di non passaggio agli articoli, l’im – possibilità per i singoli parlamentari di sub-emendare le proposte del governo o del comitato, la proibizione per i parlamentari in dissenso con i propri gruppi di presentare propri emendamenti, le deroghe previste ai regolamenti di Camera e Senato, costituiscono altrettante scelte che umiliano e comprimono l’autonomia e la libertà dei parlamentari e quindi il ruolo e la funzione del Parlamento. Le conseguenze di tali scelte si riveleranno in tutta la loro gravità allorché, una volta approvato questo disegno di legge, l’istituendo comitato per le riforme costituzionali porrà mano alla riforma delle strutture portanti della nostra organizzazione costituzionale (dal Parlamento al presidente della Repubblica, dal governo alle Regioni) sulla base delle norme che oggi la Camera sta approvando in flagrante violazione dell’art. 138. (…) Vi chiediamo ancora che le singole leggi costituzionali, omogenee nel loro contenuto, indichino con precisione le parti della Costituzione sottoposte a revisione. (…) Non si tratta, in definitiva, di un intervento di “manutenzione” ma di una riscrittura radicale della nostra Carta non consentita dalla Costituzione, che apre ampi spazi all’arbitrio delle contingenti maggioranze parlamentari. CHIEDIAMO, infine, che nell’esprimere il vostro voto in seconda lettura del provvedimento di modifica dell’articolo 138, consideriate che la maggioranza parlamentare dei due terzi dei componenti le Camere per evitare il referendum confermativo, in ragione di una legge elettorale che distorce gravemente e incostituzionalmente la rappresentanza popolare, non coincide con la realtà politica del corpo elettorale del nostro Paese. Rispettare questa realtà, vuol dire esprimere in Parlamento un voto che consenta l’indizione di un referendum confermativo sulla revisione dell’articolo 138. È in gioco il futuro della nostra democrazia. Assumetevi la responsabilità di garantirlo.

 

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