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Halloween? No grazie, sono italiano.

E pure terrone.

 

bambini-guardano-stelle

Siamo figli della lupa? No. Da un bel pò tutti nipoti dello zio Sam
Tu vo’ fa’ l’americano, ma siente a mme, cu to fa fà.
I figli della lupa andavano, sottomettevano, ma guardavano, apprendevano e non copiavano. estraevano il meglio per riproporlo adattandolo al proprio modo di essere, migliorandone molti aspetti e creando la maestosità che sbalordisce tutt’oggi i visitatori del Caput Mundi. Oggi invece tutti nipoti dello Zio Sam. Vediamo scemenze, le copiamo e le riproduciamo tali e quali. Anzi. Peggioriamo l’originale annacquandolo col peggio. Halloween è l’esempio più prossimo. Non è che io sia contro questa chiamiamola festa. Ognuno fa come meglio crede. A casa sua.
La tradizione italiana ha sempre avuto la ” festa della commemorazione dei defunti”. Da nord a Sud. Anche se al sud le tradizioni restano ancora in buona parte inalterate. La mattina del 2 novembre, come per la befana, i bambini trovavano giocattolini, dolcetti, carbon dolce. Ed erano stati i nonni o i parenti del paradiso che li avevano lasciati per la loro delizia. E con gli stessi doni in mano si andava contenti a ” fare visita ” alle spoglie mortali dei cari defunti portando un fiore colorato o un lumino da accendere sotto la foto sbiadita dal tempo.
Giorno 2. Ricorrenza prettamente cristiana. Ma in giorno non festivo. Nulla c’è da festeggiare. Semmai dolersi e sentirsi tristi per l’assenza dei cari estinti.
Giorno 1. Festa di tutti i santi. Festa perchè i Santi ci hanno indicato la via del bene, ci hanno insegnato la parola del perdono, della speranza e della fede, con le loro azioni. E ricordarli, anche se estinti, deve essere una gioia. E si fa festa.
Ora viene il bello.
Immaginate uno nato il 1 novembre.
Si sveglia la mattina, il giorno del suo compleanno. Buon giorno. Ciaaaoooo, auguri.
Vieni facciamo colazione e dopo usciamo.
Andiamo a pranzo fuori ?
No dobbiamo andare al cimitero.
Tiè ( facendo il gesto dell’ombrello) Io non vengo.
Ma tesoro, domani papà lavora ( beato lui, ma era comune qualche anno fa in Italia) e solo oggi possiamo andare a far visita ai morti.
Voi andate, io resto a casa.
Vabbbeeene. Quando torniamo festeggiamo.
Tutto finito ? no. Manco a li azzi.
Altro che svegliarti la mattina e combattere tutti gli anni la stessa battaglia contro papà e mammà. Da quando qualcuno ha deciso di ” fà ll’americano, mericano “, qua ti svegliano alle due di notte. E non per farti gli auguri. Apri la porta assonnato, con il primo sogno che ti fa pregustare il pranzetto per il tuo compleanno senza l’assillo dei genitori che vogliono “annà ar cimitero ” pecchè dumane non se pò” dato che ti sei sposato e finalmente decidi tu cosa fare e dove andare per il tuo compleanno, e che vedi ? Ti ritrovi circondato da mocciosi con maschere assurde da sentirti catapultato nel set di walking dead miscelato a world warz-blade trinity-aliensvspredator che con aria innocente ti chiedono: dolcetto o scherzetto ?
Fermate il mondo, voglio scendere.
O per lo meno, ridatemi la mia italia terrona, i litigi di Peppone e Don Camillo, la polenta con la salsiccia e il lumino da mettere sotto la foto biano e nero immersa in bagno di ceramica scadente.
L’america, che se la “tenghino i mericani”.
Basta Halloween. E di seguito basta friedman e il suo liberismo, basta Nixon e rockfeller e Obamacare. Ridatemi la mia sovranità.

 

La “Festa dei Morti” in Sicilia è una ricorrenza molto sentita, risalente al X secolo, viene celebrata il 2 novembre per commemorare i defunti. Si narra che anticamente nella notte tra l’1 ed il 2 novembre i defunti visitassero i cari ancora in vita portando ai bambini dei doni. Oggi questi doni vengono acquistati dai genitori e dai parenti nelle tradizionali “fiere”, che si svolgono in molte parti della Sicilia. Qui vi si trovano bancarelle di giocattoli e oggetti vari da donare ai bambini, che vengono poi nascosti in casa e trovati da quest’ultimi, al mattino presto, con una sorta di caccia al tesoro. Oltre a giocattoli di ogni sorta, esiste l’usanza di regalare scarpe nuove, talvolta piene di dolcetti, come i particolari biscotti tipici di questa festa: i crozzi ‘i mottu (ossa di morto) o i pupatelli ripieni di mandorle tostate, i taralli ciambelle rivestite di glassa zuccherata, i nucatoli e i Tetù bianchi e marroni, i primi velati di zucchero, i secondi di polvere di cacao. Frutta secca e cioccolatini, accompagnano ‘U Cannistru’, un cesto ricolmo di primizie di stagione, frutta secca altri dolciumi come la frutta di martorana ei Pupi ri zuccaru statuette di zucchero dipinte, ritraenti figure tradizionali come i Paladini. Tradizione esclusivamente palermitana, vengono chiamati “pupi a cena” o “pupaccena”, per via di una leggenda che narra di un nobile arabo caduto in miseria, che li offrì ai suoi ospiti per sopperire alla mancanza di cibo prelibato. In alcune parti della sicilia viene preparata la muffoletta, pagnottella calda appena sfornata “cunzata”, la mattina nel giorno della commemorazione dei defunti, con olio, sale, pepe e origano, filetti di acciuga sott’olio e qualche fettina di formaggio primosale.

Dalla fine della seconda guerra mondiale, dopo la lunga permanenza delle truppe alleate americane, anche in qualche luogo della Sicilia si festeggia una sorta di Halloween. Ma la tradizione americana è stata integrata alla tradizione locale. Infatti non la notte del 31 Otoobre, ma il giorno 2 Novembre  i “morti” sono soliti uscire durante la loro festa e compiendo dei percorsi antichi usano donare regali ai bambini. Ad Erice, i defunti escono dalla Chiesa dei Cappuccini, a Cianciana in provincia di Agrigento, escono dal Convento di S. Antonino dei Riformati; a Partinico, presso Palermo, indossano un lenzuolo e, a piedi scalzi recando una torcia accesa e recitando litanie, percorrono alcune strade cittadine. Anche nel catanese, e per la precisione ad Acireale, durante la ricorrenza dei morti si usa che girino per la città indossando un lenzuolo funebre,  rubando i doni ai venditori per poi darli ai bambini.