Media & Comunicazione in Italia.

Media & Comunicazione in Italia.

 

 

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Parliamo oggi, per questo week end, di Comunicazione & Media in Italia.

La notizia è la seguente: le notizie e le informazioni contenute in questo post sono vecchie.

A questo va aggiunto: tutte le notizie che vengono date in questo post sono state ampiamente già date e pubblicate sulla stampa italiana mainstream.

E ci mettiamo anche: non soltanto non c’è alcuno scoop e tantomeno alcuna novità, ma tutto ciò di cui si parla in questo post è robetta nota e già masticata”.

In che cosa consiste la notizia, dunque?

Esattamente in questo.

Ovverossia, nel raccontarvi la nuova fase della gestione da parte della cupola mediatica, il loro gestire la comunicazione giornalistica applicando la “Teoria del Paradosso”, perfetta e funzionale nella attuale Surrealtà, laddove dire la Verità, cioè le cose proprio come stanno, finisce per essere il principale veicolo di disinformazione per i cittadini.

Come è possibile che questo accada?

E’ semplice ed elementare.

Il mondo che ci hanno creato è un mondo che ruota intorno al concetto tribale di villaggio elettronico con diversi Totem da adorare, ai quali fare riferimento: la nuova religione ideologica del cittadino post-moderno schiavo della finanza oligarchica. Primo fra tutti “l’ossessione bulimica dell’informazione”. Ci hanno fatto credere che viviamo nell’età dell’informazione. Non è vero. E’ un trucco. Questo era vero vent’anni fa.

Noi adesso viviamo una fase successiva, dove le informazioni sono irrilevanti. Ciò che conta, oggi, (dedicato a chi vuole capire, quindi comprendere e pertanto sapere) non è l’informazione bensì “la connessione”. E’ tutto un altro mondo. Se io ho un dato B, oggettivo, il cui autentico Senso e Significato lo posso ricavare soltanto collegandolo a un dato A, oggettivo ma A e B sono collocati in due luoghi lontani, io non vedo  la relazione tra il punto A e il punto B e ottengo la seguente formulazione mediatica “falsificare la realtà dicendo la Verità”. Le informazioni, oggi, non servono a nulla, è ormai robetta per i feisbuchiani. Ciò che conta è la capacità di saperle elaborare in modo tale da poter creare la “adeguata connessione tra le diverse informazioni” e quando questo avviene, allora io ottengo il cosiddetto “flusso di informazioni”. Perché è così che funziona la mente umana. Per far ciò bisogna però essere in-formati, cioè “formati dentro”, il che vuol dire avere gli strumenti necessari  per poter decifrare l’informazione.

Faccio un  esempio: domani sui giornali leggiamo che Mr. Tizio è morto suicida. Sappiamo anche che Tizio era una persona importante che lavorava al ministero delle finanze. Da un’altra parte compare la notizia che Tizio era un pedofilo incallito e stava per scoppiare uno scandalo, ed essendo lui cattolico, per la vergogna si è ucciso. Da un’altra parte compare la notizia (piccola, ma resa pubblica) che il giorno prima del suo suicidio era andato a cena con Mr. Caio, finanziere d’assalto, e poi era andato a una festa dove però non c’erano bambine, ma finanzieri. Le diverse notizie vengono comunicate. Se io faccio in modo che nessuno attui la connessione tra queste diverse e lontane notizie (eppure esistenti) spostando l’interesse verso le preferenze sessuali di Tizio, farò scattare un maggior numero di connessioni con la notizia “Tizio è pedofilo” che con le notizie altre. Il tutto corrisponde a “una verità oggettiva”, perché Mr. Tizio era davvero un pedofilo incallito perverso. Ma è anche vero che aveva detto no a Mr. Caio, il quale, per colpa sua avrebbe perso di lì a una settimana 50 miliardi di euro e in un’altra zona lontanissima della rete c’è perfino la notizia relativa a uno scambio di lettere tra di loro e in un’altra zona ancora c’è addirittura la lettera. Ma per dieci giorni si parla soltanto del dramma della pedofilia e “il tempo delle inter-connessioni” si perde e così le altre notizie possono intanto essere oscurate, si può creare intorno un adeguato sbarramento: circondare quella notizia da altre dieci notizie che sostengono che quella lettera è falsa e che l’incontro non si è verificato, ecc.

Ciò che davvero conta, quindi, oggi, non è “l’informazione” bensì “la connessione”.

Dobbiamo imparare a connettere le notizie. Paradossalmente, oggi, la “vera informazione” oggi non la fa il giornalista, bensì il filosofo. La “sveglia” ai francesi, nel 2010, l’ha data un filosofo scomodo di 88 anni di età. Lui ha suonato la carica. Un giovanotto di quasi novant’anni. Si chiama Edgar Morin, e la corrotta classe di intellettuali francesi ha cominciato a interrogarsi di nuovo, a porsi domande, a cercare, per l’appunto, le connessioni. Non le risposte, le connessioni.  La “sveglia” agli americani narcotizzati da Bush & co.l’ha fornita il grande filosofo Richard Rorty a metà dello scorso decennio, prima di morire, insieme al più grande epistemologo vivente, il filosofo Hilary Putnam. Il filosofo Rorty non sapeva neppure che cosa fosse la BCE o Mario Monti o la situazione italiana, eppure otto anni fa spiegava come in Italia il potere sarebbe stato preso da una elite aristocratica di tecnici. Ci insegnava a connettere i fatti. Ma lui non aveva informazioni: aveva fatto le connessioni.  A sua volta, da vent’anni, il filosofo Putnam elabora la sua teoria sul Vero e sul Falso, cercando di spiegarci come il potere “sia arrivato al diabolico punto di potersi permettere il lusso di dire addirittura la verità, che diventa un falso in quanto non viene connessa a una ricezione collettiva di massa e ciò che conta nell’attuale fase non è il dato, bensì la connessione tra i dati, senza questo il dato svanisce perché non può essere comunicato, quindi una Verità diventa una Non Verità”.

Questa lunga e forse noiosa premessa era per introdurre una notizia pubblicata qualche giorno fa. Interessa tutti perché è di natura governativa. Ed è anche di natura militare strategica, e se si vanno a fare delle connessioni, allora si riesce a comprendere che cosa c’è sotto (o dietro) e si capisce anche perché una “notizia così curiosa come questa” non abbia avuto nessuna risonanza, nessun commento, nessun seguito. Nada de nada. Nicht. Nothing.

Per me, appunto, la notizia è questa: una notizia che viene data ma non viene diffusa e discussa. Perché?

Ecco i fatti nudi e crudi

Firmato accordo fra Ansa e agenzia Qatar Qna

Ambasciatore: aperti a investire in Italia

18 settembre, 17:56

ROMA – Un accordo per rafforzare lo scambio non solo di informazioni e di foto, ma anche di prodotti multimediali tra l’ANSA e la Qatar News Agency (QNA) è stato firmato oggi a Roma, nella sede dell’ANSA, dall’ambasciatore del Qatar in Italia, Soltan Saad Al-Moraikhi, e dall’amministratore delegato dell’ANSA, Giuseppe Cerbone. Un accordo che si inserisce nel quadro degli ottimi rapporti tra Italia e Qatar e che mira a dare un ulteriore impulso alla collaborazione già esistente tra l’ANSA e la QNA, che riguarderà oltre ai prodotti multimediali, anche la copertura di eventi e la formazione dei giornalisti. “Siamo molto felici dell’interesse dell’Italia per il Qatar, un interesse che è davvero reciproco. Con questo accordo con l’ANSA vogliamo prima di tutto fare arrivare le notizie al cittadino”, ha commentato l’ambasciatore Al-Moraikhi. Informazione, istruzione e salute, ha spiegato, sono tre settori in cui l’emiro del Qatar, Hamad bin Khalifa Al Thani, “sta concentrando gli sforzi al fine di favorire lo sviluppo umano, ovvero il benessere fisico e mentale dei suoi cittadini”. Il Qatar, ha sottolineato l’ambasciatore, può vantare un “sistema sanitario all’avanguardia e totalmente gratuito” e “una rete di università tra le migliori al mondo”. Per l’emiro l’istruzione e la conoscenza sono un obiettivo prioritario che spiega l’interesse per lo scambio di informazioni con l’ANSA, per “fare arrivare al cittadino” le notizie riguardanti un paese come l’Italia la cui cultura “viene percepita da noi come molto vicina”, ha sottolineato Al-Moraikhi. Il Qatar è un paese “aperto agli investimenti nel mondo”, come testimoniano in recenti ingressi in società in Francia e altri paesi europei, in particolare nei settori immobiliare e dello sport. “Anche in Italia abbiamo realizzato vari investimenti nel settore energetico, in Costa Smeralda”, e diverse società italiane stanno partecipando ai grandi progetti di infrastrutture avviati in Qatar in vista dei Mondiali di calcio del 2022 che l’emirato ospiterà.”Noi intendiamo rafforzare i rapporti in tutti i settori e speriamo di poter realizzare sempre più investimenti in Italia”, ha detto l’ambasciatore che ha confermato la partecipazione del Qatar all’Expo 2015 di Milano, per la quale “abbiamo alcuni progetti di investimento in fase di studio”. “Siamo pronti a valutare tutte le proposte, anche in occasione di una prossima visita del presidente del Consiglio Mario Monti in Qatar”.

Questo articolo è stato pubblicato dalla stessa ANSA (agenzia di stampa ufficiale dell’Italia, ovverossia: la voce ufficiale della Repubblica nel campo della comunicazione) il cui amministratore delegato ha letto l’articolo che voi vedete in conferenza stampa. Leggetelo con attenzione.

E adesso facciamo le dovute connessioni:

A). L’Ansa firma una joint venture con l’emiro del Qatar.

Ma chi è l’emiro? (non lo spiegano). Perché l’emiro arriva adesso? (non ce lo dicono). Come mai un (apparentemente) affaruccio è “talmente” importante da spingere l’emiro in persona a venire qui a firmare l’accordo? Quali sono i rapporti con l’emiro?( non ce lo dicono). Come mai Monti va in Qatar? (non ce lo dicono).

Il Qatar è una nazione fondamentale in questo momento nel mondo.

Piccolo staterello sul Golfo Persico (è grande circa 15.000 km quadrati, ampio quanto Lazio, Umbria e Toscana messe insieme) ha una popolazione di circa 1,5 milioni di abitanti. Ha un pil intorno ai 240 miliardi di euro, superiore a quello della Grecia, corrispondente a circa 1/8 di quello italiano. Quest’anno ha avuto un aumento del pil del +18,5% sull’anno precedente ed è la seconda nazione al mondo come ricchezza pro.capite, circa 120.000 dollari ad abitante. Una meraviglia. Così l’Ansa e il governo ci hanno presentato il Qatar. Ed è la verità.

Ma come dice il Talmud  “una mezza verità è una menzogna intera”.

Perché c’è dell’altro.

Il 78% della popolazione versa in uno stato di “totale e assoluta povertà”.

Il 25% del budget nazionale è destinato all’acquisto di armi. I tre venditori sono, nell’ordine di importanza: Gran Bretagna, Italia e Francia.

Con esultanza, l’ambasciatore qatariota Al-Moraikhi ci ha spiegato che “in Qatar regna l’armonia politica e non esistono conflitti”. E’ vero. L’opposizione non esiste. Non esiste, se è per questo, neppure la maggioranza. Non esiste il parlamento. Non esistono partiti politici, sono vietati per Legge. In Qatar l’attività politica, come noi la intendiamo, è vietata. Sono vietate anche associazioni private. Il sistema è retto da “una monarchia assoluta islamica”, un’unica famiglia, gli El-Thani, governa il paese e possiede il 95% della ricchezza nazionale. Quindi i conti veri sono: i 245 miliardi di pil vengono distribuiti tra i 224 membri della famiglia reale. Al resto del paese (ovvero il 99,999992% della popolazione) che conta 1.432.867 abitanti va il 4,8% del pil pari a 12 miliardi di euro. Tra questi esiste una classe di vassalli (li chiamano “funzionari governativi con delega reale”) che sono circa 8.000 persone che percepiscono il 90% di quel 4,8%. La maggioranza della popolazione vive di stenti. Nel paese c’è uno dei più alti tassi di mortalità infantile del mondo, il più alto tasso di denutrizione infantile nel mondo islamico; alle donne è vietato l’accesso al mondo del lavoro. Non esiste rete ferroviaria. Non esiste rete di autobus. Non esiste rete idrica al di fuori della capitale Doha, piena di alberghi a 5 stelle dove vanno i nostri imprenditori mitomani. Nel 75% del territorio abitato non esiste energia elettrica. L’emiro è il più importante fornitore di petrolio dell’Italia e il proprietario al 59% della emittente Al Jazeera. La famiglia è mussulmana religiosa fondamentalista e applica la Shariya. L’emiro ha spiegato all’Italia e all’Ansa che in Qatar “esiste il servizio sanitario nazionale gratuito e tra i più avanzati del mondo”. E’ vero. Ma il 75% della popolazione non ha i mezzi né economici né pratici per raggiungere gli ospedali a Doha, dato che non esistono mezzi di comunicazione. In ospedale ci vanno soltanto gli emigranti che lavorano nei campi di petrolio. L’emiro ha anche aggiunto “abbiamo un ottimo sistema di istruzione pubblica gratuita”. L’analfabetismo raggiunge la cifra del78%.

L’Ansa ci ha spiegato, per bocca del suo direttore, che “con questo accordo, il sistema di telecomunicazioni e l’intero sistema mediatico italiano fa un balzo in avanti anche dal punto di vista culturale”. Con una nazione come questa?

Si dà il caso che l’emiro sia diventato l’azionista di maggioranza dell’Unicredit: possiede il pacchetto di maggioranza delle azioni, acquistato nel gennaio del 2012 e gestito da un delegato ufficiale –nominato personalmente dall’emiro-  presso il consiglio di amministrazione della banca, che si chiama Luca Cordero di Montezemolo e rappresenta il Fondo Qatar. A lui,  l’emiro ha affidato l’appalto per gestire la costruzione degli impianti sportivi per i mondiali di calcio nel 2022, in una nazione dove il calcio è praticato dallo 0,6% della popolazione: hanno quattro campi di calcio. Per vedere una partita il costo del biglietto è pari allo stipendio di una famiglia per complessivi 45 mesi. Subito dopo aver firmato quest’accordo, l’emiro si è incontrato con la signora Tarantola, presidente della Rai, ex banca d’Italia che ha gestito –sempre per conto dell’emiro- l’acquisizione del pacchetto di maggioranza di Unicredit lo scorso gennaio. L’emiro, commosso dalla “situazione di difficoltà dell’Italia” ha dichiarato di essere a disposizione per coprire il buco della Rai di 289 milioni di euro di debito, attraverso prestiti agevolati di Unicredit (che gestirà Montezemolo in persona) e attraverso delle nuove joint venture con la concessionaria di pubblicità della Rai. Tradotto in cifre, vuol dire che Al Jazeera sta prendendo il controllo del sistema ufficiale governativo delle notizie italiane, passando per il business.

Senza che all’Italia sia stato detto nulla.

Anzi: peggio. AVENDEGLIELO DETTO.

Tutto ciò è stato gestito personalmente dal presidente del colosso finanziario J.P.Morgan, venuto a Cernobbio apposta per incontrarsi privatamente –e ufficialmente davanti a tutte le telecamere italiane- con l’emiro, Monti, Passera, la Tarantola, Montezemolo. 30 ore dopo quest’incontro J.P.Morgan ha gestito la vendita di 1,7 miliardi di euro di quote dello Snam-Eni all’emiro del Qatar che quindi si appropria della gestione e produzione dei campi petroliferi in quota Eni in Qatar. Tradotto vuol dire: il Qatar da l’altro ieri si venderà il petrolio a se stesso. Il contribuente italiano pagherà soltanto le accise.

Questa connessione mi consente di comprendere un mistero che risolve il mio quesito:

“Come mai l’Italia –insieme al Regno di Spagna- è l’unica nazione in tutta l’Europa occidentale che non ha dato la notizia delle proteste islamiche contro il famigerato filmaccio nel modo in cui è stata data nel resto del continente?

Adesso lo so.

Ecco come la notizia era stata data altrove:

“In questi giorni stiamo assistendo….ecc…..ecc….tutto ciò è nato su una precisa scelta della emittente Al Jazeera su indicazione dell’emiro del Qatar. L’emittente qatariota, infatti, ha deciso di diffondere sulla propria rete, dopo averlo tradotto in venti diverse lingue arabe, un film di serie inferiore che in Usa non aveva trovato nessuna collocazione sul mercato, ed era stato venduto per una manciata di dollari a un modesto canale satellitare del sud della California che lo trasmetteva on demand”. Quando Al Jazeera ha diffuso il film, fino a quel momento il film era stato richiesto da meno di mille utenti. Nessuno lo aveva visto. Nessuno lo voleva vedere. Nessuno lo voleva né comprare né vendere. Semplicemente “non esisteva sul mercato”. L’ha posizionato Al Jazeera.

La domanda che oggi pongo ai miei lettori è la seguente: voi ritenete che da una nazione come questa noi abbiamo davvero da imparare?

Seconda domanda: voi ritenete che sia normale che l’Ansa finisca per diventare socia di Al jazeera?

Terza domanda: voi non pensate che i cittadini avrebbero diritto di sapere su quali basi il premier Mario Monti ha dichiarato di “aver deciso di andare in visita ufficiale nell’emirato del Qatar, nazione amica, e punto di riferimento costante sia del governo che dell’imprenditoria avanzata italiana” e non dovrebbe spiegarci  per fare quali “affari di interesse nazionale?”

E’ stata piena di notizie e di informazioni, la rete, in questi giorni.

Quasi nessuna –tra le notizie più importanti- è stata presentata e offerta alla addormentata nazione italiana attraverso le sue “giuste connessioni”.

Altro esempio:

L’11 settembre 2012, il Ministro delle Finanze giapponese Tadohiro Matsushita, da vent’anni politico di primaria importanza nella gestione keynesiana della nazione, dopo essere stato ricevuto dal suo primo ministro Onda che aveva appena parlato con il responsabile del Fondo Monetario Internazionale a Tokyo, è tornato a casa e si è impiccato. La notizia ufficiale è stata che un quotidiano nipponico stava per rilevare che da 22 anni il ministro aveva una relazione extra coniugale. 24 ore dopo, in Cina, iniziano le contestazioni violente anti-nipponiche . L’imperatore, preoccupato, affida a Shinichi Nishimiya, giovane economista, la carica di nuovo ambasciatore in Cina. Appena nominato arriva a Pechino. 24 ore dopo muore avvelenato. Si sostiene che era allergico al cibo cinese ma non lo sapeva.

Tutto ciò è stato pubblicato in Italia, nel senso che la notizia è uscita dovunque.

Ma va connessa.

Uno degli eventi più censurati in tutta l’Europa della zona euro:  parlare del Giappone.

Non si parla di questo paese.

Perché il Giappone è pericoloso. Come sono pericolosi l’Argentina e il Brasile.

Il Giappone è l’unica nazione capitalista al mondo che da diversi decenni ha trovato la sua personale quadratura del cerchio: keynesiana in economia, tradizionalista in politica; progressista nel sociale, conservatrice nel privato. Sono riusciti a sintetizzare l’imperatore e il welfare. Il suo pil è di 3.800 miliardi di euro all’anno, superiore del 125% a quello italiano. Il suo debito pubblico è di circa 4.700 miliardi di euro, pari al 137%. L’inflazione è al 2%, la disoccupazione è all’1,5%. I dati economici ci dicono che quest’anno il Giappone cresce del +3,5% e che per il 2013 è accreditato di un +4,8%. In Italia tutti i partiti politici sostengono che “il vero problema consiste nell’immenso debito pubblico e bisogna tagliare perché se lo stato investe arriva l’inflazione”. Come mai il Giappone, invece, sta applicando la MMT- adattandola alla sua realtà- e ogni anno aumenta la spesa pubblica e ogni anno invece di “finire nel baratro” migliora la propria situazione, non ha la nostra inflazione, non ha i nostri conflitti sociali, non ha la nostra povertà? Il suicida ministro aveva dichiarato venti giorni fa “tanto più lo stato investe su se stesso attraverso grandi infrastrutture per la collettività, soprattutto nel campo della ricerca scientifica, nell’innovazione tecnologica e nell’istruzione pubblica di massa, tanto più si abbatte la disoccupazione, si allarga il consumo interno e si crea ricchezza collettiva. Siamo pronti a lanciare un nuovo piano di investimenti per il 2013 nell’ordine di 2.000 miliardi di dollari per la riconversione totale dall’energia nucleare all’eolico, fotovoltaico ed energie ecologicamente sostenibili. Nel 2015 avremo un disavanzo di quasi 7.000 miliardi di dollari, pari al 145% rispetto al pil: ma saremo una nazione evoluta, dove a tutti i cittadini verrà garantita, oltre alla sicurezza del lavoro per tutta la vita, anche la salute e la salvaguardia del proprio futuro”. Il responsabile del Fondo Monetario Internazionale, ascoltando queste parole, ha protestato formalmente sostenendo che si trattava di una follia.

Quel ministro dieci giorni dopo si è impiccato. Il suo discepolo è morto avvelenato.

Mentre Al Jazeera dal Qatar diffondeva il video.

Sono io che sono un demente, oppure tutto ciò merita delle riflessioni?

Quantomeno l’apertura di un dibattito costruttivo al di là del gossip quotidiano, che cosa ne dite?

Quanta gente c’è in Italia che non sa che il Giappone seguita a progredire  applicando la MMT?

 

 

 

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I blog non sono stampa clandestina

Importante sentenza della la III sezione della C orte di Cassazione che ha assolto con formula piena perché “il fatto non sussiste” il blogger siciliano Carlo Ruta, che era stato condannato in primo e in secondo grado per il reato di stampa clandestina.

La vicenda del  blogger, che non è solo un blogger, ma un saggista e storico,nasca per le critiche mosse da Ruta sulle modalità  il modo in cui Fera, procuratore della Repubblica di Ragusa, 40 anni fa, condusse le indagini su due omicidi compiuti a distanza di pochi mesi: l’assassinio dell’ingegnere Angelo Tumino, recentemente archiviato, e l’assassinio del giornalista Giovanni Spampinato.

La condanna di Ruta, ricordiamolo, aveva suscitato un vero e proprio vespaio. Queste le dichiarazioni del difensore di Ruta, Giuseppe Arnone :

«Questa sentenza è importante  perchè fa giurisprudenza, traccia la strada in un settore ancora non regolamentato. Nella mia arringa ho sottolineato che imporre un giornalista come direttore responsabile ad ogni blog significherebbe sterminare i blog: pochi potrebbero sopportarne il costo. È vero che una legge del 2001 prevede che i notiziari web siano registrati come testata, ma questo obbligo riguarda solo quei notiziari web che chiedono finanziamenti pubblici e che pertanto devono avere una consistenza strutturale. I giudici della Cassazione hanno mostrato buon senso e apertura ai valori della libertà di pensiero e di espressione».

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