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L’ attuale situazione geo-politica

Articolo originale di Sergio Di Cori Modigliani

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“L’inferno, che l’italiano si ostina a immaginare come un luogo dove, bene o male, si sta con le donne nude e dove con i diavoli ci si mette d’accordo.”
Da “Sparse, in Frasario essenziale” 1970, di Ennio Flaiano, scomparso il 20 nov.1972

La citazione in calce, al di là della celebrazione retorica che commemora un autore italiano, romano, oggi dimenticato e poco letto (è stato “l’inventore” di Federico Fellini, dato che gli scriveva i dialoghi, le sceneggiature, i soggetti) ben si attaglia alla politica nostrana.
La quale è, per l’appunto, italiana.
Parliamo oggi di geo-politica e di come, e soprattutto “perché”, l’Italia si trovi per l’ennesima volta a svolgere un ruolo davvero importante nello scacchiere internazionale.
Il nostro, si sa, è un paese piccolo, ma l’Olanda, il Kuwait e la Grecia sono ancora più piccoli di noi, eppure le loro mosse in campo politico-economico sono strategicamente fondamentali per il destino dell’Europa e del resto del mondo. Non conta essere piccoli o grandi. Il Canada, ad esempio, è un paese venti volte più vasto dell’Italia, per loro fortuna contano poco nel mondo: è stata una loro decisione davvero saggia; occuparsi del loro bene collettivo rimanendo fuori dai giochi, senza mai abbassare la guardia, senza mai tirarsela con atteggiamenti mitomani, non a caso è la nazione più civile sul pianeta Terra, praticamente senza esercito, senza corruzione, senza criminalità, con una popolazione che nell’ultimo sondaggio, 2011, per l’85% dichiarava di essere davvero soddisfatta di come vanno le cose nel loro paese. Bravissimi, non c’è che dire.
Uno degli stereotipi convenzionali sulla nostra nazione consiste nell’identificare l’importanza della penisola con la sua posizione geografica. Un tempo aveva una sua rilevanza strategica. Ma non è così da molto tempo. L’uso militare dei satelliti e l’impiego dell’alta tecnologia hanno modificato da tempo questa percezione. Per lunghi decenni, inoltre, l’Italia ha goduto di una posizione fondamentale nei disegni delle grandi potenze mondiali che contano davvero (Usa, Russia, Cina, Gran Bretagna) per il fatto che si trovava sotto il controllo economico degli Usa ma allo stesso tempo aveva il più importante e agguerrito partito comunista d’occidente finanziato dall’Urss, con le proprie truppe schierate al confine con la Slovenia e 200 missili nucleari americani puntati verso Zagabria e Budapest (a 10 chilometri da Trieste) e 240 missili nucleari russi puntati verso Roma e Firenze (in Croazia, sull’isola di Krk). Noi italiani abbiamo vissuto per 50 anni seduti su una polveriera. Con il senno di poi e la saggezza della Storia, paradossalmente, oggi, dovremmo essere grati all’intera classe politica italiana, dall’MSI al PSIUP, per essere stati in grado, in un modo o nell’altro, di preservarci da un fatale destino.
Ma il prezzo è stato alto. Molto alto.
Da cui la citazione di Ennio Flaiano. I politici nostrani si sono abituati a pensare che, in un modo o nell’altro, con i diavoli si può trattare. Ci è andata bene con quei criminali dei generali americani e con i loro colleghi criminali sovietici, quindi ce la caveremo comunque con qualunque altro criminale perché, alla fine, riusciamo sempre a metterci d’accordo.
Oggi, non è così semplice e tantomeno facile come può sembrare.
Chiunque, in Italia, nel 1962 o nel 1976 o nel 1985, a meno che non fosse un deficiente, era perfettamente al corrente della posta in gioco nello scacchiere della guerra fredda e si comportava di conseguenza a seconda del proprio interesse. Si sapeva davvero come stavano le cose, quale fosse il prezzo, gli attori, lo scenario, il limite che non poteva essere oltrepassato, né a destra né a sinistra. Da cui quell’equilibrio, instabile eppure sostanziale.
Nella società mediatica postmoderna, invece, nata dalla fine della guerra, lo scenario è completamente diverso. Molto più complesso, ma soprattutto, molto ma molto più rischioso. Se paragoniamo una chiacchiera tra un qualunque bar italiano del 1972 o 1982 con quella di un bar italiano del 2012 la differenza è davvero impressionante. Allora, al di là della solita propaganda di parte -perché la faziosità è un nostro sport nazionale- esisteva una relazionalità tra classe politica e società civile, tra istituzioni e paese reale, tra organi di stampa e cittadini, tra ricchi e poveri, tra privilegiati e disagiati. Esisteva un passaggio di informazioni, e quindi di notizie, tale da consentire ai volonterosi e ai curiosi e a chi voleva informarsi per sapere, come stessero davvero le cose.
Oggi, non è più così.
La società italiana è molto regredita, in maniera spaventosa. Il gap tra l’Italia e quelle società e nazioni che noi consideriamo avanzate, evolute, dalle quali apprendere e importare suggestioni e stimoli, si è allargato e si sta allargando ad una velocità sempre maggiore.
Un barista portoghese o lituano sa molto di più sulla realtà del mondo di un italiano.
Da questo punto di vista il risultato prodotto dal processo di idiotizzazione di massa, voluto e applicato dal berlusconismo per venti lunghi anni, ha prodotto davvero un danno incommensurabile che oggi si può toccare con mano. Altrimenti non si spiegherebbe la lunga serie di cretinate che ogni giorno vengono scritte sulla stampa mainstream e sul web nel campo della politica internazionale, della strategia, dei veri interessi, di tutto ciò che appartiene al territorio della geo-politica.
Grazie alla narcolessia rumorosa e variopinta, la fortissima oligarchia del privilegio al potere può tranquillamente andare avanti per la propria strada, facendo tutto ciò che vuole, consapevole del fatto di non avere ostacoli. Per il semplice motivo che ai cittadini non viene più data alcuna informazione sul mondo reale e quindi sui veri giochi e di conseguenza sulle scelte che, nell’immediato futuro, finiranno per gravare sulla cittadinanza. Una volta tanto, i cittadini italiani non possono essere colpevolizzati per la propria ignoranza, né tantomeno essere accusati di passività o di mancanza di coraggio. La gente non sa come stanno le cose, quindi, non può scegliere.
A questo punto, avrei introdotto almeno altre quattro pagine di spiegazione sulla formazione psico-sociale di questo fenomeno, ma oggi vi è andata di lusso: vi risparmio la mia consueta prolissità e passo direttamente alla sintesi finale, tanto per spiegare come, dal mio punto di vista, stanno le cose, per comprendere dove siamo andati a finire.
1). La Nato non esiste più da quattro anni. Questa è la prima notizia utile per comprendere il nuovo scacchiere, altrimenti si finisce fuori strada. La stragrande maggioranza dei siti web, quotidiani on line, cosiddetti antagonisti di sinistra, lucrano sul falso consapevole, perché sono ancora imbevuti di una cultura kappagibbista di sovietica memoria, e non sono in grado (né hanno alcuna voglia) di eliminare dal loro linguaggio una splendida arma per raccattare il consenso di qualche robot, ramazzare qualche contatto, raccolta pubblicitaria o sovvenzioni governative a riviste e pubblicazioni che parlano di mondi immaginari, utili per i gonzi e per loro tasche. E chi perpetra questa confusione di sicuro non è innocente. Basterebbe un unico dato, da piatti ragionieri, per spiegare la non esistenza della Nato che si è dissolta. Nel 1992, la Nato aveva in forze nella sola area del mediterraneo meridionale circa 425.000 addetti; nel 2002 erano scesi a 240.000. Nel 2012 sono 1.500. L’enorme edificio del comando centrale a Bruxelles che ospitava nel 2002 ben 1.450 tra funzionari e addetti, oggi è in vendita. Ci lavorano 180 persone che si occupano di inutili scartoffie. Il budget della Nato era a carico degli Usa per il 64% fino al 2002 –avevano le loro ragioni nel voler dare ordini- mentre nel 2012 è sceso al 22% con grande felicità del tesoro americano. Negli ultimi 50 mesi non c’è stata nessuna manovra militare, nessuna esercitazione, nessuna azione militare. La Nato si è estinta. Giustamente. Nata nel 1946 come salvaguardia militare dell’Europa Occidentale contro una possibile aggressione dell’impero sovietico, non ha più alcun senso nell’assetto geo-politico del Nuovo Ordine Mondiale, essendo lo zar Putin uno degli attori seduti intorno al tavolo accanto agli altri. E’ rimasta la sigla, lo status che ancora è utile da usare quando serve. Non viene annunciata la sua estinzione per ragioni di necessità nel dover creare disinformazione, in modo tale da coprire i veri giochi. C’è stato un momento nel gennaio del 2011 quando è stato deciso di andare in Lybia che Obama stava per combinare un guaio annunciando ufficialmente che la Nato non esisteva più, ma poi ha ceduto. Il comando militare strategico per la difesa e salvaguardia del continente europeo è affidato alle tre potenze nucleari che ne custodiscono i sogni di pace: Gran Bretagna e Francia a ovest, da Oporto a L’vov, e la Russia che copre l’intera Europa Orientale fino in Asia. Alla Norvegia è stato affidato il comando generale della situazione nell’asse estremo settentrionale; a Capo Nord fanno manovre congiunte con i russi. La partecipazione degli Usa è inesistente dal punto di vista militare –nel senso di truppe, aerei, navi, ecc- ed è relativa soltanto all’aspetto logistico ad alta tecnologia, ovverossia: gli inglesi hanno il controllo militare, i francesi quello politico e gli italiani quello esecutivo; gli americani mettono a disposizione soltanto i satelliti grazie ai quali forniscono informazioni all’intelligence britannica che le passa ai francesi che danno ordini agli italiani che sono, praticamente, gli unici a compiere le missioni. In tal modo, l’Italia si avvale della prerogativa di avere una opzione sulla compravendita di armi perché ne usano tante, ed è diventata la seconda potenza europea economica nella compravendita di armi, dopo la Francia. Le basi americane rimangono di stanza in Italia su precisa e specifica richiesta da parte di Inghilterra e Francia per avere un controllo sugli italiani, da sempre considerati inaffidabili per la tradizione storica di doppiogiochismo e anche perché l’Italia ha perso la seconda guerra mondiale e, nel trattato di resa firmato nel 1945, ha accettato di rinunciare alla propria sovranità militare fino al 2045, in cambio del piano Marshall, evitando così di dover pagare i danni di guerra. La guerra in Lybia non ha visto la partecipazione di nessun soldato americano, di nessun aereo americano, di nessuna nave americana. Le truppe da sbarco erano inglesi, gli ufficiali sabotatori erano francesi, i piloti erano italiani. Le missioni di volo sono state effettuate nell’ 85% da aerei italiani. Gli americani fornivano loro, pochi minuti prima della partenza, i piani di volo, dopo che l’intelligence britannica aveva provveduto a oscurare il sistema di difesa radar italiano, controllato dai francesi. Qualunque coinvolgimento militare dell’Italia viene deciso dalla Gran Bretagna e dalla Francia per conto loro, che poi comunicano all’Italia l’esito. In caso di bisogno chiedono agli Usa logistica satellitare. Tutta la pappa su Israele sorretta e serva degli Usa e della Nato è roba da mentecatti che vivono in un mondo che non esiste più da tempo. La nuova realtà è completamente diversa. Se fosse stata vera, al largo delle coste di Haifa ci sarebbero state –in acque internazionali- le portaerei statunitensi, totalmente scomparse dal mediterraneo orientale. Durante la guerra del Kippur, nel 1973, a quaranta miglia marine da Tel Aviv, c’era la terza flotta americana schierata in funzione anti-sovietica, dato che a cinquecento metri di distanza avevano la seconda flotta della marina sovietica. I diplomatici e gli storici ci hanno raccontato come, allora, per due ore siamo stati lì lì per saltare tutti per aria: gli israeliani volevano andare a bombardare Damasco e Aleppo, e i siriani volevano andare a bombardare Tel Aviv, Haifa e Gerusalemme, con russi e americani con il pollice sul bottone rosso dei loro stupidi militari nucleari. Ci andò bene a tutti. Oggi, in quella zona ci sono tre vecchie navi militari statunitensi (dei giganteschi cargo senza neppure rampe di lancio) inviate con il compito di far evacuare il personale americano dalla Turchia, dal Libano, dalla Giordania, in caso di guerra totale. E basta. Per il semplice motivo che …
2) …. gli Usa se ne sono andati dall’Europa. Tradotto, vuol dire che è saltato il piano Marshall, versione 2012, allestito dai colossi della finanza rappresentati da Mitt Romney, che avrebbero affidato il compito di gestire il flusso di denaro al presidente europeo della J.P.Morgan (il figlio di Mario Monti) e a una società di investimenti finanziari mista creata apposta da Citibank Italia, nella quale comparivano le fondazioni bancarie (tutte insieme) di Monte dei Paschi di Siena (Profumo, PD) Banco popolare di Milano (Ponzellini, PDL opus dei) Intesa San Paolo (Chiamparino, PD) e Banco Popolare (Formigoni) con la partecipazione minoritaria della presidenza di Finmeccanica (Orsi, Udc Lega Nord) Questi saltano tutti perché Romney ha perso. Basterebbe questo per comprendere la totale idiozia (gli stessi idioti che sostengono come l’Italia debba uscire dalla Nato che non esiste più) di chi sosteneva che Obama e Romney erano la stessa persona. Per Romney era fondamentale il business e quello avrebbe privilegiato. Per Obama è invece fondamentale la tenuta dell’impero americano e quello privilegia. L’Europa non serve più, per il momento. (dal mio punto di vista personale, purtroppo). Per la prima volta nella Storia un presidente americano ha dato ordine al comando generale militare di spostare il grosso del proprio dispositivo militare dall’Atlantico al Pacifico, divenuto per gli Usa –quantomeno nei prossimi quattro anni- il teatro più importante. Non era mai accaduto che la presenza delle navi da guerra americane nel Pacifico del sud fosse superiore a quelle dislocate nell’Atlantico. A sorpresa, mentre infuriava lo scontro militare tra Hamas e Israele, Obama se n’è andato dall’altra parte del globo, nel punto più lontano, facendo spianare nel Mar cinese meridionale ben quattro gigantesche portaerei. E’ andato, per la prima volta nella Storia, in Birmania e poi nel Laos, in Vietnam. Con geniale abilità strategica (dal punto di vista americano) è andato a offrire un piano Marshall a quei paesi, per sottrarli all’influenza cinese, e per chiarire che il vero nemico degli Usa sono e rimangono i cinesi. Immediata la reazione della Cina sotto shock: ha spostato due gigantesche portaerei sull’Atlantico davanti al Senegal e ha lanciato una poderosa offensiva militare nel cuore dell’Africa: nelle ultime 72 ore gruppi ribelli (di varia natura) hanno incendiato chiese uccidendo cattolici, hanno distrutto interi villaggi e alla fine si sono impossessati dell’aereoporto internazionale di Brazzaville, nel Congo, divenuta così roccaforte militare della Cina. E’ seguendo quest’ottica che si possono comprendere anche i teatri mediatici attuali e cioè….
3). Petreus e la Cia, i Bilderberg a Roma.
Se avesse vinto Romney a quest’ora avremmo l’Argentina in fiamme travolta da un’ondata di scioperi tali da paralizzare il paese, l’Ecuador a picco insieme alla Bolivia e il nostro bravo generale Petreus a trascorrere le sue serate, nel più totale anonimato, con le sue amichette a luci rosse. Invece è saltato subito. E’ stato pensionato l’autore del golpe in Paraguay dello scorso maggio e secondo i venezuelani anche dell’attentato alle raffinerie lo scorso settembre. La “dottrina Petreus” vedeva come priorità immediata (dicembre 2012) la risoluzione del “problema Sudamerica”, un sostegno pubblico militare a Israele tenendo buoni gli arabi attraverso nuovi accordi petroliferi, e un solido investimento in derivati speculativi in Europa, Italia e Spagna in prima fila. Invece niente. L’intero “South America desk” della Cia è stato licenziato e Petreus se ne va a casa. Il prossimo direttore, se vuole salvaguardare il posto, dovrà tenere lontani i cinesi, mentre i sudamericani diventano preziosissimi alleati, dato che vendono il 32% delle loro derrate alimentari alla Cina e quindi –se è il caso- possono provocargli una catastrofe alimentare. Per quanto riguarda il conflitto arabo-israeliano, la scelta sembra essere di una equidistanza, in pratica affidando a Mohamed Morsi, neo eletto presidente egiziano, la funzione di grande mediatore. Sono cambiati i giochi. E’ cambiato il teatro. I colossi finanziari si sono adeguati. E così il gruppo Bilderberg, che li rappresenta, decide di organizzare una loro importante riunione a Roma. Roba da ridere. La gente crede che se questi signori decidono di organizzare una riunione strategica, vanno in giro a dirlo a tutti dando anche l’indirizzo. Avevano bisogno di lanciare un segnale molto forte di carattere strategico-mediatico, perché si doveva sapere che il centro si è spostato a Roma, tutto qui. Tant’è vero che subito dopo questa stupida, quanto inutile, riunione, dove avranno parlato della scoperta dell’ombrello, il loro agente preferito, il nostro ragionier vanesio, è partito per la sua missione più importante: gli emirati del Golfo Persico, i nostri nuovi padroni che vanno a sostituire gli States, allontanando sempre di più il nostro paese da una ipotesi di modernizzazione e di evoluzione. Non a caso, mentre Obama era in Birmania e Monti era nell’Oman, in Italia, il braccio destro dell’emiro del Qatar, ovverossia Luca Cordero di Montezemolo, vice presidente dell’Unicredit, banca ormai degli emirati arabi (Montezemolo ha una delega a rappresentare gli emirati di Dubai, Abhu Dabi, Qatar e sultanato di Oman che possiedono la quota più forte del pacchetto azionario) annunciava la sua discesa politica in campo in appoggio di Monti sostenuto dai colossi finanziari. L’aspetto tragico di questa vicenda (il tutto senza che nessuno abbia spiegato neppure una virgola al popolo italiano) consiste nel fatto che noi non sapremo mai che tipo di accordi siano stati presi. Non ce lo diranno mai. Sappiamo dal Wall Street Journal che l’obiettivo strategico dell’ emiro del Qatar (nazione nella quale lo stupro non è reato perché alle donne non è riconosciuta dignità legale e quindi non esistono come cittadine) consiste nell’impossessarsi dell’industria tessile italiana e dei gioielli italiani della moda, di importanza fondamentale non soltanto per motivi economici, ma per motivi di creazione di status, di lancio di trend estetici, di mode controllabili. Iniziato con acquisizione di Valentino, di Marzotto, grazie all’appoggio di Mario Monti vanno adesso all’attacco della città di Milano. Ecco qui di seguito il comunicato ufficiale della visita di Monti negli emirati del Golfo Persico:
“I colloqui sono stati allargati anche a numerosi ministri del governo omanita”, ha sottolineato Monti prima di imbarcarsi sull’aereo che lo ha portato negli Emirati arabi uniti, quarta e ultima tappa di un giro nei Paesi del Golfo che in precedenza lo aveva visto far tappa in Kuwait e in Qatar. La discussione, ha spiegato il presidente del Consiglio, ha riguardato due livelli: “Uno strategico, sugli sviluppi in Medio Oriente e in Nord Africa, sul ruolo che l’Oman e l’Italia possono svolgere”, in particolare “sulla Siria e su Gaza”. Il professore non è entrato nei dettagli di quanto emerso, ma ha voluto sottolineare “la saggezza” del sultano, che gli deriva dai suoi 42 anni al potere. Il secondo livello ha riguardato lo sviluppo delle relazioni bilaterali soprattutto in campo economico con il ruolo delle aziende italiane in particolare nello sviluppo delle infrastrutture in Oman e con gli accordi nel campo della difesa.” ANSA 20/11/2012

Quest’articolo è stato diramato dall’agenzia di stampa governativa italiana che rappresenta “ufficialmente” il popolo italiano. E’ identico a quello letto da una giornalista di Al Jazeera in televisione, emittente catariota, dato che hanno sottoscritto una joint venture e il Qatar ha già una opzione per l’acquisto anche di quote in Rai e nelle principali agenzie di pubblicità in Italia. Come si evince da questo comunicato, devono essere stati stipulati dei grossi accordi, di cui avremmo anche il diritto di esserne informati. O mi sbaglio?

Il nuovo asse dell’equilibrio geo-politico sta spostando la nostra nazione dall’orbita euro-atlantica, nella quale ha vissuto negli ultimi 2000 anni dal punti di vista politico-culturale, a quella invece legata all’Africa e alla Penisola Arabica, sotto il controllo mandatario dei più efferati regimi dittatoriali medioevali del pianeta Terra.

Tutto ciò, inevitabilmente, avrà un enorme impatto sulla nazione, accelerando il processo di deculturizzazione già in atto. A questo bisogna aggiungere un evento, questo sì è davvero inatteso, e cioè….

5). Il tragico e inquietante silenzio del Vaticano.
Non era mai accaduto che un papa non si esprimesse a proposito di uno dei tanti conflitti che coinvolgono la città di Gerusalemme, per i cattolici definita anche “Terra Santa”. E’ la prima volta che questo accade. E’ verosimilmente un ordine incrociato dell’opus dei nel nome del business. L’aspetto più terribile consiste nel fatto che, essendo l’informazione in Italia stata commissariata dagli emirati arabi, non vengono più neppure fornite alla televisione né immagini, né dati, né fonti, relativi al quotidiano massacro di innocenti cattolici in Africa. Negli ultimi quaranta giorni si sono verificati 156 attacchi a chiese cattoliche consacrate. In Africa, ogni giorno, residenti cattolici vengono attaccati, torturati, assassinati, nell’indifferenza totale dei media. In tutto il continente, centinaia di migliaia di guerriglieri salafiti, armati dai cinesi e finanziati dall’emiro del Qatar si stanno impossessando dei centri economici produttori di energia e di derrate alimentari. Soltanto nell’ultima settimana sono stati uccisi più di 500 cattolici, colpevoli di essere cattolici. Ma in Italia non se ne parla tanto.
Così come mi sono indignato e ho protestato contro l’antisemitismo che accusa gli ebrei per il solo fatto di essere ebrei, così, oggi, protesto per il barbaro assassinio quotidiano contro innocenti e inermi cattolici africani, bruciati vivi, rei soltanto di essere cattolici.
Tra le varie sorprese della mia esistenza c’è anche quella di rendermi conto, oggi, di essere l’unico che ha il coraggio di denunciare questo olocausto sottaciuto.
Nel nome del business, il Vaticano tace.
Non posso che formalizzare la mia più profonda e sincera solidarietà di cuore civile a tutti i cattolici italiani che in questo momento (a loro totale insaputa) sono vittime di questa situazione.
Vi hanno lasciato soli.

Penso che abbiate il diritto e il dovere di informarvi su ciò che sta accadendo.

C’è un chiaro disegno in atto di attacco frontale contro le culture, le politiche, le scelte che si riferiscono e si rivolgono a grandi sorgenti spirituali e attingono alle profondità di risorse spirituali che hanno prodotto una grande Cultura nei millenni. Il tutto nel nome del business. Per vendere armi. Nel nome dei mercati. Per far quadrare i conti.

Come si fa a non dire nulla?

Non è certo un caso se, una settimana fa, il presidente della Repubblica di Ecuador, Rafael Correa (l’autore della denuncia del debito immorale) è venuto in Italia in visita ufficiale e ha tenuto a Milano, nella sede dell’università Bicocca una lectio magistralis, alla stessa ora in cui Mario Monti parlava alla Bocconi. Ha spiegato con forti toni, animati da intensa spiritualità da cattolico credente e devoto, come fare a denunciare l’immoralità del debito e come dovrebbe e soprattutto “potrebbe” farlo anche l’Italia, allertando sui pericoli che questa nazione, ormai spiritualmente impoverita, sottratta dell’autentico “senso dell’esistenza” sta correndo. Nessuno ne ha parlato. Non è stata data neppure la notizia. L’intera truppa mediatica si è rifiutata di annunciare nelle settimane precedenti che lui sarebbe venuto, e poi, a conferenza finita, che lui aveva parlato.

La notizia è che Rafael Correa, a Roma, è considerato un pericoloso nemico, perché è un occidentale cattolico che si rifà ai Vangeli e spinge la gente all’assunzione di responsabilità sia individuale che collettiva per contrastare “la immorale presa del potere da parte dei colossi finanziari planetari che vogliono schiavizzare l’umanità, uccidendo in ciascuno di noi quel germe di amore, di idealità, di passione per la vita comunitaria che da sempre ha contraddistinto la nostra fede nell’esistenza”.

Una persona che parla così, oltre al fatto che è un capo di stato, oggi, nell’Italia arresa alla bulimia del business montiano versione catariota, è considerata “pericolosa”.

Ma vi rendete conto?

Sono io che sono un pazzo ingenuo oppure questa è autentica follia?

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