Facebooktwitterredditpinterestlinkedinmailby feather

Il neoliberismo é contro il progresso

 

godmoneyLe teorie che pongono le basi al sistema economico sociale in cui viviamo noi europei/occidentali sono varie e multiformi. Tra queste il neoliberismo ha fatto molto parlare di sé, sia per lo spazio sempre più vasto che si è circoscritto nel mondo odierno, sia per le sue presunte qualità e innovazioni positive, spesso criticate da tante persone del mestiere e che non hanno ricevuto un corrispettivo nella qualità di vita dei popoli, i quali vedono con l’avanzare dei decenni un peggioramento continuo delle proprie potenzialità economico-finanziarie e più generalmente delle condizioni di vita.

Essendo il tema variegato e complesso mi limiterò a analizzare gli effetti della pratica neoliberista nei confronti del progresso, intendendo per tale termine l’evoluzione, lo sviluppo positivo delle scienze e delle tecniche nonché il miglioramento dello stato sociale e collettivo collegato ad una visibile ottimizzazione della condizione umana.

Ricordi il lettore che il progresso non è influenzato esclusivamente dall’economia, ma anche da tanti altri fattori, per cui risulterebbe fuorviante un semplice confronto tra lo stato del progresso prima dell’introduzione del neoliberismo e oggi.

La teoria del Neoliberismo, che per inciso non è una teoria scientifica ma filosofico-ideale, è stata sviluppata ed è oggi appoggiata da tantissimi economisti, i quali non ne hanno o non ne hanno avuto tutti una stessa idea e si evidenzia come spesso tra essi ci siano rimarcabili differenze. Dovendo giudicarla mi tocca scegliere solo una tra queste interpretazioni e la ragione mi ha spinto a considerare solo quello che è stato effettivamente adottato nella società e nella rete economica moderna , intendendo per moderna lo spazio temporale tra gli inizi del 1900 e i giorni nostri, escludendo ciò che sia rimasto ancora nella teoria o nella previsione.

LA SCALATA DEL NEOLIBERISMO

Neoliberismo (da ora in poi NL) è un termine che deriva da un movimento filosofico detto liberismo, una parte del quale è divenuta poi la teoria economica a cui si riallaccia il NL. In realtà questo è una naturale evoluzione della teoria liberista, con ben poche differenze, ma dopo la crisi del 1929, che agli occhi del popolo e della stragrande maggioranza degli economisti dell’epoca, era apparsa come l’ennesimo fallimento di una scelta economica che aveva già destato infiniti dubbi e portato enormi squilibri anche politici e evidenti conseguenze negative a tutta l’Economia e la società occidentale, elementi furbescamente nascosti prima dall’enorme propaganda dell’inarrestabile boom economico americano e dopo dalla Prima Grande guerra. Il termine “liberismo” era stato messo in cattiva luce e la tendenza dei pensatori dell’epoca volgeva a cambiare mentalità rivolgendosi a teorie economiche che fossero più efficienti. Negli stessi USA buona parte degli economisti e politici, anche molti del Congresso e delle forze politiche in genere, aveva espresso forti simpatie per le teorie in seguito dette keynesiane (da John Keynes, noto economista) o loro affini, a tal punto che si odorava nell’aria una decisa volontà a cambiare l’intero assetto economico americano.
Il New Deal di Roosevelt, presidente eletto nel 1933, è in parte un’espressione di una idea economica in chiave anti-liberale, prevedendo un forte intervento dello Stato e molti provvedimenti che abbracciano le teorie degli economisti keynesiani, notoriamente contrari alle “fantasie” liberiste. Un esempio fu la sospensione del gold standard che causando una penalizzazione del dollaro, permise un notevole incremento delle esportazioni e la possibilità di immettere liquidità (=stampare moneta) per stimolare la produzione, oltre a evitare che tutta la popolazione richiedesse che i propri risparmi venissero restituiti in oro; immaginate infatti che a quei tempi, dopo che a causa dello scoppio della crisi migliaia di banche dichiaravano il fallimento senza sosta, c’era stata una corsa agli sportelli e tutti i risparmiatori andavano alla propria banca a ritirare i propri depositi, per poi richiedere tramite la FED la conversione in oro, allora permessa dalla legge.

Il New Deal tirò i suoi lasciti fino agli anni dopo la Seconda Grande guerra, anche se nel frattempo alcune potenze filo-liberiste, politiche e non, hanno guerreggiato energicamente per tenere il Paese sulla linea liberista, non esitando ad accettare l’appoggio di persone, società e lobby che guardavano esclusivamente i propri interessi, cosicché il liberismo continuò a crescere sotto l’ombra politica e dietro le quinte dei media, fino a quando non trovò la sua rinascita negli ’60-’70 con un nuovo nome, un nome che non spaventasse più come negli anni ’40, il neoliberismo, aggiungendo il prefisso neo come a voler sottolineare di aver superato la precedente teoria avendone migliorati i lati negativi che tutti avevano vissuto, anche se effettivamente poco o nulla cambiò nei principi.

Lo stesso Roosevelt che era sembrano un keynesiano convinto si rivelò sempre più morbido nei confronti del liberalismo, specialmente negli anni della guerra fino alla sua morte nel 1943.

A partire da questi anni (’30-’40) si sviluppa la scuola austriaca, di cui il più famoso esponente è Friedrich von Hayek, e a cominciare dal dopoguerra la scuola di Chicago, con a capo il noto Milton Friedman. ovvero movimenti economici basati sulle idee liberiste, che sempre più vennero appoggiati da politici di varie importanti Nazioni, come ad esempio Ronald Reagan, presidente USA eletto nel 1981, Margaret Thatcher, eletta primo ministro inglese nel 1979, e vari altri che arricchirono il loro circolo di consiglieri di economisti soprattutto hayekiani.

Dal 1983, più o meno, il NL conobbe il suo trionfo. Infatti è con l’ufficiale uscita dalla recessione degli USA che il NL verrà presentato al mondo come esempio assoluto, la dimostrazione del perché gli USA siano la Nazione più potente al mondo. Il primato di super potenza mondiale gli permise così di influenzare incisivamente le correnti di pensiero di tutto il mondo occidentale e per usare le parole del NYT “un’ispirazione per il trionfo della democrazia nei nostri giorni”. “Democrazia” che presto invase un’Europa già contaminata dopo la caduta del muro di Berlino (1989). Così oggi i cittadini del vecchio continente guardano quasi impotenti ed esterrefatti un’intera Unione Europea vincolata da regolamenti inter-comunitari che favoriscono l’applicazione del NL e organi istituzionali come l’influente Banca Centrale Europea (BCE) e non istituzionali come il Fondo Monetario Internazionale (FMI) che premono fortemente gli Stati a tal fine, sia in via ufficiale che ufficiosa, per non accennare agli stessi trattati europei di cui anche la carta con cui sono stati stilati profuma (o puzza) di NL.

I PRINCIPI E IL NEOLIBERISMO NELLA TEORIA

Libero Mercato e autoregolamentazione
Secondo la NL il Mercato, inteso come quell’insieme di processi e azioni di produzione e di scambio o di merci o di lavoratori, non deve aver nessun vincolo. Tutti, nel sistema, devono avere la possibilità di commerciare con chiunque senza nessun tipo di penalizzazione.
Qui sta insito uno dei più vecchi principi del NL, già spiegato da Adam Smith, filosofo del XVIII secolo, ovvero l’autoregolamentazione del mercato, secondo cui questo non avrebbe bisogno di avere regole perché i processi che spingono lo scambio di merci raggiunge un equilibrio in cui la tendenza porterebbe ad un naturale arricchimento di tutti gli interessati, pur considerando che questi inseguano il proprio interesse e guadagno personale; anzi sarebbe proprio l’interesse individuale di accumulare più capitale possibile ad attivare quella Mano Invisibile, ovvero quella entità imprecisata che donerebbe al mercato il migliori dei sviluppi. Non sappiamo esattamente cosa intendesse Smith con questa Mano, da lui chiamata talvolta Provvidenza:

se intendesse un intervento divino o la semplice opera della Natura umana sarebbe stato in evidente errore, alla luce dei palesi disastri che viviamo a causa di tale “autoregolamentazione”; a meno che non adorasse il diavolo e fosse per lui esso la provvidenza.

se intendesse l’opera di individui o società occulte, invisibili appunto, nella gestione dei Mercati, allora potremmo pure prendere in considerazione l’idea.

Anti-interventismo e Deregolamentazione del libero scambio
Avendo la maggior parte degli Stati nei secoli passati fatto una politica economica sommariamente protezionista, ovvero controllo sulle importazioni/esportazioni e inserimento di dazi e dogane, i sostenitori del NL hanno bisogno di eliminare tutte queste regole che limitano l’accumulazione del profitto, la concorrenza interna ed esterna impedendo così l’attuazione dell’autoregolamentazione. È per questo motivo che i neoliberisti sono notoriamente considerati anti-statalisti, anche se sarebbe più precisi definirli sostenitori dell’ “anti-intervento sul mercato libero”, da qualsiasi fonte venga l’intervento normatorio. Infatti se, ipoteticamente e molto poco credibilmente, l’Unione Europea (UE) inserisse delle regolamentazioni sul mercato a danno della Mano invisibile i NL diventerebbero automaticamente anti-europaunionisti.

Privatizzazioni e risparmio statale

Le privatizzazioni, chiamate dai NL liberalizzazioni (termine dalle svariate interpretazioni, significando “rendere” liberale, ovvero conforme alla teoria liberista, che dovrebbe fare meno paura alla gente, ben abituata alle garanzie sociali dello Stato, nella speranza che le veda come un cambiamento positivo), sono necessarie affinché lo Stato, o qualsiasi-crazia circoscritta che non sia il mercato, non abbia più la possibilità di intervenire. Le aziende, tra cui quelle delegate a servizi pubblici, entrate nel libero scambio globale avrebbero più possibilità di migliorare i propri profitti. Questo, secondo l’economista Ricardo tra i primi, porterebbe anche ad una maggiore efficienza interna.
Conseguenza delle privatizzazioni è l’esonero da parte dello Stato per il finanziamento di quei servizi che non sono più di sua competenza perché diventati privati.

In realtà, dato che il fenomeno delle privatizzazioni statali ha avuto fortissime difficoltà a farsi strada in ogni Nazione, si è utilizzato da decenni il processo inverso: ovvero ridurre la spesa statale per i servizi da privatizzare, ad esempio sistema pensionistico, sanità, indennità di disoccupazione, gestione dell’acqua/gas, per creare un vero e proprio malcontento generale che convincesse soprattutto l’opinione pubblica che la privatizzazione di un’azienda statale in completo fallimento e dalla pessima gestione fosse la miglior soluzione.

La creazione dei famosi carrozzoni statali, svenduti poi a prezzi incredibilmente bassi, è un perfetto esempio di decenni di sforzi di questa politica neoliberista.

Ci sono tante altre caratteristiche di cui potrei parlare ma mi fermo qui perché quelle descritte sono sufficienti a spiegare il titolo del tema.

IL NEOLIBERISMO NELLA REALTÀ

Uno dei problemi principali della teoria del NL, essendo molto povera di basi scientifiche o comunque matematiche, è la quasi totale imprevedibilità delle conseguenze pratiche. Dall’applicazione dei suoi principi sono nati tantissimi problemi e tuttora ne nascono altri.

MONOPÒLIO E MONÒPOLI

La realtà dei fatti ha mostrato che le aziende (e gli individui) all’interno del sistema del mercato libero non arrivano ad un equilibrio in cui domanda e offerta si regolano automaticamente, ma ognuna di esse, nell’intenzione di accumulare più capitale,tende a raggiungere una situazione di monopolio, scalciando le altre con qualsiasi mezzo almeno legale approfittando della scarsa presenza di regole.

A proposito vi racconto un piccolo aneddoto:
Conoscerete certamente il gioco da tavola Monopoli, che non prende il nome dal comune italiano omonimo con l’accento sdrucciolo, ma dalla traduzione dell’inglese Monopoly, che vuol dire monopòlio o monopòli al plurale con l’accento sull’ultima “o”.
Pur con alcune modifiche, il gioco risale ad una creazione di tale Elizabeth Magie (1903), seguace del pensatore economista Henry George, e l’intento era quello di diffondere il concetto propagandato da George dell’imposta sul valore fondiario, elemento in realtà già introdotto proprio da quell’Adam Smith che già abbiamo conosciuto. Nonostante il pensiero di George non abbia un’impronta proprio liberista (siamo negli anni a cavallo tra i due secoli 1800-1900), il gioco attuale è una perfetta espressione, purché semplificata, del mercato odierno.

Ebbene cosa succede alla fine del gioco? C’è un solo vincitore, un unico detentore del monopolio, senza altre possibilità. Il gioco finisce quando ne resta solo uno, e penso mai sia capitato di continuare una partita all’infinito, come dovrebbe essere il sistema economico reale, infinito, almeno fino all’estinzione dell’umanità.

Profeticamente comunque il creatore ha previsto il percorso del monopolio pieno di imprevisti e probabilità e talvolta è proprio un tiro di dadi.

Il garante non garantito
Proprio per riparare a questo problema non previsto dai NL, ma risaputo e previsto presso le altre scuole economiche addirittura fin da Karl Marx, è stato creato un ente per combattere l’atteggiamento anticoncorrenziale tra le aziende (si ricorda che nel NL la concorrenza “corretta” è un elemento fondamentale del suo funzionamento). In Italia si chiama “Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato” (esistente fin dal 1990) corrispondente all’americana “Antitrust”. Entrambe società indipendenti “senza possibilità di ingerenze da parte del Governo” come scritto sul sito ufficiale, dichiarano di applicare direttamente le regole antitrust in vigore nel Paese, dimostrando così che la pura deregolamentazione sia stato un buco nell’acqua. Le interpretazioni di tali leggi lascia larga decisionalità, per cui, scusando il gioco di parole, l’attività del “garante” non è “garantita” da nessuno.

Fa sorridere che le origini dell’antitrust sono fatte risalire allo Sherman Act, un atto che venne utilizzato in particolar modo per contrastare il monopolio dell’impero petrolifero creato dal magnete John Davison Rockefeller, uno dei più forti sostenitori, specialmente finanziariamente, della politica global-liberista. Non sorprenderà scoprire che a quei tempi il presidente in carica era William McKinley, uno dei più veementi protezionisti della storia dei presidenti USA, proprio colui che introdusse il gold standard già citato.

SATURAZIONE DEL MERCATO E CICLICITÀ DELLE CRISI

Uno dei fattori non presi in considerazione dal NL è il risolvimento della saturazione del mercato. Ovvero la domanda di un prodotto diminuisce progressivamente con la saturazione, perché si presuppone che gli individui che avevano la necessità di tale prodotto una volta acquistato non ne abbiano più bisogno. Di conseguenza l’offerta è costretta ad abbassare i prezzi, ma se la domanda continua ad essere troppo bassa le aziende sono costrette a chiudere aumentando così il tasso di disoccupazione. Se avete già sentito parlare di crisi cicliche del sistema economico, in parte è dovuto a questo fattore, che finora è stato “risolto” tramite le “guerre” o le “misure d’emergenza” (oggi “austerity” in ricordo della crisi petrolifera del 1973-1974).

Un altro modo di risolvere la saturazione riguarda la collusione delle aziende nella qualità dei prodotti e la prescrizione del prezzo/quantità di essi.

OFFERTA LIBERA

La TNL (“T” sta per Teoria) prevedeva che la domanda si regolasse da sola e l’offerta si adeguasse, ma in molti settori è avvenuto l’esatto contrario, ovvero che l’offerente stabilisse il prezzo e gli acquirenti ne subissero le conseguenze. Si guardi l’esempio del prezzo della benzina o quello delle assicurazioni (specialmente in Italia), e i prossimi che verranno per l’acqua e l’energia.

Infatti le Grandi aziende, capito il marchingegno, hanno cominciato a collaborare tra esse stabilendo ad esempio un prezzo soglia al di sotto del quale tutti gli interessati venditori promettono di non scendere. Il più delle volte questi accordi sono pattuiti tacitamente, evitando così di stringere patti ufficiali perseguibili dalle leggi antitrust, altre volte con il benestare, volente o nolente, della comunità internazionale e i suoi regolamenti, creando i cosiddetti “cartelli economici”. Ad esempio l’ OPEC(Organization of the Petroleum Exporting Countries) rappresenta il cartello petrolifero ed è permesso dai regolamenti internazionali. Mentre il cartello delle assicurazioni agisce sotto gli occhi di tutti, ma non ci sono prove impugnabili nel merito, anche se talvolta ci sono state delle condanne a danno delle compagnie assicurative (ad es. : Sentenza n.1310/05 del 03.05.2005 della Corte di Appello di Napoli), evidenziando come una quarantina di compagnie si scambiassero informazioni al fine di creare il tacito cartello.

OBSOLESCENZA PROGRAMMATA

Una dei più manifesti e di maggior peso artifizi operati dalle aziende sul mercato, conseguenza sempre della saturazione incontrollata di cui si è accennato e della politica concorrenziale neoliberista, è la modificazione della qualità dei prodotti al fine di garantire un flusso commerciale continuo. Infatti al fine di evitare la saturazione del mercato molti produttori hanno pensato bene di rendere la durata dei propri prodotti limitata, in funzione della curva del tempo dei loro profitti.

Un esempio abbastanza famoso è quello delle lampadine e lo spiegherò come modello per tutti gli altri casi.

Quando sul finire dell’Ottocento, con l’avvento dell’elettricità e l’illuminazione delle città e delle case, la domanda di lampadine era altissima e di certo le poche aziende che le producevano, pur con tutti gli sforzi, non riuscivano a fare un’offerta sufficiente che eguagliasse la domanda. Allora, senza controllo alcuno, in piena linea con il principio liberista, nascevano fabbriche di lampadine come funghi e quelle già esistenti, aumentando notevolmente i loro guadagni, si ingrandivano sempre più. Il naturale evolversi del commercio, la Mano Invisibile, portò ad una situazione in cui ad un certo punto il mercato cominciava a saturarsi, ma le fabbricare continuavano a fabbricare lampadine. La domanda continuava a scendere, l’offerta restava pressappoco stabile.

In seguito al periodo illuminista e la rivoluzione industriale, era nato un positivo senso del progresso e specialmente delle tecniche. Ingegneri e scienziati lavoravano senza interruzione migliorando le tecnologie umane in tutti i settori, dall’agricoltura all’industria, dalla chimica alla meccanica fino alle scienze speculative.

Per cui, al fine di migliorare la società, sull’onda di questa valanga positivista, ogni settore migliorava la qualità che le spettava. Anche sulle lampadine, dunque, c’erano, ingegneri che vi studiavano e ne miglioravano sempre più le qualità, come la luminosità, la resistenza, la durabilità e il consumo elettrico ed altro ancora. Quale orrore per le fabbriche di lampadine rendersi conto di aver venduto per tanto tempo di prodotti così buone e durevoli che gli acquirenti non avrebbero più avuto bisogno di ricomprare.

Così cominciò la ricerca in laboratorio per produrre lampadine poco durevoli e nacque il cartello dei fabbricanti di lampadine. Infatti essi si riunivano sovente e stabilivano ogni qual volta le caratteristiche che ognuno era tenuto a rispettare. Per esempio stabilivano che la durata del prodotto non potesse superare le 1.000 ore di vita. Esistono lampadine costruite ai primi del 1900 che sono rimaste accese fino ad oggi accumulando la bellezza di circa 850.000 ore di vita.

Questo fenomeno diede una forte spinta a quel movimento sociale oggi conosciuto come consumismo ed instilla nella gente, per dirla alla Stevens, il coniatore del termine obsolescenza programmata (OP), il desiderio di comprare qualcosa di un po’ più nuovo, un po’ migliore e un po’ prima di quanto non fosse necessario.

Oggi giorno l’OP riguarda quasi ogni oggetto del mercato, e lì dove non ne sia toccato, la sua ipotetica qualità è messa in ombra da ancora un’altra conseguenza del NL, le destabilizzazione dei prezzi dovuta all’unione di realtà economico-sociali differenti e la delocalizzazione dell’occupazione e della produzione, nonché delle aziende stesse, verso zone “a basso costo”.

NO FRONTIERE, NO PARTY

Eliminando tutti i dazi e i blocchi commerciali-economici tra le Nazioni gli acquirenti e venditori di tutto il mondo (tranne ovviamente gli ultimi Stati protezionisti rimasti) si sono ritrovati a poter commercializzare con qualsiasi parte del mondo, senza nessun obbligo o tassa sulle importazioni/esportazioni.

Si era ben coscienti che molti Stati vivessero e vivano in situazioni socio-economiche marcatamente diverse, ma nonostante tutto, questo processo doveva essere iniziato prima o poi, il Mercato e la Provvidenza avrebbero pensato al resto.

Ci si è resi conto presto di come il Mercato sia aperto a tutti tranne proprio che alla Provvidenza, difatti le diverse pretese sociali e la conseguente manodopera a basso costo di alcuni Paesi extracomunitari ha spinto non solo le aziende a delocalizzare la propria produzione in quei luoghi, utilizzando la forza lavoro locale, ma ha fatto sì che gli stessi capitali che muovono la ruota liberista si siano spostati creando un disequilibrio tale che è costato ai Paesi occidentali lunghe e sofferenti pene, tra cui ad esempio una forte disoccupazione con rischio di licenziamenti di massa, o alternativi sostanziosi aiuti dello Stato (ad es.vedi caso Fiat), un abbassamento dei Prodotti interni lordi con conseguente crescita del debito pubblico, mancanza di liquidità locale fondamentale per il perpetrarsi dei processi monetari e finanziari.

Altra dolorosa ripercussione è l’arrivo dei prodotti a basso costo dalle zone suddette (il caso della Cina è eclatante), che hanno cavalcato l’onda della crisi e del diffuso disagio finanziario sicuri di poter vendere merci di scarsissima qualità soppiantando quelle locali migliori ma più costose. Tali prodotti soffrono di un’obsolescenza a breve termine non programmata, ovvero sono fatti così male che no vi è alcun dubbio che dureranno parecchio meno della media degli equivalenti prodotti di qualità. Dall’invasione di queste merci ci si è costretti, in un certo modo, ad applicare la filosofia dell’usa-e-getta.

Effetto da tenere in considerazione è l’arricchimento delle aziende che trattano merci scadenti (in tutti e due i sensi) e l’impoverimento/fallimento delle aziende di qualità, così riportandoci al vizio del monopolio di cui ho accennato. Oltretutto l’accumulo dei capitali nelle mani di chi ha ad interesse solo il capitale a scapito appunto della qualità merce , qualunque essa sia, per esempio anche un programma di ricerca, spinge sempre più il mercato a finanziare aziende con lo stesso interesse e dalle stesse basse qualità.

REGRESSO LIBERALISTA CONTRO PROGRESSO SOCIALE

Pseudo-parabola:
Si immagini una tribù di uomini cacciatori primitivi che conta poche decine di individui. Essi si distribuiscono i compiti ed ognuno ogni giorno si tiene impegnato nella propria attività, esclusivamente indirizzata alla sopravvivenza. Non avendo tempo libero per fare altro i nostri amici non hanno la possibilità di svilupparsi e progredire se non in ridottissima misura e per eventi più casuali che programmati (progresso passivo o casualistico). Si ipotizzi che ad un certo punto, dopo milioni di anni, proprio uno di questi eventi porti un primitivo particolarmente intelligente, che mi piace nominare Guarda-la-luna, a scoprire l’agricoltura. Il gruppo decide , sacrificando un po’ ciascuno del loro pasto quotidiano per Guarda-la-luna, di lasciarlo libero a conoscere e sviluppare quei principi dell’agricoltura necessari alla coltivazione di piante commestibili. Dopo qualche decennio il gruppo comincia a nutrirsi dei prodotti della terra; ben presto scopre che a causa della notevole quantità di cibo, non è necessario alcuni giorni andare a caccia, per cui si ritrovano a occupare il loro tempo libero facendo altro. Le infinite probabilità non possono far capire cosa facciano in questo frangente, ma la logica porta a pensare che in alcuni casi, statisticamente, qualcheduno si impegnerà nel migliorare la propria condizione di vita seguendo lo stesso percorso di Guarda-la-luna, che ha rappresentato l’esempio per il quale tutto il gruppo ha usufruito di un notevole e, soprattutto, apprezzato miglioramento.

Questo è quello che io chiamo progresso attivoo partecipativo.

Naturalmente è evidente come il progresso attivo sia il principale fautore dell’incredibile miglioramento ed evoluzione della condizione umana dalla preistoria ad oggi.

Ritorniamo al futuro, come direbbe un noto personaggio di hollywoodiana memoria, e analizziamo il ruolo del cacciatore al giorno d’oggi dal punto di vista sociale. Non prenderò in considerazione, per semplicità, altre diverse realtà da quella in cui viviamo noi occidentali. La condizione lavorativa, solitamente, è caratterizzata da un sistema meccanico che richiede un insieme di conoscenze condivise, più o meno, dall’intera comunità e generalmente finalizzato alla produzione di un utile. Uno specialista, un medico, un ingegnere, un idraulico, un impiegato allo sportello, applica indifferentemente ciò che gli studi, i corsi o precettori gli hanno insegnato e l’esperienza donato. L’esperienza nutre la tendenza a perfezionare semplicemente le conoscenze già acquisite, se non è accompagnata da una premeditato interesse allo sviluppo di una novità. Ovvero il medico che svolge la sua attività giornaliera occupando la sua mente da processi per lo più deterministici, non avrà la possibilità di creare un reale progresso nel suo campo, se non per una casualità. L’esperienza gli servirà a sbagliarsi sempre meno nel fare le diagnosi e nel compiere le scelte e nel perfezionare la sua manualità chirurgica; ma anche se sarà divenuto il migliore chirurgo sul pianeta, non avrà superato quella soglia dell’evoluzione dell’intera comunità, ma l’avrà semplicemente raggiunta in merito alle sue competenze.

Per far sì che tale dottore superi quella soglia ci devono essere momenti in cui la sua mente sia libera di uscire dai processi impostile dalle scelte professionali o dalle pratiche quotidiane di natura personale.

Quindi oltre che per un’operazione di volontà il processo deve avvenire in un tempo prestabilito, altrimenti il nostro medico sarà esattamente come i primi cacciatori, in uno stato diverso dell’evoluzione, ma stimolando il progresso alla stessa infima velocità. Per far sì che il medico diventi un altro Guarda-la-luna occorre che trovi lo stesso tempo e la stessa disposizione da parte della Comunità.

Questa miccia che innesca il progresso attivo non può non essere dipendente da uno impegno di Volontà e di attitudine a creare processi mentali indirizzati all’innovazione o al semplice cambiamento. (lo chiamerò in questa sede concetto del monolito)

Il noto regista Stanley Kubrick nel suo film/racconto 2001:Odissea nello spazio esprimeva questo concetto con la rappresentazione simbolica di un monolito nero, una figura geometrica di egiziana origine che sfacciatamente si era introdotta nel mondo ancora informe di Guarda-la-luna, come se una figura perfetta dell’iperuranio platonico fosse sfuggita per entrare e mostrarsi ai prigionieri della caverna.

Molto significativamente in questa opera il primo contatto con tale miccia avviene casualmente tra un popolo di scimmie-uomo, ma da allora in poi sarà l’uomo che, grazie allo sviluppo della sua tecnologia giungerà a scoprire altri monoliti e da cui ne trarrà altra conoscenza, che gli permetterà di raggiungere orizzonti ancor prima impensabili in un viaggio evolutivo, che per quanto, nel film, possa apparire nello spazio dell’universo, sembra più ambientato nei meandri dell’interiorità.

LA RICERCA PURA
Il ricercatore odierno può essere sì orientato ad una ricerca progressista (che io chiamo ricerca pura), ma non nel caso in cui, come spesso avviene, sia già stato stabilito il fine e l’obiettivo da dimostrare vero o falso. In tal caso la sua opera ritornerà alla sterile meccanicità che lo trasformerà in un esecutore di azioni protocollate. Spetterà al delegante scegliere la natura della ricerca. A quel punto ci toccherà interrogare le intenzioni del delegante.

Da ciò si deduce che all’interno di una Comunità sia indispensabile che alcuni individui abbiano le premesse per fare ricerca pura. E sarà la Comunità che dovrà “sacrificare un po’ del proprio pasto quotidiano” ovvero finanziare i delegati al progresso scientifico, perché se altrimenti talune ricerche non dessero profitti economici i relativi ricercatori non potranno pensare alla propria sussistenza e di conseguenza non potranno neanche continuare la propria attività.

IL CIRCOLO DEI BIG-PIG E IL REGRESSO

Si è visto prima come tendano a fare parte dei grandi cartelli e a partecipare di grossi capitali quelle aziende che hanno a cuore il profitto e che commerciano prodotti di bassa qualità, tranne rare eccezioni. Infatti tali ultime imprese vengono naturalmente uccise dallo stesso mercato, all’interno del quale non riescono minimamente a competere.
Questo significa che non essendoci più lo Stato a finanziare la ricerca saranno le imprese private a farlo, ma essendo i guadagni il loro unico interesse, esse avranno come obiettivo l’aumento del proprio capitale. Le conseguenze terribili di questo fenomeni si traducono non solo in un arresto del progresso in linea positiva, ma di un reale regresso.
Ecco che nascono i big-PIG, grandi gruppi di aziende che giocano degli stessi trucchi speculativi non proibiti dalla deregolamentazione e che dovendo alimentare la grande macchina mangia soldi, pena il declassamento da big e il successivo fallimento, non possono permettersi di coltivare quei valori per il progresso dell’umanità che quantomeno vedevamo scritti in qualche Costituzione.
La modifica degli obiettivi in funzione di un margine di profitto porta a tante conclusioni, tra cui lo spostamento dell’interesse scientifico (intendendo per scienza, in un concetto allargato, lo strumento di cui si serve il progresso per il suo avanzamento) verso ambiti antitetici all’ideale sviluppo ontologico.

Questo non permette il verificarsi del concetto del monolito di cui sopra, per cui gli sforzi dei ricercatori saranno svolti a produrre merci che permetteranno alle proprie big di restare nello stesso stato privilegiato di esattore del mercato e che quindi non avranno nessuna tendenza a cambiare lo stato delle cose, ovvero arresteranno il progresso. E la natura di tali merci, non essendo concepite per il miglioramento umano, avranno effetti spesso imprevedibili, ma il più delle volte in chiave negativa in rapporto alla condizione umana, quindi di regresso.

Faccio l’esempio della sanità e della medicina da rapportare poi a tutti i casi che ne seguono precisamente le orme.

VIVI A LUNGO MA NON GUARIRE

La medicina ha dato un grosso arresto al suo progresso da quando la Big Pharma ha deciso che si debba rimanere malati il più possibile e non può esistere più una ricerca volta al benessere dell’individuo, ma solo una ricerca volta al guadagno monetario. Gli unici medici e ricercatori che fanno ricerca degna di nota sono finanziati o dallo Stato, o da se stessi, o da quei pochi buoni filantropi rimasti sulla faccia della Terra, perché tutti gli altri sono pagati e finanziati dalle Big Pharma e il loro fine non può essere certo di scoprire qualche cura miracolosa che permetta ai guariti di non comprare più farmaci.

L’impiego del tempo e del denaro

Un motivo di regresso è rappresentato dai grandi sprechi effettuati da ogni cittadino per dei farmaci per lo più inefficaci o inappropriati intervenendo sulla spesa collettiva in una maniera spropositata, togliendo smisurato spazio all’investimento in qualcosa di utile.

Altro motivo di regresso la creazione di farmaci creati con l’obiettivo di crearne una dipendenza.
Il diabete ad esempio è una malattia ufficialmente incurabile e i pazienti sono trattati con un rimedio che ne riduce il sintomo più dannoso, l’iperglicemia, attraverso l’assunzione di insulina. Il giro di affari che ruota intorno alla produzioni di tali farmaci è così influente nell’economia di mercato, che anche se i produttori volessero inverosimilmente arrestarne la fabbricazione sarebbero responsabili di una catastrofe finanziaria, infatti il NL ha il brutto vizio di rendere dipendente, non se ne può uscirne, è un tunnel la cui unica uscita è la morte. Allo stesso tempo se dovesse un giorno arrivare uno scienziato che spiega di poter giungere a scoprire una cura, non un allevia-sintomi, del diabete, non gli arriverebbe neanche un centesimo, anzi sarebbe probabilmente boicottato.
Questo crea delle false conoscenze/credenze dal punto di vista medico, che confondono le già ben complesse idee in materia. Le malattie non vengono più descritte secondo una ricerca scientifica oculata, come si faceva una volta, ma in base alle conclusioni a cui arrivano le ricerca finanziate dalle Big-Pharma, in rapporto ai farmaci da loro utilizzati o sperimentati. Ed essendo i medici abituati a nutrire una certa fiducia nella collaborazione internazionale essi hanno la tendenza ad accettare tutto ciò per verità, inquinando la loro categoria di pesi al piede che la trascineranno nel pozzo del regresso.

In ogni settore avviene all’incirca lo stesso fenomeno, in cui si è visto che lo scopo sia, oltre all’accumulo sempre maggiore di denaro, il mantenimento dello stato di cose, che non rappresenta necessariamente un atteggiamento negativo da parte dei venditori, ma una loro naturale reazione alle pressioni del Mercato.

Il mercato scoraggia il progresso

Il fenomeno dell’obsolescenza programmata porta a un dispendio di forza lavoro smisurato, oltre che ad un notevole inquinamento dell’habitat umano. Si immagini se nell’esempio dei venditori di lampadine, una volta raggiunta la saturazione del mercato l’intera forza-lavoro delle fabbriche di lampadine si occupasse di altro, diventerebbe quel Guarda-la-luna disposto a impegnarsi per stimolare la conoscenza. Non è soluzione facile, ma bisogna comunque un qualsiasi-crate (crazia=comando)che ne regoli il funzionamento in base alle risorse e le caratteristiche del luogo in cui interagisce.
Deve essere qualcosa studiato a tavolino da esperti economisti, politici ed altri specialisti, chiamiamoli i filosofi di Platone. Non può essere certo un sistema autoregolante.

L’inventiva è un’operazione che fa paura alle imprese, proprio perché ha il potenziale per un cambiamento di stato. Gli imprenditori non vogliono rischiare di ricominciare da zero, coltivando ricerche dai risultati incerti, rischiando così di essere sepolti dalle eccessive sollecitazioni del Mercato.

Si immagini quanto tempo si potrebbe dedicare alla ricerca e al progresso, se solo l’intero pianeta non andasse incontro agli assuefacenti fenomeni del consumismo e delle mode.

LA PRIMA VITTIMA DEL NEOLIBERISMO: L’ETICA

Da tempi immemori studiosi, filosofi e pensatori hanno compreso come uno degli elementi che ha permesso all’uomo di avanzare nel suo stato di animale superiore, intelligente è l’insieme di principi che ne regolano la vita morale: l’Etica, appunto.

Per questo motivo, in tutte le nazioni democratiche, si è cercato di dare ampio spazio a questi valori anche nei sistemi condivisi di regole giuridico-sociali. Si è ben capito che le norme che regolano la società non possono essere semplici regole matematiche e risultate dalla logica, perché quello che rende l’uomo “Uomo” , tra le altre cose, è proprio l’esistenza di un etica, espressione più nobile di quel libero arbitrio che ha permesso all’umanità di arricchire la Natura.
Così oggi molte Costituzioni e intese internazionali mantengono la sopravvivenza di tali principi.
Per far sì che questi siano manifestati dalla gente bisogna che siano coltivati quotidianamente nelle proprie attività. Come insegnano i pedagoghi un comportamento eticamente corretto deve entrarti in testa per poter riuscire poi ad applicarlo meccanicamente. Nelle scuole e nelle moschee islamiche ad esempio sono fatti ripetere a memoria i precetti del Corano un’infinità di volte, cosicché i detentori di questa conoscenza assicurano che il popolo si comporti secondo quei precetti in maniera naturale.

Nel mondo neoliberista esistono i seguenti principi:

accumula più capitale che puoi ovvero guadagna più denaro, indipendentemente dai tuoi bisogni

stimola la concorrenza, fa che esista sempre un’atmosfera per cui uno debba vincere sull’altro

sii egoista, non è un problema, al resto ci pensa il mercato

Chi vive in questo mondo, ormai quasi tutti, è obbligato ad accettare queste regole e ad applicarle continuamente.

È un auto-lavaggio del cervello. Più indirizzerai le tue azioni su quei precetti più la tua mente si modellerà su quei principi stessi.

Una volta che la mente è abituata a ragionare in un certo modo, creando quegli automatismi che non le permetteranno facilmente di uscirne e cambiare idea, ci si ritroverà ad applicare quegli automatismi anche nella vita personale e non professionale.
Avendo prima spiegato come il progresso umano avviene nella misura in cui sia l’etica a spingere gli individui del gruppo a sacrificare del proprio, contro i propri interessi in un ottica anti-economica, per poter incoraggiare la ricerca pura, si può notare come l’idea NL sia in netto contrasto con una propensione al progresso, oltre che sia causa di imprevedibili conseguenze a livello sociale in una comunità in cui sia adorato che il dio denaro e l’interesse personale.

LO STATO, CHE ORRORE

Riassumo molto brevemente e schematicamente l’andamento evolutivo di alcuni settori specificandone la causa di ciò che li abbia fatti progredire o regredire e mettendo in evidenza come nell’ultimo secolo, le più grandi innovazioni siano avvenute grazie ad interventi degli Stati singoli o della collaborazione tra questi e non certo dalle presunte migliorie del NL.

Come è ben saputo buona parte delle scoperte a livello scientifico vengono fatte durante i periodi di guerra o appena prima. Il patriottismo infatti ha portato i cittadini a rendere la propria Nazione in risalto rispetto alle altre, così stimolando la ricerca sia dal punto di vista speculativo che da quello prettamente bellico. È scontato specificare che sono sempre i governi, in lotta tra loro, a finanziare le operazioni di arricchimento della ricerca.

Anche l’informatica, che ha vissuto un periodo d’oro, ha progredito enormemente perché c’erano i finanziamenti statali. Innanzitutto sempre le guerre hanno permesso la scoperta di invenzioni che hanno posto le sue fondamenta. Poi si è conosciuto il monopolio IBM, dopo ancora quello Apple e infine quello Microsoft, mettendo in luce come il monopolio antiliberista abbia portato, in questo caso, grandi miglioramenti.

Sembrerebbe incredibile ma la vostra automobile funziona ancora come cento anni fa.
Le aziende automobilistiche non ricevono mai finanziamenti statali per la ricerca, ma piuttosto grossi risanamenti per riparare i danni sia provenienti dal mercato sia dall’incapacità di gestione, spesso prevista e voluta per fini di lucro.
Inoltre il mondo del commercio liberista incoraggia il cartello dei petrolieri a imporre il tacito divieto di un ipotetico sviluppo di alternative ai motori a petrolio.

L’astrofisica ha fatto pure passi da gigante, infatti i finanziamenti provengono esclusivamente dallo Stato, anche se le aziende produttrici sono generalmente private.

Le più grandi scoperte mediche avvengono dell’era socialista, dove la sanità è immancabilmente garantita dallo stato. Specialmente le guerre hanno portato ad un grande sviluppo sia dal punto di vista tecnologico introducendo macchinari e invenzioni tutt’oggi utilizzate, sia dal punto di vista strettamente medicale avendo portato i frutti della mastodontica, per quanto macabra, esperienza in merito. E tutte quelle innovazioni che sembrano arrivare dal Nuovo Continente, formando tali presunte leggende secondo cui la ricerca è incredibilmente sviluppato in quei luoghi grazie alla privatizzazione degli Istituti di ricerca, non sono altro che miglioramenti delle passate conoscenze e novità in funzione pro-bigpharma( mi rendo conto che detto in maniera sì semplicistica resta una mia opinione personale, ma ce ne sarebbe moltissimo da scriverne e non è l’ argomento specifico di questo tema). Altri Istituti di ricerca sono finanziati da filantropi ricconi, le cui finalità non sono sempre necessariamente in linea con un progresso positivo dell’uomo.

Le comunicazioni hanno raggiunto un altissimo livello di perfezionamento. Chi l’ha permesso sono i governi e le aziende di comunicazione e spaziali finanziate da essi. Oggi che tali imprese sono sempre più indipendenti dai rapporti statali e francamente non si può prevedere a quale situazione si arrivi. È innegabile infatti che talvolta la concorrenza possa portare ad un miglioramento dei prodotti al fine di guadagnarsi la preferenza degli acquirenti. Ma si prenda l’esempio dei telefoni cellulari. Confrontando il mio i-phone, che qualche buon cinese mi ha costruito, con un mio cellulare di 20 anni fa, le differenze sono visualizzabili in un’opzionistica maggiore del primo, e dalla possibilità sempre del primo di collegarsi a sistemi globali quali GSM,GPRS, WI-FI, tutti sistemi creati e sviluppati da enti governativi soprattutto in ambito marziale. Poi si sente la notizia che la Apple è in causa per aver ridotto coscientemente la durata delle batterie dei propri apparecchi per favorire il ricambio dei prodotti.

Uno dei cavalli di battaglia della teoria liberista spiega come la perdita da parte degli Stati di buona parte del loro potere e della loro sovranità comporterebbe un ridottissimo rischio di conflitti armati tra di essi. Infatti secondo la TNL sarebbe l’eccessiva concorrenza tra gli Stati a metterli l’uno contro l’altro, la stessa identica concorrenza attraverso la quale oggi il NL mette ogni essere umano in “conflitto” con il proprio simile.

LE SCUSE DEL PERDENTE

Nel gergo amichevole sovente capita che colui che perda una gara, che sia fisica o dialettica, in maniera eclatante nel non voler ammettere la propria inferiorità cerca di cercare delle scuse nell’immaginazione della propria creatività: le cosiddette scuse del perdente.

Sembra anche il caso dei teorici NL, che di fronte all’evidente massacro dei valori umani e ai disastri economici e sociali portati dalla TNL, ne hanno giustificato il fallimento con tali scuse da suscitare piuttosto il sorriso che l’indignazione.

Per citarne alcune:

la crisi è dovuta all’incapacità e la corruzione dei governi e alla cattiva gestione degli affari pubblici

Fin quando vi saranno Stati poco consenzienti il libero mercato non potrà funzionare al meglio

il sistema neoliberista funziona efficacemente solo se tutto il mondo vi partecipa quindi è necessario diffondere il libero mercato e il libero movimento dei capitali in tutto il pianeta

Il mondo vive ancora le conseguenze negative causate dai governi incapaci e il NL fa fatica ad estirparle

molta gente non paga le tasse

ecc.

In conclusione secondo i NL per capire se tutto quello che ho spiegato sia errato dovremo attendere che il pianeta sia tutto neoliberista, che non esistano più le Nazioni e che la sovranità non sia più dei popoli ma del mercato, che per inciso è un’entità che materialmente non esiste. Scopriremo così se effettivamente tutto funzionerà nel migliore dei modi e saremo tutti felici o se ci ritroveremo in una situazione così penosa di ritornare in un anarchico medioevo. Nel frattempo mi esercito ad accendere il fuoco con i legnetti, non si sa mai.

Piccola nota per il lettore:

Ho cercato di essere il più obiettivo possibile pur non nascondendo spesso una evidente critica negativa nei confronti del neoliberismo. Nonostante ciò, essendo l’argomento trattato in una veste un po’ originale , di cui la letteratura è molto scarsa, si troveranno nel testo degli errori, delle mancanze e delle imprecisioni, sia in rapporto alla sintassi che alla integrità dei contenuti e la loro veridicità e coerenza. Per cui pregherei ogni lettore di non esitare a indicarmi le parti che crede scorrette e consigliarmi fonti meglio trattate da cui poter migliorare il mio elaborato o ricredermi sulle mie convinzioni.

Facebooktwitterredditpinterestlinkedinmailby feather